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L’anno in sintesi

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Nel 2023 la BCE ha consolidato i progressi compiuti nella lotta all’inflazione nell’area dell’euro. L’anno era iniziato con l’inflazione complessiva ancora prossima ai massimi storici. Gli effetti negativi dei precedenti shock dal lato della domanda e dell’offerta, seppur in attenuazione, continuavano a spingere verso l’alto i prezzi. Due importanti sviluppi hanno però aperto la strada a un netto calo dell’inflazione nel corso dell’anno.

In primo luogo, hanno cominciato a venir meno gli effetti degli shock passati. I prezzi dell’energia, dopo l’impennata registrata a seguito della guerra ingiustificata mossa dalla Russia all’Ucraina, hanno segnato una brusca riduzione e le strozzature dal lato dell’offerta si sono ulteriormente attenuate a livello mondiale. In particolare, nel 2023 la diminuzione dei prezzi dell’energia ha rappresentato la metà del calo dell’inflazione. In secondo luogo, la BCE ha continuato a inasprire la politica monetaria e ha contribuito pertanto a ridurre ulteriormente l’inflazione frenando la domanda. Complessivamente, da gennaio a settembre, abbiamo innalzato i tassi di interesse di ulteriori 200 punti base.

Abbiamo adottato le decisioni sui tassi continuando a basarci sui dati, in un contesto caratterizzato da elevata incertezza. Al fine di calibrare accuratamente in che misura fosse necessario alzare i tassi, abbiamo introdotto tre criteri: prospettive di inflazione, dinamica dell’inflazione di fondo e intensità della trasmissione della politica monetaria. A settembre si è osservato un miglioramento delle prospettive di inflazione e una vigorosa trasmissione della politica monetaria. L’inflazione di fondo, tuttavia, è rimasta elevata, con forti pressioni interne sui prezzi.

Abbiamo pertanto ritenuto che i tassi di interesse di riferimento della BCE avessero raggiunto livelli che, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, avrebbero fornito un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo. Ci siamo impegnati a mantenere i tassi su questi livelli finché necessario, continuando al tempo stesso ad adottare un approccio che si basa sull’analisi dei dati e sui criteri già menzionati per determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo.

Parallelamente, abbiamo proseguito nella normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema affinché restasse coerente con l’intonazione complessiva della nostra politica monetaria. La riduzione di oltre 1.000 miliardi di euro registrata in bilancio nel 2023 è stata determinata in gran parte dalle scadenze e dai rimborsi anticipati nell’ambito delle nostre operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine. Nel corso dell’anno abbiamo inoltre interrotto i reinvestimenti dei titoli giunti a scadenza nell’ambito del nostro programma di acquisto di attività. Inoltre, a dicembre abbiamo annunciato la graduale cessazione dei reinvestimenti in seno al programma di acquisto per l’emergenza pandemica.

Contemporaneamente al consolidamento dei progressi compiuti nella lotta all’inflazione, abbiamo portato avanti le attività volte a tenere conto dei rischi climatici nello svolgimento dei nostri compiti. A marzo abbiamo avviato la diffusione periodica di informazioni finanziarie riferite ai rischi climatici degli investimenti effettuati dall’Eurosistema nel settore societario. L’intensità carbonica dei reinvestimenti da noi effettuali su tali titoli è diminuita di circa due terzi nei dodici mesi successivi a ottobre 2022, quando iniziammo a orientarli verso emittenti con prestazioni migliori sotto il profilo climatico.

Nel 2023 sono stati compiuti notevoli progressi in un altro settore cruciale per le nostre attività: i pagamenti. A marzo è stato avviato T2, il nostro nuovo sistema di pagamento all’ingrosso. Esso contribuisce all’armonizzazione e all’efficienza dei mercati finanziari europei introducendo un nuovo sistema di regolamento lordo in tempo reale che, sostituendosi a Target2, operativo dal 2007, razionalizza la gestione della liquidità in moneta di banca centrale.

Abbiamo inoltre dato inizio alla fase preparatoria del progetto sull’euro digitale. Avviata a novembre dopo una fruttuosa fase istruttoria durata due anni, essa getterà le basi per la potenziale emissione di un euro digitale. La moneta unica in forma digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo. Il contante rimane il mezzo di pagamento più utilizzato dai cittadini dell’area dell’euro, i quali ritengono in netta maggioranza che sia importante avere la possibilità di usarlo per i pagamenti.

Anche per questo la BCE sta predisponendo una nuova serie di banconote in euro, il simbolo più tangibile e visibile dell’unità europea. Il Consiglio direttivo ha selezionato “Cultura europea” e “Fiumi e uccelli” quali due possibili temi per questa nuova serie, sulla scorta dei risultati di due indagini pubbliche condotte nell’estate del 2023. Successivamente i cittadini europei avranno la possibilità di esprimere le proprie preferenze a partire da una rosa di possibili bozzetti; la decisione definitiva dovrebbe essere adottata dalla BCE nel 2026.

L’anno del 25º anniversario della BCE è stato anche segnato dall’ingresso della Croazia nell’area dell’euro. L’adozione dell’euro da parte della Croazia a gennaio ha portato a 20 il numero dei paesi dell’area, quasi il doppio rispetto all’anno in cui fu introdotta la moneta unica. L’espansione dell’area dell’euro riflette l’inalterata attrattiva della nostra unione monetaria, in un mondo connotato da crescente imprevedibilità. Nel 2023 il sostegno dei cittadini nei confronti dell’euro è rimasto prossimo ai massimi storici.

Non sarebbe stato possibile raggiungere questi risultati senza il grande impegno del nostro personale e la sua dedizione alla missione della BCE: mantenere la stabilità dei prezzi a beneficio dei cittadini dell’area dell’euro. È un onore guidare questa istituzione e le persone che ci lavorano.

Francoforte sul Meno, aprile 2024

Christine Lagarde

Presidente

L’anno in cifre

Il mercato del lavoro dell’area dell’euro ha mostrato capacità di tenuta

L’inflazione nell’area dell’euro ha subito un forte calo

Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro si è collocato in media al 6,5 per cento nel 2023, in calo dal 6,6 per cento di gennaio al 6,5 di marzo e rimanendo sostanzialmente stabile per il resto dell’anno.

L’inflazione complessiva nell’area dell’euro si è collocata al 2,9 per cento a dicembre 2023, in diminuzione dal 9,2 per cento di dicembre 2022. Il calo è stato sempre più generalizzato tra le varie componenti.



La BCE ha ulteriormente innalzato i tassi di interesse di riferimento

Le banche dell’area dell’euro hanno ulteriormente rafforzato la propria resilienza

Nel 2023 la BCE ha innalzato i tassi di interesse di riferimento di ulteriori 200 punti base, portando al 4 per cento il tasso sui depositi presso la banca centrale. L’orientamento restrittivo della politica monetaria si è trasmesso con vigore all’economia.

Nel terzo trimestre il coefficiente di CET 1 delle banche dell’area dell’euro era pari al 15,6 per cento. Si tratta di un valore prossimo ai livelli massimi dall’introduzione della vigilanza bancaria europea, che beneficia della maggiore redditività e della riduzione dei rischi degli attivi bancari.



Preferenze di pagamento

La BCE ha pubblicato nuovi indicatori statistici sui cambiamenti climatici

Il 60 per cento dei cittadini dell’area dell’euro ritiene l’opzione del pagamento in contanti importante. Allo stesso tempo, poco più della metà dei consumatori dell’area dell’euro preferisce effettuare pagamenti tramite carta o altri metodi di pagamento elettronici.

La BCE ha pubblicato tre nuove serie di indicatori statistici su finanza sostenibile, emissioni di carbonio e rischi fisici nell’ambito del suo più ampio piano di azione sul clima.



25° anniversario della Banca centrale europea

Decarbonizzazione dei portafogli di obbligazioni societarie

Nel 2023 la BCE ha celebrato il suo 25° anniversario con il messaggio “Il valore dell’unità”, mettendo in luce il successo della moneta unica e i suoi benefici per i cittadini europei.

Nei dodici mesi successivi all’avvio, a ottobre 2022, del nuovo orientamento applicato ai reinvestimenti, l’intensità carbonica di questi ultimi è diminuita di oltre il 65 per cento.

1 Inflazione in netto calo in un contesto in cui la politica monetaria restrittiva della BCE continua a trasmettersi con forza

Nel 2023 l’economia mondiale ha registrato risultati migliori di quanto inizialmente atteso, continuando a espandersi a un ritmo moderato. L’espansione va ricondotta principalmente alla crescita delle economie emergenti e degli Stati Uniti, mentre la maggior parte delle altre economie avanzate ha risentito in misura maggiore delle condizioni di finanziamento più rigide e della considerevole incertezza geopolitica. L’inflazione a livello mondiale è diminuita notevolmente con il calo dei prezzi delle materie prime energetiche, mentre le pressioni di fondo sui prezzi sono rimaste elevate. L’euro si è rafforzato in termini effettivi nominali e rispetto al dollaro statunitense.

Nel 2023 la crescita economica nell’area dell’euro si è indebolita. Il settore industriale ha risentito in modo particolare delle condizioni di finanziamento più restrittive, degli elevati costi degli input e della debolezza della domanda mondiale, mentre inizialmente il settore dei servizi è stato ancora sostenuto dagli effetti persistenti della riapertura dell’economia dopo la pandemia. Sebbene l’inasprimento dei tassi di interesse della BCE si sia trasmesso energicamente all’attività economica, il mercato del lavoro ha dato prova di una discreta capacità di tenuta. I governi dell’area dell’euro hanno continuato a ridurre le misure di sostegno adottate in risposta alla pandemia, agli shock legati ai prezzi dei beni energetici e all’inflazione, annullando parte del precedente allentamento delle politiche di bilancio. L’inflazione complessiva ha subito un netto calo nell’area dell’euro, soprattutto in ragione del fatto che l’inflazione dei beni energetici è scesa in territorio negativo attraverso il riassorbimento dei rincari dell’energia del 2022. Anche l’inflazione di fondo ha iniziato a rallentare, a dimostrazione di un generale processo disinflazionistico e del venir meno dell’impatto degli shock passati e dei crescenti effetti di una politica monetaria più restrittiva. Tuttavia, le pressioni interne sui prezzi hanno sostituito quelle esterne come principali determinanti dell’inflazione, giacché il mercato del lavoro ha sostenuto una vigorosa dinamica dei salari nominali, con i lavoratori alla ricerca di una compensazione per le passate perdite di potere d’acquisto indotte dall’inflazione.

1.1 L’attività economica mondiale è cresciuta a un ritmo moderato con il calo dell’inflazione complessiva

La crescita economica mondiale è stata moderata a fronte dell’inasprimento della politica monetaria e dell’elevata incertezza

Nel 2023 l’economia mondiale ha continuato a espandersi a un ritmo moderato, con una crescita al 3,5 per cento che si è mantenuta sostanzialmente invariata rispetto al 2022 (cfr. il grafico 1.1)[1]. Sebbene modesta nel confronto storico, all’inizio dell’anno la crescita è stata superiore alle attese, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro e dalla vivace domanda di servizi nonostante il protrarsi dell’inasprimento della politica monetaria[2]. L’economia mondiale è stata trainata principalmente dall’attività delle economie emergenti e degli Stati Uniti, mentre, in gran parte delle altre economie avanzate, le condizioni di finanziamento restrittive e i prolungati effetti dei fattori geopolitici sui prezzi dei beni energetici hanno gravato in misura più rilevante sulla domanda. Negli Stati Uniti l’economia ha mostrato una capacità di tenuta maggiore del previsto, grazie alla robusta domanda interna e alla solidità del mercato del lavoro. Le turbolenze che hanno colpito il settore finanziario statunitense all’inizio dell’anno non hanno avuto un impatto macroeconomico significativo. In Cina la ripresa economica all’inizio dell’anno, dopo l’allentamento delle misure fortemente restrittive legate alla pandemia a dicembre 2022, si è fermata a causa di un nuovo crollo del settore immobiliare e di una debole domanda interna ed esterna. L’economia cinese ha tuttavia raggiunto l’obiettivo di crescita di circa il 5 per cento dichiarato dal governo.

Grafico 1.1

PIL mondiale e relative componenti

a) Crescita del PIL mondiale in termini reali

b) Composizione della crescita mondiale

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

(contributi in punti percentuali)

Fonti: BCE, elaborazioni degli esperti della BCE e proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE formulate a marzo 2024.
Note: “PIL mondiale” esclude l’area dell’euro. La media pre-pandemica si riferisce al periodo dal 2012 al 2019. I valori per il 2023 sono stime basate sui dati disponibili e sulle proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE a marzo 2024.

Lo slancio del commercio mondiale si è indebolito con la normalizzazione dei modelli di consumo dopo la pandemia

Il commercio mondiale è stato debole nel 2023, giacché la crescita delle importazioni è scesa all’1,2 per cento, ben al di sotto del tasso di crescita del 5,5 per cento registrato l’anno precedente e della media pre-pandemica del 3,1 per cento[3]. Il rallentamento ha riflesso tre principali tendenze. In primo luogo, con il progressivo venir meno delle restrizioni legate alla pandemia, la domanda mondiale si è riorientata dai beni verso i servizi. In secondo luogo, è aumentata la quota dei consumi nella domanda interna, che generalmente è a minore intensità di scambi rispetto agli investimenti. Infine, nel 2023 le economie emergenti, in cui il commercio risponde meno alle variazioni dell’attività economica, hanno fornito un contributo maggiore all’attività mondiale. Nonostante le crescenti barriere commerciali e i risultati delle indagini presso le imprese, che indicano un possibile trasferimento delle catene del valore, le evidenze di una frammentazione dei flussi commerciali aggregati sono rimaste finora limitate.

L’inflazione è diminuita, ma le pressioni di fondo sui prezzi sono rimaste elevate

Nei paesi dell’OCSE, eccetto la Turchia, l’inflazione complessiva misurata sull’indice dei prezzi al consumo (IPC) è diminuita rispetto agli elevati livelli del 2023, per effetto del calo dei prezzi dell’energia. È scesa al 3,9 per cento a dicembre e per tutto il 2023 si è attestata al 5,3 per cento, rispetto al 7,3 per cento del 2022 (cfr. il pannello a) del grafico 1.2). Anche l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari è diminuita, ma in misura molto minore, a indicare che le pressioni di fondo sui prezzi si sono mantenute forti e generalizzate. Ciò è stato particolarmente evidente nelle economie avanzate, dove le tensioni sul mercato del lavoro hanno contribuito a elevati tassi di crescita dei salari, rendendo più persistente l’inflazione nei servizi (cfr. il pannello b) del grafico 1.2).

Grafico 1.2

Tassi di inflazione complessiva e di fondo nei paesi dell’OCSE

a) Inflazione complessiva e relative componenti

b) Inflazione nelle economie principali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente, dati mensili)

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente, dati mensili)

Fonti: fonti nazionali tramite Haver Analytics, OCSE ed elaborazioni degli esperti della BCE.
Note: AE indica l’area dell’euro. L’inflazione nei paesi dell’OCSE non tiene conto della Turchia ed è calcolata sulla base degli IPC nazionali e dei pesi annuali della spesa per consumi finali privati espressi in termini di parità del potere d’acquisto. L’inflazione di fondo è al netto dei beni energetici e alimentari. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2023.

I prezzi delle materie prime energetiche sono diminuiti giacché il basso livello della domanda ha superato i vincoli dal lato dell’offerta

I prezzi delle materie prime energetiche sono diminuiti nel corso del 2023 a causa della minore domanda. I prezzi del petrolio sono diminuiti del 4 per cento, giacché la debole domanda di petrolio da parte delle economie avanzate ha superato l’aumento della domanda seguìto all’allentamento delle misure di chiusura (lockdown) in Cina. La bassa domanda di petrolio ha inoltre più che compensato gli effetti dei tagli all’offerta da parte del gruppo OPEC+, nonché i rischi per l’offerta derivanti da fattori geopolitici, tra cui le sanzioni nei confronti della Russia e il conflitto in Medio Oriente. Il calo dei prezzi del gas in Europa è stato notevolmente più marcato: nel corso del 2023 si sono ridotti di un ulteriore 58 per cento, proseguendo il calo iniziato verso la fine del 2022. Il consumo di gas in Europa si è mantenuto al di sotto dei valori storicamente prevalenti a causa della minore domanda industriale, della riduzione dei consumi di gas da parte delle famiglie e delle miti condizioni meteorologiche nei mesi invernali. La stabilità dell’offerta di gas naturale liquefatto (GNL) ha inoltre consentito ai paesi europei di avviare la stagione in cui si concentrano i consumi per il riscaldamento con un pieno stoccaggio di gas. Nonostante la maggiore stabilità del mercato europeo del gas rispetto all’anno precedente, i rischi dal lato dell’offerta, come gli scioperi presso i terminali australiani di GNL, hanno continuato a causare periodi di elevata volatilità dei prezzi, a dimostrazione della sensibilità del mercato europeo del gas durante l’abbandono delle importazioni dalla Russia.

L’euro si è rafforzato in termini effettivi nominali e rispetto al dollaro statunitense

L’euro si è rafforzato in termini effettivi nominali (+3,9 per cento) e rispetto al dollaro statunitense (+3,4 per cento) sulla base dei dati di fine anno, in un contesto di notevoli oscillazioni nel corso dell’anno. La dinamica del tasso di cambio è stata influenzata principalmente dall’evolversi delle aspettative del mercato risultante da cambiamenti nelle politiche monetarie e da prospettive economiche volatili. Inizialmente rafforzato, nel primo semestre dell’anno, dal miglioramento delle condizioni macroeconomiche nell’area dell’euro e dal più rapido inasprimento della politica monetaria, a metà luglio l’euro ha iniziato a deprezzarsi rispetto al dollaro statunitense. Il generalizzato rafforzamento del dollaro è stato attribuito a dati economici più positivi di quanto ci si attendesse e ad aspettative di mercato circa una politica monetaria più restrittiva per un periodo più lungo negli Stati Uniti. Una rivalutazione dell’orientamento verso la fine dell’anno in presenza di un calo dei tassi di inflazione ha determinato un nuovo apprezzamento dell’euro. Per quanto riguarda le valute dei principali partner commerciali, l’euro si è notevolmente rafforzato rispetto alla lira turca, al rublo russo, allo yen giapponese e alla corona norvegese. Si è tuttavia indebolito nei confronti della sterlina britannica, del franco svizzero e dello zloty polacco.

I principali rischi per le prospettive di crescita economica mondiale alla fine del 2023 comprendevano un ulteriore inasprimento delle tensioni geopolitiche, un rallentamento più marcato dell’economia cinese e pressioni inflazionistiche più persistenti, che richiederebbero una politica monetaria più restrittiva del previsto. Il concretizzarsi di tali rischi ridurrebbe l’attività economica mondiale. Inoltre, i mercati mondiali delle materie prime sono rimasti molto sensibili ai rischi dal lato dell’offerta, che a loro volta potrebbero alimentare l’inflazione e gravare sulla crescita mondiale nel prossimo anno.

1.2 L’attività economica ristagna nell’area dell’euro

La crescita nell’area dell’euro si è indebolita a causa dell’ampliamento degli effetti dei maggiori tassi di interesse

Il PIL in termini reali dell’area dell’euro è aumentato dello 0,4 per cento nel 2023, dopo essere cresciuto del 3,4 per cento nel 2022 (cfr. il grafico 1.3). La crescita ha riflesso i contributi positivi della domanda interna e dell’interscambio netto; la variazione delle scorte ha avuto un effetto frenante. Alla fine dell’anno il prodotto nell’area dell’euro era superiore del 3,0 per cento al livello precedente la pandemia (nell’ultimo trimestre del 2019) e dell’1,4 per cento rispetto al livello registrato nel primo trimestre del 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Nel 2023 il rallentamento della crescita è stato riconducibile in larga misura alle ripercussioni economiche della guerra, che hanno avuto effetti diversi nei vari paesi, riflettendo le loro diverse strutture economiche. Mentre il settore industriale ha risentito in modo particolare dell’inasprimento della politica monetaria, degli elevati prezzi dell’energia e dell’indebolimento della domanda mondiale, il settore dei servizi ha evidenziato una tenuta relativamente buona, beneficiando ancora degli effetti della riapertura a seguito della pandemia. Tuttavia, verso la fine dell’anno la debole dinamica della crescita si è ampliata, in quanto l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse si è esteso ai vari settori, unitamente agli effetti di propagazione della debolezza del settore industriale ai servizi.

Grafico 1.3

PIL dell’area dell’euro in termini reali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonte: Eurostat
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al 2023.

La spesa dei consumatori è stata più orientata ai servizi rispetto ai beni

Nel 2023 la crescita dei consumi privati si è indebolita notevolmente. Ha ristagnato nella prima metà dell’anno, poiché il protratto calo della spesa per beni, come rilevato dai volumi del commercio al dettaglio (cfr. il grafico 1.4), ha compensato la domanda ancora positiva di servizi. Nel terzo trimestre i consumi privati sono aumentati, sospinti dai consumi di servizi da parte delle famiglie, che sono stati sostenuti dai perduranti effetti della riapertura e dalla ripresa della spesa per beni durevoli. La spesa complessiva per beni (compresi i beni semidurevoli e non durevoli) ha continuato a contrarsi in presenza di condizioni di finanziamento più restrittive. Nel 2023 la spesa delle famiglie è complessivamente aumentata dello 0,5 per cento, sostenuta in parte dal reddito disponibile reale, in quanto aumentava la crescita dei salari nominali, l’inflazione rallentava gradualmente e la crescita dell’occupazione manteneva la propria capacità di tenuta. Ciò nonostante, la trasmissione delle condizioni di finanziamento più restrittive all’economia reale sembra aver pesato sulla spesa delle famiglie, mantenendo il risparmio su livelli elevati.

Grafico 1.4

Produzione e commercio al dettaglio dell’area dell’euro

(indice: giugno 2022 = 100)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Note: il commercio al dettaglio è presentato in termini reali. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2023 per la produzione dei servizi, a gennaio 2024 per tutto il resto.

Gli investimenti sono stati frenati dalle condizioni di finanziamento più restrittive

Per tutto il 2023 la crescita degli investimenti in beni diversi dalle costruzioni (un’approssimazione degli investimenti privati in beni diversi dall’edilizia residenziale) è diminuita[4]. Mentre nel primo trimestre dell’anno si è registrata una crescita forte in seguito all’allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta, i tassi di incremento trimestrali sono gradualmente diminuiti e gli investimenti sono calati nel quarto trimestre con l’indebolimento della domanda sia interna sia estera, lo smaltimento degli arretrati, il rallentamento degli utili societari e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento. Anche l’incertezza derivante dalla guerra russa contro l’Ucraina e dal conflitto in Medio Oriente, fra gli altri fattori, hanno probabilmente ridotto gli incentivi agli investimenti per le imprese. Tuttavia, gli elevati profitti, le ampie riserve di liquidità e il calo dell’indebitamento hanno, in media, rafforzato i bilanci delle imprese negli ultimi anni e contribuito, insieme ai fondi del programma Next Generation EU (NGEU) a sostegno della digitalizzazione e degli investimenti legati al clima, a una certa capacità di tenuta degli investimenti rispetto ad altre componenti di spesa. Nel 2023 gli investimenti in settori diversi dalle costruzioni sono complessivamente aumentati del 2,9 per cento.

Nel corso dello stesso anno gli investimenti in costruzioni hanno sostanzialmente continuato a indebolirsi. Ciò va ricondotto principalmente al calo degli investimenti in edilizia residenziale, dovuto agli elevati costi di costruzione, al continuo aumento dei tassi di interesse sui mutui ipotecari e all’inasprimento dei criteri per la concessione del credito bancario, che ha reso più difficile l’accesso ai finanziamenti per le famiglie e ha frenato la domanda di immobili residenziali. Altri settori dell’edilizia, come l’ingegneria civile, hanno mostrato una maggiore capacità di tenuta, sostenuti da investimenti in infrastrutture pubbliche. Alla fine del 2023 gli investimenti in costruzioni erano superiori di circa il 2,1 per cento rispetto al livello precedente la pandemia, dopo un calo complessivo dello 0,6 per cento nel corso dell’anno.

Il saldo dell’interscambio di beni dell’area dell’euro è tornato a registrare un avanzo nel 2023, in presenza di prezzi più bassi per l’energia importata. La crescita delle esportazioni è rimasta modesta, in un contesto di debolezza della domanda estera. L’allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta ha sostenuto le esportazioni di beni manifatturieri, mentre il perdurare degli effetti connessi allo shock dell’offerta energetica e l’apprezzamento dell’euro in termini effettivi hanno contribuito all’indebolimento delle esportazioni. Nella seconda metà dell’anno i modesti risultati delle esportazioni si sono estesi anche a quelle dei servizi, con il venir meno del sostegno fornito dalla domanda repressa dopo la riapertura dell’economia mondiale. Con il moderarsi della domanda interna anche le importazioni dell’area dell’euro sono diminuite, a causa del calo delle importazioni di beni intermedi legato al decumulo delle scorte delle imprese e al calo delle importazioni di beni energetici. Nel complesso, il contributo dell’interscambio alla crescita del PIL dell’area dell’euro è stato lievemente positivo nel 2023.

1.2.1 Mercato del lavoro

Nel 2023 il mercato del lavoro dell’area dell’euro ha conservato, nel complesso, la propria capacità di tenuta, sebbene i suoi andamenti e gli indicatori delle indagini alla fine dell’anno abbiano dato segnali di raffreddamento. Il tasso di disoccupazione si è collocato in media al 6,5 per cento nel 2023, in calo dal 6,6 per cento di gennaio al 6,5 di marzo, ed è rimasto sostanzialmente stabile su tale livello per il resto dell’anno (cfr. il grafico 1.5). L’occupazione complessiva e il totale delle ore lavorate hanno mostrato una buona tenuta in un contesto di stagnazione dell’economia, aumentando, nel 2023, rispettivamente dell’1,4 e dell’1,6 per cento. Nel 2023 la media delle ore lavorate è aumentata solo dello 0,2 per cento e nell’ultimo trimestre dell’anno si è collocata su un livello inferiore dell’1,3 per cento rispetto a quello precedente la pandemia, probabilmente a causa di fattori quali il mantenimento della manodopera da parte delle imprese (vale a dire, il mantenimento di un numero maggiore di lavoratori rispetto a quanto necessario nelle fasi di rallentamento economico) e l’aumento delle assenze per malattia. Il tasso di partecipazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 74 anni è salito al 65,7 per cento nel quarto trimestre del 2023, superiore di 1,1 punti percentuali rispetto al livello precedente la pandemia. Nella seconda metà dell’anno la domanda di lavoro ha mostrato alcuni segnali di indebolimento, con il tasso di posti vacanti ancora elevato, ma in graduale diminuzione rispetto al picco raggiunto nel secondo trimestre del 2022. Nel complesso, mentre gli aumenti dei tassi di interesse della BCE hanno continuato a trasmettersi all’economia in maniera significativa, nell’area dell’euro sia l’occupazione totale sia il mercato del lavoro hanno mostrato una relativa capacità di tenuta, che è uno degli obiettivi dell’Unione europea a cui la BCE può contribuire, se ciò non pregiudica il mantenimento della stabilità dei prezzi.

Grafico 1.5

Mercato del lavoro

(scala di sinistra: variazioni percentuali sul trimestre precedente; scala di destra: valori percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a gennaio 2024 per il tasso di disoccupazione e al quarto trimestre 2023 per l’occupazione e per le ore lavorate.

1.3 Le politiche di bilancio in un contesto macroeconomico difficile

Nell’area dell’euro il rapporto tra il disavanzo delle amministrazioni pubbliche e il PIL è diminuito in quanto i governi hanno iniziato a ridurre le misure discrezionali di sostegno

Nell’area dell’euro il rapporto tra il disavanzo delle amministrazioni pubbliche e il PIL ha continuato a ridursi nel 2023, proseguendo un percorso cominciato al culmine della pandemia (cfr. il grafico 1.6)[5]. Il graduale inasprimento delle politiche di bilancio si è riflesso anche nel loro orientamento, che nel 2023 ha registrato una moderata restrizione per il terzo anno consecutivo[6]. Tuttavia, solo poco più di un terzo dell’allentamento registrato nel 2020 è stato finora riassorbito (cfr. il grafico 1.6). Ciò significa che il saldo di bilancio corretto per gli effetti del ciclo economico rimane ben al di sotto del suo livello precedente la pandemia, a causa dell’impatto protratto nel tempo delle misure adottate durante l’emergenza sanitaria nel 2020 e del sostegno connesso ai rincari energetici fornito a partire dal 2022.

Grafico 1.6

Saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche e orientamento delle politiche di bilancio nell’area dell’euro

(in percentuale del PIL)

Fonti: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema, dicembre 2023 ed elaborazioni della BCE.
Nota: la misura relativa all’orientamento delle politiche di bilancio è ottenuta escludendo dal lato delle entrate (a partire dal 2021) le sovvenzioni erogate attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza del Next Generation EU, in quanto tali entrate non hanno effetti macroeconomici di inasprimento.

Sarebbe opportuno un ulteriore inasprimento dell’orientamento delle politiche di bilancio

In una prospettiva di fine 2023, una sfida per le autorità di bilancio sarà definire il modo migliore per riassorbire le politiche espansive cumulate negli ultimi quattro anni (cfr. il grafico 1.7) e ridurre il rapporto debito/PIL, soprattutto in considerazione del fatto che, in futuro, gli andamenti demografici, la transizione ecologica e quella digitale, oltre al contesto geopolitico, richiederanno margini di manovra. I bilanci delle amministrazioni pubbliche per il 2024 indicavano il perdurare di un inasprimento delle politiche a livello dell’area dell’euro. Ciò rifletteva, in larga misura, la revoca delle misure discrezionali adottate in risposta agli shock legati ai rincari dell’energia e all’inflazione. Nel 2023 tali misure erano stimate pari a oltre l’1 per cento del PIL; solo una piccola parte di esse, tuttavia, dovrebbe restare in vigore nel 2024. In particolare, peraltro, alcune delle misure espansive adottate dai governi durante la pandemia sembravano essere di più lunga durata e, a giudicare dai bilanci per il 2024, non destinate a scadere nel breve periodo, come nel caso dei maggiori trasferimenti e sussidi, ma anche, in certa misura, degli sgravi fiscali.

Grafico 1.7

Scomposizione dell’orientamento di bilancio e delle misure discrezionali nell’area dell’euro

(in percentuale del PIL)

Fonti: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema, dicembre 2023 ed elaborazioni della BCE.
Note: la misura relativa all’orientamento delle politiche di bilancio è ottenuta escludendo dal lato delle entrate (a partire dal 2021) le sovvenzioni erogate attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza del Next Generation EU, in quanto tali entrate non hanno effetti di inasprimento a livello macroeconomico. Per “Altre misure” si intendono principalmente le misure adottate durante la pandemia e la loro successiva revoca.

Un ulteriore inasprimento dell’orientamento delle politiche di bilancio sembra opportuno anche dal punto di vista della politica monetaria. Ora che la crisi energetica si è in gran parte esaurita, i governi dovrebbero continuare a revocare le relative misure di sostegno: ciò è essenziale per evitare di sospingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine. In caso contrario, si renderebbe necessaria una politica monetaria più restrittiva. Oltre a revocare le misure connesse alla pandemia e alla crisi energetica, i governi dovrebbero, più in generale, compiere progressi verso posizioni di bilancio più solide, al fine di garantire che le finanze pubbliche siano su un percorso sostenibile.

L’UE ha bisogno di un quadro solido e credibile per il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio

Un solido quadro della UE per il coordinamento e la sorveglianza delle politiche economiche e di bilancio si conferma imprescindibile. Dopo ampie discussioni, nel 2023 il Consiglio dell’Unione europea ha concordato una riforma del quadro di governance economica della UE, che ha aperto la strada a un trilogo tra la Commissione europea, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo. Il 2024 sarà un anno importante per passare alla fase di attuazione[7].

1.4 L’inflazione complessiva ha registrato un netto calo nel corso dell’anno

L’inflazione complessiva nell’area dell’euro, misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), si è collocata al 2,9 per cento a dicembre 2023: un calo di 6,3 punti percentuali da dicembre 2022. La flessione è stata costante nel corso dell’anno, con un processo disinflazionistico che si è manifestato anche nell’inflazione di fondo con l’avanzare dei mesi. A novembre l’inflazione complessiva ha toccato temporaneamente un punto minimo del 2,4 per cento, il livello più basso da oltre due anni (in netto calo rispetto al picco del 10,6 per cento di ottobre 2022) (cfr. il grafico 1.8). Tuttavia, l’inflazione è tornata a salire lievemente a dicembre, a causa degli effetti al ribasso delle misure di bilancio legate all’energia sui livelli dei prezzi dell’anno precedente. Tutte le principali componenti dell’inflazione hanno registrato un calo sul periodo corrispondente nella seconda metà del 2023, di riflesso all’esaurirsi dell’impatto dei precedenti shock sui costi e all’indebolimento della domanda in un contesto di politica monetaria più restrittiva. Tuttavia, a fine anno, i tassi di inflazione sul periodo corrispondente (esclusi i prezzi dell’energia) erano ancora significativamente superiori alle rispettive medie di più lungo periodo, mentre i tassi sul trimestre precedente espressi in ragione d’anno si erano già molto avvicinati a tali valori. La dinamica dei prezzi dei beni ha subito una decelerazione più rapida di quella dei servizi, giacché l’allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta e i costi degli input hanno notevolmente alleggerito la pressione. Fino alla metà dell’anno l’inflazione dei servizi è aumentata, a causa della domanda ancora sostenuta dopo la pandemia e dell’aumento del costo del lavoro e di fattori temporanei legati alle misure di bilancio. Con la riduzione dell’inflazione dei beni energetici e alimentari, anche le disparità fra i tassi di inflazione nei vari paesi dell’area dell’euro sono considerevolmente diminuite.

Grafico 1.8

Inflazione complessiva e relative componenti

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2023.

L’inflazione dei beni energetici ha subito un forte calo, mentre l’inflazione dei beni alimentari si è attenuata

Gli andamenti dei prezzi dei beni energetici hanno determinato più della metà del calo dell’inflazione complessiva fra dicembre 2022 e dicembre 2023. A gennaio 2023 l’inflazione dei beni energetici era ancora elevata, ma a fine anno è scesa di 25,6 punti percentuali, portandosi in territorio negativo. Ciò ha rispecchiato il riassorbimento dei forti rincari dei beni energetici all’ingrosso verificatisi nel 2022. Tuttavia, la componente energetica è rimasta piuttosto volatile, giacché i mercati dell’energia all’ingrosso si sono dimostrati sensibili a eventi quali il conflitto in Medio Oriente. Nel frattempo, l’inflazione dei beni alimentari ha raggiunto un picco del 15,5 per cento a marzo 2023. Per tutto il resto dell’anno si è poi notevolmente ridotta, pur rimanendo superiore al 6 per cento verso la fine dell’anno, a causa del persistente effetto dei precedenti shock sui costi, dovuto a energia e altri input, e delle elevate pressioni derivanti dai profitti unitari e dal costo del lavoro.

A fine anno l’inflazione di fondo, pur avendo iniziato a diminuire, è rimasta elevata

Nel primo trimestre dell’anno l’inflazione di fondo, misurata come IAPC al netto delle componenti volatili dei beni energetici e alimentari, ha continuato ad aumentare raggiungendo un picco del 5,7 per cento, per poi diminuire collocandosi al 3,4 a dicembre. Tale flessione è stata inizialmente determinata dall’inflazione dei beni industriali non energetici, poiché la domanda di beni si è indebolita a fronte dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento (cfr. la sezione 1.2) e le pressioni derivanti dalle precedenti strozzature dal lato dell’offerta e dagli elevati costi dell’energia hanno iniziato a ridursi. Nel contempo, l’inflazione dei servizi si è attestata su livelli elevati fino ad agosto per effetto della domanda ancora vigorosa dopo la riapertura dell’economia (per i settori dei servizi ad alta intensità di contatti, quali le attività ricreative e le vacanze), nonché dell’aumento del costo del lavoro, soprattutto alla luce della maggiore quota del lavoro nella struttura dei costi del settore dei servizi rispetto al settore manifatturiero. Verso la fine dell’anno, tuttavia, anche l’inflazione dei servizi è lievemente diminuita, confermando il generalizzato processo disinflazionistico. Inoltre, il ritardo negli andamenti dell’inflazione dei servizi è stato indice del fatto che molte componenti dei servizi presentano in genere un ritardo rispetto all’inflazione complessiva (ad esempio per i servizi abitativi o postali e medici). Anche tutti gli altri indicatori dell’inflazione di fondo hanno registrato una significativa moderazione nel corso dell’anno, riflettendo l’esaurirsi dell’effetto degli shock passati e il crescente impatto dell’inasprimento della politica monetaria, ma hanno continuato ad attestarsi su livelli molto eterogenei e la maggior parte di essi è rimasta chiaramente al di sopra dei livelli antecedenti la pandemia[8].

Il costo del lavoro ha rappresentato il principale contributo all’inflazione interna nel prosieguo dell’anno

La crescita del deflatore del PIL (una misura affidabile delle pressioni interne sui prezzi) è stata in media del 6,0 per cento nel 2023; questo a fronte di un’inflazione media all’importazione del −2.9 per cento, che riflette lo spostamento dalle determinanti esterne dell’inflazione a quelle interne. Sebbene i profitti abbiano continuato a svolgere un ruolo preminente nelle pressioni interne sui prezzi tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 (cfr. il riquadro 2), il costo del lavoro è diventato gradualmente il fattore dominante, dati i forti andamenti salariali e una riduzione della produttività del lavoro (cfr. il grafico 1.9). Nel 2023 la crescita sui dodici mesi del reddito per occupato è salita in media al 5,1 per cento, dal 4,5 del 2022, tassi notevolmente al di sopra della media del periodo precedente la pandemia (2015‑2019), pari all’1,7 per cento, in ragione delle condizioni ancora tese dei mercati del lavoro (cfr. la sezione 1.2). L’ulteriore rafforzamento si è in parte riflesso nella ricerca da parte dei lavoratori di una compensazione per le passate perdite di potere d’acquisto dei salari nominali indotte dall’inflazione. Nel 2023 la crescita delle retribuzioni contrattuali è salita in media al 4,5 per cento; la differenza con la crescita dei salari effettivi implica una componente di slittamento salariale, ancora considerevole, sebbene minore rispetto al periodo 2021‑2022[9]. La crescita sia dei redditi per occupato sia delle retribuzioni contrattuali ha iniziato a diminuire verso la fine dell’anno, ma i loro livelli di crescita sono rimasti elevati e hanno indicato spinte salariali nominali ancora forti fino al 2024. Ciò ha rispecchiato una ripresa dei salari reali, piuttosto che l’evidenza di una dinamica salari‑prezzi destabilizzante.

Grafico 1.9

Reddito per occupato nell’area dell’euro

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat, BCE ed elaborazioni della BCE.

Le aspettative di inflazione a più lungo termine sono lievemente diminuite, rimanendo ancorate all’obiettivo del 2 per cento della BCE

La media delle aspettative di inflazione a più lungo termine dei previsori professionali, pari al 2,2 per cento alla fine del 2022, è scesa al 2,1 per cento nel 2023. Anche altre indagini, quale quella condotta dalla BCE presso gli analisti monetari (Survey of Monetary Analysts, SMA) e Consensus Economics, indicano che le aspettative di inflazione a più lungo termine erano saldamente ancorate attorno all’obiettivo del 2 per cento fissato dalla BCE. Una misura di compensazione dell’inflazione a più lungo termine basata sul mercato (il tasso swap a cinque anni indicizzato all’inflazione su un orizzonte quinquennale) ha raggiunto un massimo del 2,7 per cento ad agosto, ma è scesa al 2,3 per cento a fine dicembre in un contesto dominato da notizie di un’inflazione complessiva inferiore alle attese e di prospettive di crescita economica modeste (cfr. la sezione 1.2). In ogni caso le misure basate sul mercato corrette per i premi per il rischio implicavano aspettative molto prossime al 2 per cento. Dal lato dei consumatori, a dicembre le aspettative di inflazione mediane su un orizzonte di tre anni sono rimaste lievemente al di sopra di tale livello, al 2,5 per cento, probabilmente a causa dell’elevata incertezza, del clima di fiducia negativo e dei livelli dei prezzi ancora elevati rispetto ai salari[10].

1.5 Il forte inasprimento delle condizioni di credito e di finanziamento in un contesto di tassi di riferimento più elevati

I rendimenti obbligazionari sono diminuiti nonostante l’intonazione restrittiva della politica monetaria, a seguito di un cambiamento delle aspettative nello scorcio dell’anno

In presenza di pressioni inflazionistiche che si sono mantenute elevate e persistenti per tutto il 2023 (cfr. la sezione 1.4), la BCE ha continuato a inasprire con decisione la politica monetaria fino a settembre, mantenendo in seguito i tassi di riferimento a livelli restrittivi per assicurare il ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2 per cento (cfr. la sezione 2.1). Il tasso sugli overnight index swap (OIS) a dieci anni, privo di rischio, ha oscillato intorno al 3 per cento per la maggior parte dell’anno, raggiungendo un picco del 3,3 per cento in ottobre, per poi scendere a una media del 2,5 per cento a dicembre (cfr. il grafico 1.10). Il calo del tasso OIS a dieci anni osservato verso la fine dell’anno è dovuto a una brusca diminuzione delle aspettative dei mercati finanziari sui tassi di interesse, soprattutto dopo che l’inflazione si era collocata su livelli inferiori alle attese. La riduzione delle aspettative è stata solo in parte compensata da un aumento del premio per il rischio a termine. I rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine hanno seguito molto da vicino gli andamenti del tasso OIS. I loro differenziali non hanno risentito significativamente del processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema (cfr. la sezione 2.1) e alla fine dell’anno sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto a dicembre 2022. La media ponderata per il PIL dell’area dell’euro dei rendimenti nominali dei titoli di Stato a dieci anni si è collocata in media al 2,7 per cento a dicembre 2023, un livello inferiore di 10 punti base rispetto a quello dell’anno precedente.

Grafico 1.10

Tassi di interesse a lungo termine e costo dei prestiti alle imprese e alle famiglie per l’acquisto di abitazioni

(valori percentuali in ragione d’anno)

Fonti: Bloomberg, LSEG ed elaborazioni della BCE.
Note: osservazioni mensili. Il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni dell’area dell’euro è una media ponderata per il PIL. Gli indicatori del costo dei prestiti sono calcolati aggregando i tassi sui prestiti bancari a breve e a lungo termine mediante una media mobile a 24 mesi dei volumi delle nuove operazioni. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2023.

I mercati azionari sono stati sostenuti da premi per il rischio più contenuti

Nel 2023 le quotazioni azionarie sono salite sia nel settore non finanziario sia, in particolare, in quello bancario. Nonostante l’acuirsi delle tensioni geopolitiche, il calo dei premi per il rischio azionario ha sostenuto le quotazioni azionarie in un contesto di volatilità ridotta e in diminuzione. L’indice delle azioni bancarie dell’area dell’euro è stato ulteriormente sospinto dalle aspettative di un aumento degli utili bancari, sia nel lungo sia nel breve termine, in presenza di turbolenze del settore bancario, registrate a marzo negli Stati Uniti e in Svizzera, che hanno avuto un impatto negativo considerevole, benché temporaneo. Gli indici generali delle quotazioni del mercato azionario delle società non finanziarie e delle banche dell’area dell’euro hanno concluso il 2023 con aumenti rispettivamente di circa il 12 e il 23 per cento rispetto ai livelli di fine 2022. I rendimenti delle obbligazioni societarie sono diminuiti, collocandosi in media, a dicembre 2023, su livelli inferiori rispetto a dicembre 2022, sia nel segmento investment grade sia in quello ad alto rendimento, per l’effetto congiunto di tassi privi di rischio più bassi e della compressione dei differenziali sulle obbligazioni societarie.

L’aggregato monetario ampio e l’intermediazione bancaria hanno rispecchiato l’inasprimento della politica monetaria

L’aggregato monetario ampio (M3) ha ristagnato, di riflesso principalmente all’inasprimento della politica monetaria. Il suo tasso di variazione sui dodici mesi è stato pari solo allo 0,1 per cento a dicembre, dopo essere diminuito significativamente nel corso del 2023 e aver persino raggiunto, temporaneamente, tassi di crescita negativi per la prima volta dall’avvio dell’Unione monetaria (cfr. il grafico 1.11). Tale flessione è stata determinata dalla bassa creazione di credito, dagli elevati costi opportunità di detenere attività liquide e dalla riduzione del bilancio dell’Eurosistema. Mentre i bilanci bancari sono rimasti complessivamente solidi, i rimborsi dei fondi presi in prestito nell’ambito della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e la contrazione dei portafogli di attività dell’Eurosistema hanno drenato la liquidità in eccesso. I costi della provvista bancaria sono aumentati considerevolmente, benché in misura inferiore rispetto ai tassi di riferimento, in quanto le banche hanno fatto ricorso a fonti di finanziamento più onerose e hanno perseguito più attivamente strategie concorrenziali per i depositi della clientela, applicandovi tassi di interesse più elevati.

Con l’inasprimento della politica monetaria i tassi sui prestiti bancari sono aumentati considerevolmente

Nel 2023 la trasmissione dell’inasprimento della politica monetaria alle condizioni di finanziamento complessive è rimasta sostenuta. Come indicato dall’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro, le banche hanno inasprito ulteriormente, e in misura significativa, i criteri per la concessione del credito (vale a dire le linee guida interne o i criteri di approvazione dei finanziamenti) alle famiglie e alle imprese. Ciò è stato confermato dall’indagine sull’accesso al finanziamento da parte delle imprese e dall’indagine sulle aspettative dei consumatori per le famiglie. I tassi nominali sui prestiti bancari hanno nuovamente registrato un forte aumento nel 2023, raggiungendo i livelli più elevati da quasi 15 anni. Il tasso composito sui prestiti bancari alle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è collocato al 4,0 per cento alla fine dell’anno, in rialzo di circa 100 punti base rispetto alla fine del 2022, e il tasso composito sui prestiti bancari alle società non finanziarie è aumentato di 180 punti base, raggiungendo il 5,2 per cento, con un incremento quasi doppio rispetto a quello osservato per le famiglie (cfr. il grafico 1.10). Gli aumenti dei tassi sui prestiti sono stati più rapidi e consistenti rispetto ai precedenti episodi di inasprimento della politica monetaria, rispecchiando principalmente gli aumenti più rapidi e ampi dei tassi di riferimento a partire da luglio 2022. Le differenze tra i tassi sui prestiti nei vari paesi sono rimaste contenute, a indicare che le decisioni di politica monetaria della BCE si sono trasmesse in modo ordinato ai tassi sui prestiti nell’area dell’euro.

Il credito bancario alle famiglie e alle imprese si è notevolmente indebolito

Il credito bancario alle famiglie e alle imprese si è notevolmente indebolito nel 2023, sulla scia dell’inasprimento delle condizioni di accesso al credito (cfr. il grafico 1.11). I flussi netti mensili dei prestiti sono stati quasi nulli negli ultimi tre trimestri dell’anno. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle famiglie è diminuito, collocandosi, a dicembre, allo 0,3 per cento, principalmente per effetto del rallentamento dei mutui ipotecari nel contesto di un calo dei prezzi delle abitazioni per la prima volta dal 2014. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle imprese è parimenti sceso, collocandosi a dicembre allo 0,4 per cento, e i flussi netti del finanziamento esterno complessivo alle imprese hanno raggiunto minimi storici (cfr. il grafico 1.12).

Grafico 1.11

Crescita di M3 e del credito alle imprese e alle famiglie

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Fonte: BCE.
Note: le imprese sono società non finanziarie. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2023.

Grafico 1.12

Flussi netti di finanziamento esterno alle imprese

(flussi annuali in miliardi di euro)

Fonti: BCE ed Eurostat.
Note: le imprese corrispondono alle società non finanziarie. IFM = istituzioni finanziarie monetarie. Nella voce “Prestiti dalle istituzioni finanziarie non monetarie e dal resto del mondo”, le istituzioni finanziarie non monetarie comprendono gli altri intermediari finanziari, i fondi pensione e le società di assicurazione. I “Prestiti delle IFM” e i “Prestiti dalle istituzioni finanziarie non monetarie e dal resto del mondo” sono corretti per le cessioni e le cartolarizzazioni. La voce “Altro” corrisponde alla differenza tra il totale e gli strumenti elencati nel grafico e include prevalentemente i prestiti intersocietari e i crediti commerciali. Le ultime osservazioni si riferiscono al terzo trimestre del 2023. Il flusso annuale per il 2023 è calcolato come somma dei flussi di quattro trimestri, a partire dal quarto trimestre del 2022 e fino al terzo trimestre del 2023.

Riquadro 1
Le implicazioni macroeconomiche del cambiamento climatico

La BCE si sta adoperando per comprendere meglio le conseguenze macroeconomiche del cambiamento climatico e delle politiche volte a mitigarne l’impatto, in linea con gli impegni assunti a seguito del riesame della strategia di politica monetaria nel 2020‑2021[11]. Tali sforzi sono di grande rilevanza per l’adempimento del mandato primario della BCE, ossia il mantenimento della stabilità dei prezzi. La complessità del cambiamento climatico e la natura non lineare e altamente incerta dei suoi effetti richiedono un approfondimento dell’analisi macroeconomica al fine di limitare gli errori di previsione e comprendere le modifiche strutturali che il cambiamento climatico sta introducendo nell’economia.

Il cambiamento climatico sta già influenzando l’inflazione nell’area dell’euro. Secondo le stime desunte dalle analisi della BCE, l’ondata di calore estremo registrata durante l’estate del 2022 ha prodotto un aumento dell’inflazione dei beni alimentari in Europa di circa 0,7 punti percentuali dopo un anno, ossia nel 2023 (cfr. il grafico A)[12]. Anche la componente dei servizi può essere influenzata dalle estati più calde, verosimilmente attraverso l’impatto sui prezzi dei beni alimentari e la sensibilità alla temperatura dei servizi connessi al turismo[13]. L’impatto sull’inflazione delle temperature estive più elevate potrebbe risultare più marcato in presenza di climi più caldi. Ad esempio, se nel 2035 si dovesse verificare un’ondata di calore simile a quella del 2022, ciò potrebbe dar luogo, in uno scenario pessimistico, a un aumento dell’inflazione media dei beni alimentari pari a 1 punto percentuale. In uno scenario ottimistico, l’effetto di un’analoga ondata di calore sarebbe solo marginalmente meno grave (0,8 punti percentuali). L’aumento delle temperature avrà un impatto maggiore sulle regioni caratterizzate da temperature già più elevate. Ciò comporta effetti eterogenei sull’inflazione nei diversi paesi dell’area dell’euro, rendendo più difficile la trasmissione della politica monetaria unica.

Grafico A

Impatto crescente delle ondate di calore sull’inflazione dei beni alimentari in Europa

(anno dell’ondata di calore, punti percentuali)

Fonte: Kotz et al. (cfr. la nota 12 a piè di pagina).
Note: impatti stimati con un approccio di regressione panel globale, utilizzando prezzi mensili e dati climatici ad alta risoluzione. Gli istogrammi mostrano la deviazione cumulata dell’inflazione dei beni alimentari dallo scenario di base di proiezione dopo 12 mesi per effetto delle temperature estreme di giugno, luglio e agosto. Il grafico si basa sulla combinazione delle elasticità di un aumento di 1ºC delle temperature con i risultati di 21 modelli climatici mondiali. Le temperature si basano su un’estate equivalente a quella del 2022 (ossia nella coda superiore della distribuzione della temperatura sulla base delle proiezioni climatiche) e sono ricavate dai risultati di un modello climatico basato su uno scenario di emissioni ottimistico (in cui l’aumento delle temperature mondiali sarebbe inferiore a 2ºC nel 2100) e su uno pessimistico (in cui le emissioni aumenterebbero ininterrottamente nel corso del prossimo secolo). Gli impatti potrebbero essere ridotti attraverso un adattamento ambizioso ai climi più caldi.

Gli eventi meteorologici estremi solitamente riducono la produzione nel breve periodo, ma l’impatto economico complessivo va oltre gli effetti diretti e immediati che si verificherebbero, ad esempio, con la distruzione di abitazioni, fabbriche e macchinari. Ne sono un esempio le interruzioni che si verificano in altre regioni o settori a causa dei collegamenti nelle catene di approvvigionamento o di infrastrutture danneggiate. I mancati guadagni nei settori colpiti e il calo della produzione ridurranno di norma la domanda di prodotti e servizi di altri settori. Un altro effetto è l’aumento dell’incertezza, che potrebbe indurre famiglie e imprese a rivedere le proprie valutazioni del rischio di catastrofi e, pertanto, a comprimere la spesa.

Su orizzonti temporali più lunghi il cambiamento climatico può anche ridurre la crescita del prodotto in maniera più persistente[14]. Ad esempio, un calo delle precipitazioni nevose minaccerà la redditività di molte zone sciistiche in Europa e alcune regioni del Mediterraneo potrebbero diventare troppo calde per il turismo estivo, sebbene alcune regioni settentrionali potrebbero trarne beneficio. Le rese nel settore agricolo e forestale saranno probabilmente impoverite per effetto delle temperature medie più elevate. Sebbene la rotazione delle colture possa attenuare alcuni di questi effetti, è probabile che la produzione agricola sia influenzata altresì da andamenti meno prevedibili delle temperature e delle precipitazioni. Un aumento delle temperature al di sopra della zona di comfort di circa 19‑22ºC, che probabilmente si verificherà con maggiore frequenza in un clima più caldo, riduce la produttività della forza lavoro.

L’adattamento, ossia l’adeguamento ai climi più caldi, potrebbe contribuire a limitare gli impatti macroeconomici. Ciò comprende, ad esempio, l’installazione di impianti di aria condizionata per ridurre l’impatto dello stress da calore sulla produttività del lavoro, oppure la rotazione delle colture per limitare le perdite di produttività agricola. Tuttavia, tali misure avranno probabilmente delle ricadute sui bilanci delle amministrazioni pubbliche e sul margine di intervento sui conti pubblici (fiscal space)[15]. I prodotti assicurativi rappresentano un ulteriore strumento di adattamento, ma in Europa esiste già un notevole divario in materia di protezione assicurativa contro il rischio climatico[16].

Una riduzione delle emissioni capace di conseguire gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi e scongiurare un riscaldamento globale più catastrofico richiede una profonda ed estesa trasformazione strutturale dell’economia. È necessaria una riallocazione di capitale e manodopera sia tra i vari settori, sia all’interno degli stessi comparti e persino nell’ambito delle singole imprese (ad esempio, i costruttori di automobili dovranno riconvertire le fabbriche, passando dalla produzione di autoveicoli con motore a combustione a quella di veicoli elettrici alimentati da batterie). Il successo di tale riallocazione dipenderà: dall’attuazione di politiche di transizione efficaci; dalla flessibilità dei mercati, in particolare dalla capacità dell’economia di finanziare e assorbire i consistenti investimenti di capitale necessari; dallo sviluppo di tecnologie a zero emissioni di anidride carbonica e dalla connessa disponibilità di manodopera qualificata per il loro utilizzo.

Un’analisi che suggerisca un impatto economico favorevole delle misure di politica climatica sin qui introdotte non è verosimilmente in grado di cogliere il quadro complessivo[17]. Le valutazioni disponibili ottenute con i modelli degli impatti legati agli andamenti dei prezzi delle emissioni di anidride carbonica evidenziano solo degli effetti limitati sulla produzione e sull’inflazione[18]. Le misure sin qui considerate sono, tuttavia, ancora sostanzialmente insufficienti a raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE e una valutazione quantitativa più ampia dell’impatto della transizione, comprensiva anche degli effetti derivanti dal rafforzamento della regolamentazione e degli obiettivi climatici, può risultare assai meno agevole.

La velocità della transizione incide in modo determinante sull’impatto economico finale: ritardare la transizione richiederà in seguito mutamenti delle politiche più rapidi e radicali, aumentando la probabilità di attivi non recuperabili (c.d. stranded assets) e di una disoccupazione strutturale più elevata[19]. Inoltre, al variare delle politiche di transizione varia anche il loro impatto sulla produttività[20]. Le politiche basate sui meccanismi di mercato, come le imposte sulle emissioni di anidride carbonica, hanno un impatto minore sulla produttività delle imprese ad alta intensità di carbonio rispetto a quelle politiche che non si basano su tali meccanismi, come i divieti all’utilizzo di determinati prodotti o tecniche produttive.

La competitività dell’area dell’euro risente anche delle scelte a livello mondiale in materia di politiche di transizione. Tra queste figurano l’aumento dei prezzi delle emissioni di anidride carbonica e le politiche industriali, come il recente Inflation Reduction Act negli Stati Uniti. Il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (Emissions Trading System, ETS) può innescare una “rilocalizzazione delle emissioni di carbonio” (carbon leakage), ossia la delocalizzazione di determinate attività economiche e delle connesse emissioni verso regioni caratterizzate da una normativa sulle emissioni meno stringente. Questo fenomeno può essere ridimensionato calibrando attentamente il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) unitamente alle altre misure già esistenti volte a prevenire il carbon leakage[21].

Nel complesso, le politiche in materia di cambiamenti climatici e di mitigazione investono quasi tutti gli aspetti dell’analisi macroeconomica condotta dalle banche centrali. Rimangono aperte delle questioni cruciali, relative, ad esempio: alle modalità di svolgimento della transizione e alle conseguenti modifiche strutturali all’economia; all’impatto macroeconomico delle condizioni meteorologiche estreme e dei rischi connessi a un cambiamento climatico accelerato; nonché al ruolo del capitale naturale e dei servizi ecosistemici.

Riquadro 2
Il ruolo dei profitti unitari nelle recenti pressioni interne sui prezzi

Il presente riquadro verte principalmente sul contributo dei profitti unitari all’andamento delle pressioni interne sui prezzi, osservato nel 2023, da una prospettiva contabile.

Nel 2023 le pressioni interne sui prezzi sono state molto forti, perdendo tuttavia lievemente vigore durante l’anno, a causa della diminuzione dei profitti unitari

La crescita del deflatore del PIL, che mostra una forte correlazione con gli andamenti dell’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari (HICPX), può essere scomposta tra i contributi forniti dal costo del lavoro per unità di prodotto, dai profitti unitari e dalle imposte per unità di prodotto al netto dei sussidi (cfr. il grafico A)[22],[23]. Nel 2023 la crescita sul periodo corrispondente del deflatore del PIL ha continuato ad aumentare in misura significativa, raggiungendo una media del 6 per cento, dal 4,7 nel 2022. Tale dato è in contrasto con il tasso medio registrato nel periodo compreso tra il 1999 e il 2021, pari all’1,6 per cento. Dopo aver raggiunto il massimo storico, del 6,4 per cento, nel primo trimestre del 2023, l’indicatore relativo alla crescita ha iniziato a diminuire, raggiungendo il 5,3 per cento nel quarto trimestre. Nel corso di diversi trimestri del 2022 e 2023 i profitti unitari hanno contribuito all’aumento del deflatore del PIL, rappresentando circa la metà, o più, dell’elevato tasso di crescita, a fronte di un contributo medio lievemente superiore a un terzo nel periodo compreso tra il 1999 e il 2019. La rilevanza dei profitti unitari ha poi subito un forte calo nel corso del 2023, concorrendo a compensare gli aumenti del contributo fornito dal costo del lavoro per unità di prodotto durante lo stesso periodo.

Grafico A

Deflatore del PIL e relativi contributi

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

La forte crescita dei profitti unitari osservata nel 2022 e all’inizio del 2023 è riconducibile agli andamenti economici eccezionali a seguito della pandemia

I profitti unitari, in genere, evolvono in modo analogo agli indicatori ciclici, come il PIL in termini reali; solitamente risentono inoltre delle marcate variazioni delle ragioni di scambio, ad esempio a causa delle ampie oscillazioni nelle importazioni o nei prezzi del petrolio. Tali caratteristiche riflettono il fatto che quando la domanda è più forte rispetto al prodotto potenziale, è più semplice per le imprese aumentare i prezzi e i profitti unitari senza perdere quote di mercato, mentre in presenza di shock ai costi degli input, derivanti ad esempio dai prezzi dell’energia, i profitti in genere vengono impiegati, almeno temporaneamente, per evitare che l’aumento dei costi sia trasmesso interamente ai prezzi di vendita. Sia l’indebolimento economico registrato negli anni 2022 e 2023, nella misura in cui è stato causato dal calo della domanda rispetto all’offerta, sia il brusco deterioramento delle ragioni di scambio nel 2022, connesso all’aumento dei prezzi all’importazione, sarebbero dunque stati segnali di andamenti dei profitti unitari più contenuti rispetto a quanto osservato (cfr. il grafico B). Ciò suggerisce che altri meccanismi e fattori eccezionali potrebbero aver avuto un ruolo in quel periodo. Tra le determinanti della crescita dei profitti unitari osservate in questi anni ci sono stati gli squilibri tra offerta e domanda registrati in diversi settori economici. Mentre le interruzioni lungo le catene di approvvigionamento durante la pandemia hanno determinato dei vincoli all’offerta diffusi, le misure governative finanziate tramite il ricorso al debito hanno limitato l’impatto del rallentamento della crescita sui redditi disponibili e hanno contribuito ai risparmi elevati. In ragione di tali risparmi e della relativa domanda repressa, la riapertura delle attività a seguito della revoca delle misure di chiusura (lockdown) ha determinato un forte aumento della domanda in molti settori. In un contesto in cui la domanda aggregata supera notevolmente l’offerta, i marcati aumenti dei costi degli input possono indurre le imprese ad aumentare i prezzi senza necessariamente modificare la propria strategia di profitto. Ciò determina, come osservato recentemente[24], una trasmissione dei costi degli input e un ampio contributo da parte dei profitti unitari alle pressioni interne sui prezzi.

Grafico B

Profitti unitari, PIL in termini reali e deflatore delle importazioni

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2023.

Con il progressivo venir meno dei fattori eccezionali, i profitti unitari si sono riallineati al ciclo economico e alla loro tipica funzione cuscinetto

Con il venir meno degli squilibri tra offerta e domanda dopo la pandemia e la significativa diminuzione delle pressioni sui costi degli input energetici e di altro tipo nel corso del 2023, la crescita dei profitti unitari ha iniziato a rallentare e a tornare gradualmente a livelli più normali. Il riassorbimento degli squilibri tra offerta e domanda ha reso più difficile aumentare i margini senza perdere quote di mercato e ha contribuito a limitare gli aumenti dei profitti unitari. L’inversione di tendenza verso pressioni sui costi degli input più moderate ha consentito dinamiche dei prezzi di vendita più contenute. Ciò ha significato un’attesa diminuzione della crescita dei profitti unitari, anche nel caso in cui le imprese avevano mantenuto il proprio approccio alla trasmissione dei prezzi dei costi degli input e alla determinazione dei mark‑up. Il calo delle pressioni sui costi degli input potrebbe, inoltre, avere semplificato l’assorbimento delle pressioni dal lato dei costi del lavoro da parte delle imprese. L’attenuazione dei profitti unitari è altresì coerente con il contesto che ha caratterizzato il 2023, contrassegnato da un ciclo economico relativamente debole. Nel complesso, sembra che i profitti unitari abbiano ripreso la propria tipica funzione cuscinetto, contrastando una maggiore trasmissione delle elevate pressioni sul costo del lavoro per unità di prodotto ai prezzi interni.

2 La politica monetaria in territorio restrittivo

Nel 2023 la BCE ha seguitato a innalzare, e a mantenere, i tassi di interesse di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Nei primi nove mesi dell’anno ha incrementato i tassi di 200 punti base, portando al 4 per cento il tasso sui depositi presso la banca centrale, in un contesto economico pervaso da pressioni inflazionistiche eccezionalmente elevate derivanti dagli alti costi dell’energia. Anche il contributo apportato dagli elevati prezzi dei beni alimentari risultava significativo. Inoltre gli effetti delle strozzature dal lato dell’offerta e quelli della compressione della domanda derivanti dalla revoca delle restrizioni connesse alla pandemia, seppure in via di attenuazione, continuavano a spingere al rialzo i prezzi, mentre la dinamica salariale accelerava. Le decisioni della BCE hanno rispecchiato un approccio guidato dai dati e si sono basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione a medio termine effettuata alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Nel corso dell’anno le informazioni disponibili hanno evidenziato in misura crescente che l’orientamento restrittivo della politica monetaria si trasmetteva con vigore all’economia. I dati più recenti sull’inflazione, inoltre, indicavano l’avanzare del processo di disinflazione, segnalato soprattutto dal calo delle misure dell’inflazione di fondo. Nelle riunioni di ottobre e dicembre il Consiglio direttivo ha infine deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE.

Il bilancio dell’Eurosistema ha continuato a contrarsi nel quadro della normalizzazione della politica monetaria avviata nel 2022 e nonostante il contributo aggiuntivo di 45 miliardi di euro fornito dal bilancio della Hrvatska narodna banka a seguito dell’adozione dell’euro da parte della Croazia il 1º gennaio 2023. A fine anno il bilancio dell’Eurosistema aveva raggiunto 6.900 miliardi di euro, segnando un calo di oltre 1.000 miliardi in un anno e di quasi 2.000 miliardi rispetto al valore massimo segnato alla metà del 2022. La riduzione è stata principalmente determinata dalla scadenza e dai rimborsi anticipati dei fondi presi in prestito dalle banche nell’ambito della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III) ed è stata sostenuta dalla conclusione della fase di reinvestimento sia totale sia parziale del programma di acquisto di attività (PAA), nei periodi a partire, rispettivamente, da marzo e luglio. A dicembre 2023 il Consiglio direttivo ha deciso di continuare nel processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema, esprimendo l’intenzione di ridurre gradualmente i reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) a partire da luglio 2024. Nel 2023, dopo l’annuncio di dicembre 2022, l’Eurosistema ha lavorato alla revisione del suo assetto operativo per indirizzare i tassi di interesse a breve termine, che si è conclusa a marzo 2024.

Nel 2023, inoltre, la BCE ha proseguito la graduale revoca, avviata nel 2022, delle misure di ampliamento introdotte durante la pandemia in relazione ai criteri di idoneità applicabili alle garanzie e il rating creditizio della Repubblica ellenica è stato innalzato al livello investment grade. Nel corso del 2023 l’Eurosistema ha posto l’accento sulla gestione dei rischi al fine di assicurare un’attuazione efficiente della politica monetaria, anche diversificando le fonti di valutazione del credito ammesse. A seguito dell’innalzamento dei tassi di interesse di riferimento per ridurre l’inflazione, la BCE ha subito perdite per effetto del reddito da interessi negativo, in parte compensate dalle riserve finanziarie costituite in precedenza. Il reddito monetario della BCE dovrebbe tornare a salire in futuro e ciò sosterrà la sua efficacia operativa.

2.1 Il perseguimento di una politica monetaria restrittiva per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento

A gennaio l’inflazione era ancora pari all’8,6 per cento, mentre l’economia continuava a evidenziare una buona tenuta malgrado difficoltà crescenti

All’inizio del 2023 la crescita economica nell’area dell’euro ristagnava, dopo un marcato rallentamento osservato a partire dalla metà del 2022. L’economia mostrava tuttavia segni di tenuta a fronte delle significative sfide poste dalla debolezza dell’attività economica mondiale, dalle incertezze geopolitiche dovute alla guerra russa contro l’Ucraina, dall’elevata inflazione e dalle più rigide condizioni di finanziamento. A gennaio l’inflazione complessiva era lievemente diminuita per effetto del calo dei prezzi dell’energia, ma si confermava elevata, all’8,6 per cento, anche a causa degli alti prezzi dei beni alimentari. Le ragioni, in parte, risiedevano nell’impatto pervasivo sull’intera economia degli elevati costi dei beni energetici, che influenzavano anche i prezzi dei beni alimentari, nonché nei fattori, perduranti ma in via di attenuazione, legati alla pandemia, quali le interruzioni lungo le catene di approvvigionamento e la compressione della domanda. Anche la dinamica salariale registrava un’accelerazione.

A febbraio il Consiglio direttivo ha innalzato i tassi esprimendo l’intenzione di aumentarli ulteriormente

Alla luce delle prospettive di inflazione a medio termine, nella riunione di febbraio il Consiglio direttivo ha riaffermato l’intenzione di perseguire una politica monetaria restrittiva e ha innalzato i tre tassi di interesse di riferimento della BCE di 50 punti base. Ha inoltre dichiarato l’intenzione di incrementare i tassi di altri 50 punti base nella riunione di marzo, per poi valutare la successiva traiettoria da imprimere alla politica monetaria. Il Consiglio direttivo rimaneva determinato ad aumentare, a un ritmo costante, i tassi di interesse a livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi avrebbe dovuto ridurre gradualmente l’inflazione, frenando la domanda ed evitando un significativo spostamento verso l’alto delle aspettative di inflazione.

Nella riunione di febbraio il Consiglio direttivo ha inoltre stabilito le modalità di riduzione dei titoli detenuti dall’Eurosistema nell’ambito del PAA, facendo seguito alla decisione di dicembre 2022 di porre fine, a partire da marzo, ai reinvestimenti integrali del capitale rimborsato sui titoli in scadenza; il portafoglio del PAA sarebbe pertanto diminuito, in media, di 15 miliardi di euro al mese da marzo a giugno 2023 e il successivo ritmo di riduzione sarebbe stato stabilito in seguito. I reinvestimenti delle obbligazioni societarie sarebbero stati più marcatamente orientati verso emittenti con risultati migliori in termini di impatto climatico. Senza trascurare l’obiettivo di stabilità dei prezzi perseguito dalla BCE, questa strategia puntava a tenere maggiormente conto del rischio finanziario legato al clima nel bilancio dell’Eurosistema e ad attuare la graduale decarbonizzazione del portafoglio di obbligazioni societarie detenuto, in linea con l’obiettivo secondario della BCE di favorire le politiche economiche generali nell’UE, che comprendono l’impegno volto ad attenuare l’impatto dei cambiamenti climatici (cfr. il riquadro 8).

Le turbolenze nel settore bancario statunitense hanno alimentato l’incertezza in Europa, accentuando la necessità di un approccio alle decisioni sui tassi guidato dai dati

A marzo, nel contesto delle turbolenze nel settore bancario di Stati Uniti e Svizzera, le tensioni sui mercati finanziari sono fortemente aumentate, accrescendo l’incertezza sulle prospettive di crescita e inflazione nell’area dell’euro. Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate a marzo dagli esperti della BCE, inoltre, i livelli di inflazione sarebbero stati elevati e persistenti, in particolare quelli dell’inflazione calcolata al netto dei beni energetici e alimentari, nonostante il calo atteso per gli anni a venire. Dato il previsto permanere dell’inflazione su valori troppo elevati per un periodo di tempo prolungato, il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare i tre tassi di riferimento della BCE di 50 punti base. L’accresciuta incertezza ha inoltre evidenziato l’importanza di un approccio guidato dai dati per le decisioni sui tassi di riferimento adottate dal Consiglio direttivo. Quest’ultimo ha quindi anche chiarito la propria “funzione di reazione”, spiegando che le sue decisioni sui tassi di riferimento sarebbero state orientate da tre criteri: le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha inoltre continuato a tenere sotto osservazione le tensioni sui mercati, restando pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e contribuire alla stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Nei mesi successivi il settore bancario dell’area ha dato prova di buona tenuta a fronte delle tensioni provenienti dall’esterno dell’area.

È divenuto sempre più evidente che la politica monetaria restrittiva stava avendo un impatto significativo sulle condizioni di finanziamento nell’area dell’euro

Con il proseguire dell’anno è stato sempre più evidente che la politica restrittiva dei tassi di interesse condotta dal Consiglio direttivo esercitava effetti rilevanti sull’economia. I precedenti incrementi dei tassi si trasmettevano con vigore alle condizioni monetarie e di finanziamento dell’area dell’euro (le fasi iniziali del meccanismo di trasmissione) e producevano gradualmente effetti sull’intera economia, sebbene il ritardo e l’intensità della trasmissione all’economia reale rimanessero incerti. Ad aprile i tassi sui prestiti alle imprese e sui mutui ipotecari hanno raggiunto i livelli più elevati mai toccati da oltre un decennio. Il conseguente calo della domanda di credito, insieme ai più rigidi criteri di erogazione, ha determinato un progressivo rallentamento della crescita dei prestiti. A giugno le banche hanno inoltre rimborsato l’importo più elevato di fondi presi in prestito nell’ambito delle OMRLT‑III, dando luogo a una significativa contrazione della liquidità in eccesso. Questa riduzione non ha ostacolato l’ordinata trasmissione delle variazioni dei tassi di riferimento ai tassi privi di rischio sui mercati monetari, sebbene sia emersa un’asimmetria nella reazione del differenziale tra euro short‑term rate (€STR) e tasso sui depositi presso la banca centrale. Con la contrazione della liquidità il differenziale non si è ridotto, al contrario di quanto avvenuto in occasione dell’aumento della liquidità, quando il differenziale si era ampliato (cfr. il riquadro 3).

Il Consiglio direttivo ha continuato a innalzare i tassi di riferimento dato il permanere su livelli elevati delle pressioni di fondo sui prezzi...

L’inflazione complessiva è notevolmente diminuita. A maggio è scesa al 6,1 per cento dall’8,5 di febbraio, a marzo era pari al 6,9 per cento e ad aprile al 7,0 per cento. Tuttavia, benché ci si aspettasse un ulteriore calo dell’inflazione verso l’obiettivo, determinato soprattutto dalla concomitante stretta alle condizioni creditizie che frenava la domanda in misura crescente, secondo le previsioni le pressioni sui prezzi sarebbero rimaste ancora troppo forti per un periodo di tempo prolungato. Il Consiglio direttivo ha pertanto optato per altri due incrementi consecutivi dei tassi, a maggio e giugno, di 25 punti base ciascuno.

...ha posto fine ai reinvestimenti nell’ambito del PAA a partire da luglio...

Dopo una riduzione del loro ritmo a marzo, i reinvestimenti nell’ambito del PAA sono cessati a luglio. I reinvestimenti nell’ambito del PEPP hanno continuato a essere previsti almeno fino alla fine del 2024. Allo stesso tempo, gli andamenti osservati a partire dalla precedente riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo avvaloravano l’aspettativa secondo cui l’inflazione sarebbe ulteriormente diminuita nella restante parte dell’anno, mantenendosi tuttavia al di sopra dell’obiettivo per un periodo prolungato. Sulla base di questi elementi, a luglio il Consiglio direttivo ha proceduto a innalzare i tassi di interesse di altri 25 punti base.

...e ha ristabilito la remunerazione della riserva obbligatoria allo 0 per cento, migliorando l’efficienza della politica monetaria

A luglio il Consiglio direttivo ha altresì deciso di ridurre la remunerazione delle riserve obbligatorie dal tasso sui depositi presso la banca centrale allo 0 per cento. L’iniziativa mirava a preservare l’efficacia della politica monetaria mantenendo il controllo sul suo orientamento e assicurando, al contempo, la piena trasmissione delle decisioni sui tassi di interesse ai mercati monetari. Ha inoltre migliorato l’efficienza dell’orientamento adottato mediante la riduzione della spesa complessiva per interessi derivante dalle riserve, raggiungendo al tempo stesso il medesimo grado di restrizione monetaria.

Poiché ad agosto l’inflazione non aveva evidenziato quasi alcun progresso rispetto al 5,3 per cento registrato a luglio e nelle proiezioni formulate a settembre dagli esperti della BCE le prospettive di inflazione erano state riviste al rialzo per il 2023 e il 2024, principalmente a causa dell’andamento più sostenuto dei prezzi dell’energia, nella riunione di settembre il Consiglio direttivo ha innalzato di altri 25 punti base i tassi di riferimento della BCE, portando a 200 punti base l’incremento cumulato nel corso del 2023 e al 4 per cento il tasso sui depositi presso la banca centrale (cfr. il grafico 2.1).

Grafico 2.1

Variazioni dei tassi di riferimento della BCE

(punti percentuali)

Fonte: BCE.

...e ha dichiarato che il mantenimento dei livelli correnti dei tassi di riferimento per un periodo sufficientemente lungo avrebbe contribuito in misura significativa al tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo

Ci si attendeva, tuttavia, che l’economia sarebbe rimasta su livelli modesti nei mesi successivi, dopo aver ristagnato nella prima metà dell’anno. A settembre 2023 il crescente impatto delle misure restrittive adottate dal Consiglio direttivo sulla domanda interna, unitamente al difficile contesto del commercio internazionale, ha indotto gli esperti della BCE a ridurre significativamente le proiezioni di crescita economica. Inoltre, sebbene le pressioni di fondo sui prezzi si mantenessero su livelli elevati, la maggior parte degli indicatori ha iniziato a ridursi e anche l’andamento previsto per l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari è stato corretto lievemente al ribasso. In base a questa valutazione aggiornata, il Consiglio direttivo ha altresì ritenuto che i tassi di interesse di riferimento della BCE avessero raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, avrebbero offerto un contributo sostanziale al ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo.

Ottobre ha posto fine al periodo più lungo di rialzi consecutivi dei tassi nella storia dell’euro

Dopo dieci rialzi consecutivi, nella riunione di ottobre il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Dall’inizio degli aumenti dei tassi nel luglio 2022, a settembre 2023 la BCE aveva innalzato il tasso sui depositi presso la banca centrale dal −0,50 al 4 per cento. Pur essendo ancora prevista su livelli persistentemente elevati per via delle forti pressioni interne sui prezzi, a settembre l’inflazione ha continuato a diminuire in misura significativa, scendendo al 4,3 per cento. Il calo è stato accompagnato da un ridimensionamento delle misure dell’inflazione di fondo. Gli accresciuti rischi geopolitici manifestatisi da ottobre in poi a causa del conflitto in Medio Oriente, inoltre, hanno ulteriormente messo in luce l’importanza dell’approccio guidato dai dati adottato dal Consiglio direttivo per determinare il livello e la durata adeguati della stretta ai tassi di riferimento.

A novembre l’inflazione è scesa al 2,4 per cento

Negli ultimi mesi dell’anno l’inflazione ha continuato a scendere, raggiungendo il 2,4 per cento a novembre. Nella riunione di dicembre, tuttavia, il Consiglio direttivo ha ritenuto probabile un nuovo incremento temporaneo nel breve periodo, riconducibile a effetti base. L’inflazione di fondo aveva segnato un’ulteriore flessione. Le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema suggerivano che l’inflazione avrebbe ripreso a diminuire gradualmente nel 2024. Nel contempo si riteneva che le pressioni interne sui prezzi sarebbero rimaste elevate, principalmente a causa della forte crescita del costo del lavoro per unità di prodotto.

Il Consiglio direttivo ha mantenuto invariati i tassi e ha deciso di continuare nel processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema

A fronte di questo scenario, nella riunione di dicembre il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tassi di riferimento.

Il Consiglio direttivo ha inoltre stabilito di continuare nel processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema. Ha espresso l’intenzione di reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli del PEPP in scadenza fino alla metà del 2024, prima di ridurre il portafoglio, in media, di 7,5 miliardi di euro al mese fino alla fine dell’anno e, a partire da questa data, di interrompere i reinvestimenti.

2.2 Gli andamenti del bilancio dell’Eurosistema a fronte dell’ulteriore inasprimento della politica monetaria

Il bilancio dell’Eurosistema si è gradualmente ridotto mediante la cessazione dei reinvestimenti nell’ambito del PAA e la scadenza delle operazioni OMRLT‑III

Nel 2023 il bilancio dell’Eurosistema ha proseguito la graduale contrazione iniziata nel 2022 con la normalizzazione della politica monetaria. Si è ulteriormente ridotto con la conclusione dei reinvestimenti totali e parziali nell’ambito del PAA, rispettivamente, a febbraio e a giugno. Durante l’intero anno l’Eurosistema ha continuato a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP. Alla fine dell’anno il bilancio era sceso a 6.900 miliardi di euro, principalmente per effetto della scadenza e dei rimborsi anticipati delle operazioni OMRLT‑III e, in certa misura, anche della riduzione del portafoglio del PAA.

A fine 2023 le attività connesse con la politica monetaria nel bilancio dell’Eurosistema ammontavano a 5.100 miliardi di euro, in calo di 1.200 miliardi rispetto alla fine dell’anno precedente. I prestiti a enti creditizi dell’area dell’euro e i titoli acquistati per finalità di politica monetaria rappresentavano, rispettivamente, il 6 e il 68 per cento delle attività totali (in diminuzione dal 17 e dal 62 per cento di fine 2022). Le altre attività finanziarie presenti in bilancio consistevano principalmente in attività denominate in valuta estera, oro e portafogli denominati in euro destinati a finalità diverse dalla politica monetaria.

Dal lato delle passività, alla fine del 2023 l’importo complessivo delle riserve e dei depositi degli enti creditizi presso la banca centrale era sceso a 3.500 miliardi di euro (dai 4.000 miliardi di fine 2022) e costituiva il 51 per cento delle passività totali (a fronte del 50 per cento di fine 2022). Le banconote in circolazione permanevano su un livello sostanzialmente invariato, pari a 1.600 miliardi di euro, e rappresentavano il 23 per cento delle passività totali (in aumento dal 20 per cento).

Nel 2023, dopo l’annuncio di dicembre 2022, l’Eurosistema ha lavorato alla revisione del suo assetto operativo per indirizzare i tassi di interesse a breve termine, che si è conclusa a marzo 2024.

Grafico 2.2

Evoluzione del bilancio consolidato dell’Eurosistema

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i valori positivi si riferiscono alle attività, quelli negativi alle passività. La linea della liquidità in eccesso è rappresentata da valori positivi, sebbene si riferisca alla somma delle seguenti voci passive: le disponibilità in eccesso rispetto alla riserva obbligatoria e il ricorso ai depositi presso la banca centrale.

L’adozione dell’euro da parte della Croazia il 1º gennaio 2023 e l’inclusione del bilancio della Hrvatska narodna banka nel bilancio consolidato dell’Eurosistema hanno accresciuto le attività e le passività totali di quest’ultimo di 45 miliardi di euro.

Distribuzione per classi di attività e paesi del portafoglio del PAA e del PEPP

La cessazione dei programmi di acquisto di attività è stata ben recepita dal mercato

Il PAA comprende quattro programmi di acquisto delle attività: il terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Third Covered Bond Purchase Programme, CBPP3), il programma di acquisto di titoli garantiti da attività (Asset Backed Securities Purchase Programme, ABSPP), il programma di acquisto di attività del settore pubblico (Public Sector Purchase Programme, PSPP) e il programma di acquisto delle attività del settore societario (Corporate Sector Purchase Programme, CSPP). Il PEPP è stato introdotto nel 2020 in risposta alla pandemia. Tutte le categorie di attività idonee nell’ambito del PAA sono tali anche nell’ambito del PEPP; nel quadro di quest’ultimo è stata concessa una deroga temporanea ai requisiti di idoneità per i titoli di debito emessi dalla Repubblica ellenica[25].

A dicembre 2021 il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di avviare una graduale normalizzazione della politica monetaria, riducendo il ritmo al quale acquistava titoli nel quadro del PEPP e, successivamente, del PAA. Ha annunciato la fine degli acquisti netti di attività nell’ambito del PEPP e a marzo 2022 ha comunicato una data prevista per la cessazione degli acquisti netti nell’ambito del PAA. L’Eurosistema ha posto fine agli acquisti netti nel quadro del PEPP a partire dal 1° aprile 2022, continuando a reinvestire (integralmente) il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma. Ha concluso gli acquisti netti di attività nel quadro del PAA a partire dal 1° luglio 2022, limitandosi a reinvestire (integralmente) il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Ha deciso poi di ridurre le consistenze detenute nell’ambito del PAA a un ritmo misurato e prevedibile attraverso il reinvestimento parziale del capitale rimborsato sui titoli in scadenza tra marzo e giugno 2023, assicurando così che l’Eurosistema mantenesse nel periodo una presenza costante sul mercato nell’ambito del PAA. Il 15 giugno 2023, infine, il Consiglio direttivo ha confermato che avrebbe posto fine a reinvestimenti nel quadro del PAA a partire dal successivo 1° luglio. Quanto al PEPP, i reinvestimenti integrali sono proseguiti fino alla fine del 2022 e per tutto il 2023. Il 14 dicembre 2023 il Consiglio direttivo ha annunciato l’intenzione di continuare a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nell’ambito del PEPP nella prima metà del 2024 e di ridurre il portafoglio del programma, in media, di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà del 2024, per poi interrompere i reinvestimenti alla fine dello stesso anno. È proseguita la regolare conduzione dei reinvestimenti, in linea con le relative condizioni prevalenti sul mercato.

Le dimensioni del portafoglio del PAA sono rimaste stabili durante la fase dei reinvestimenti integrali, tra luglio 2022 e febbraio 2023; durante la fase dei reinvestimenti parziali, tra marzo e giugno 2023, si sono ridotte di 60 miliardi di euro, a un ritmo medio di 15 miliardi mensili, prima della completa cessazione dei reinvestimenti a luglio 2023. Nel complesso, le attività detenute nel quadro del PAA sono scese dai 3.254 miliardi di euro (al costo ammortizzato) di fine 2022 a 3.026 miliardi alla fine del 2023. Il PSPP ha rappresentato la quota maggiore di tali consistenze, con un ammontare pari a 2.403 miliardi di euro alla fine dell’anno, corrispondente al 79 per cento delle disponibilità complessive del PAA. In generale, nell’ambito del PSPP, i rimborsi sono stati reinvestiti nel paese in cui giungeva a scadenza il capitale. Inoltre, alcune banche centrali nazionali hanno acquistato titoli emessi da istituzioni sovranazionali dell’UE. Alla fine del 2023, la scadenza media ponderata delle disponibilità del PSPP era pari a 7,0 anni, con alcune variazioni tra paesi. A fine anno l’ABSPP rappresentava meno dell’1 per cento (13 miliardi di euro) delle attività totali del PAA, il CBPP3 il 9 per cento (286 miliardi) e il CSPP l’11 per cento (324 miliardi). Gli acquisti di titoli societari e obbligazioni garantite sono stati guidati da parametri di riferimento che riflettevano la capitalizzazione di mercato di tutte le obbligazioni idonee in essere, rispettivamente societarie e garantite. L’Eurosistema ha continuato a orientare gli acquisti di titoli societari verso emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico e ha pubblicato la prima informativa finanziaria relativa al clima per i titoli societari detenuti nell’ambito del CSPP e del PEPP, nonché per i portafogli detenuti per finalità diverse dalla politica monetaria (cfr. la sezione 11.5). Gli acquisti di titoli nell’ambito del PAA sono stati effettuati regolarmente per tutta la prima metà del 2023. La fase dei reinvestimenti parziali e la cessazione degli acquisti sono state adeguatamente recepite dai mercati finanziari e non hanno causato alcuna grave turbolenza.

Alla fine del 2023 il portafoglio titoli del PEPP ammontava a 1.700 miliardi di euro (al costo ammortizzato). Le obbligazioni garantite rappresentavano meno dell’1 per cento (6 miliardi di euro) del totale, quelle del settore societario il 3 per cento (46 miliardi) e quelle del settore pubblico il 97 per cento (1.614 miliardi)[26]. Alla fine del 2023 la scadenza media ponderata dei titoli del settore pubblico nell’ambito del PEPP era pari a 7,3 anni, con alcune differenze tra paesi.

Nel 2023 i rimborsi di titoli del settore privato nel quadro del PAA e del PEPP sono stati pari a 80 miliardi di euro, mentre quelli di titoli del settore pubblico riconducibili al PSPP e al PEPP hanno raggiunto i 438 miliardi. I reinvestimenti nell’ambito del PAA e del PEPP sono stati pari a 36 miliardi di euro per i titoli del settore privato e a 271 miliardi per quelli del settore pubblico. A causa dell’ampiezza e della distribuzione disomogenea dei rimborsi, i reinvestimenti del settore pubblico sono stati bilanciati tra i vari paesi e nel tempo per garantire una presenza regolare ed equilibrata sul mercato, tenendo conto del processo di formazione dei prezzi e di considerazioni relative al funzionamento del mercato. Tale meccanismo ha determinato ulteriori deviazioni temporanee del portafoglio titoli del PEPP dall’allocazione secondo lo schema di sottoscrizione del capitale dell’Eurosistema, che tuttavia sono state in gran parte riassorbite alla fine del periodo di bilanciamento, che è l’anno solare in cui hanno luogo i rimborsi.

I titoli acquistati nell’ambito del PSPP, del CSPP, del CBPP3 e del PEPP hanno continuato a essere resi disponibili per l’attività di prestito titoli, al fine di sostenere la liquidità del mercato delle obbligazioni e dei pronti contro termine. Nel 2023 le condizioni sul mercato dei pronti contro termine sono significativamente migliorate rispetto all’anno precedente e ciò si è riflesso in minori volumi di prestito.

Andamenti delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema

Alla fine del 2023 l’ammontare in essere delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema era pari a 410 miliardi di euro, in calo di 914 miliardi rispetto alla fine del 2022. Tale variazione riflette principalmente i rimborsi volontari anticipati (312,5 miliardi di euro) e la scadenza delle operazioni (612,9 miliardi) nell’ambito della terza serie di OMRLT. La scadenza media ponderata delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema in essere è diminuita da 10,5 mesi circa alla fine del 2022 a 5,2 mesi alla fine del 2023.

La graduale revoca delle misure introdotte a seguito della pandemia per l’ampliamento dei criteri di idoneità applicabili alle garanzie

A marzo 2022 la BCE ha annunciato la graduale revoca delle misure introdotte a seguito della pandemia per l’ampliamento dei criteri di idoneità applicabili alle attività stanziabili a garanzia delle operazioni di politica monetaria. Tali misure sono state un elemento chiave della risposta della politica monetaria della BCE alla pandemia: hanno agevolato l’accesso delle controparti alle operazioni di credito dell’Eurosistema incrementando il volume delle garanzie idonee. Al centro delle misure vi sono state la riduzione temporanea, pari a una quota fissa del 20 per cento, degli scarti di garanzia per tutte le categorie di attività e un’estensione provvisoria degli schemi di crediti aggiuntivi (Additional credit claims, ACC) attuati da alcune banche centrali nazionali.

Il processo di revoca graduale ha avuto inizio a luglio 2022. In una seconda fase, a partire dal 29 giugno 2023, la riduzione temporanea degli scarti di garanzia per le attività negoziabili e non negoziabili è stata integralmente eliminata introducendo un nuovo schema di tali scarti, che segna quindi il ritorno al livello di tolleranza al rischio per le operazioni di credito applicato dalla BCE prima della pandemia[27].

Il terzo passo verso il graduale rientro delle misure di ampliamento delle garanzie introdotte a seguito della pandemia sarà una revisione approfondita dello schema di crediti aggiuntivi. Nel corso o prima del 2023 alcune banche centrali nazionali hanno posto fine, del tutto o in parte, ai rispettivi schemi nazionali di crediti aggiuntivi[28]. A novembre 2023 la BCE ha annunciato la cessazione dell’idoneità degli strumenti di debito a breve termine a essere stanziati come garanzie, conformemente all’indirizzo della BCE relativo a misure temporanee in materia di garanzie[29], nonché di alcune caratteristiche specifiche degli schemi di crediti aggiuntivi. Ha inoltre deciso il ripristino dell’importo minimo di 25.000 euro per l’ammontare dei crediti domestici ammessi in garanzia su base nazionale, nonché di prorogare la validità degli schemi di crediti aggiuntivi con le restanti caratteristiche almeno sino alla fine del 2024. Tali decisioni saranno attuate nel corso del 2024.

A settembre 2023 il rating creditizio della Repubblica ellenica è stato innalzato dal livello di qualità creditizia 4 al livello 3 sulla scala di rating armonizzata dell’Eurosistema (da BB+ a BBB−), collocando tutti gli strumenti di debito emessi dal governo centrale del paese a livello investment grade[30]. Tali strumenti, che in precedenza beneficiavano di una deroga prevista dall’indirizzo sulle misure temporanee in materia di garanzie, a partire da settembre 2023 sono pertanto soggetti ai criteri di idoneità previsti dal sistema generale delle garanzie.

Andamenti delle attività negoziabili idonee e delle garanzie mobilizzate

Nel 2023 l’ammontare nominale delle attività negoziabili idonee è aumentato di 1.200 miliardi di euro, raggiungendo il livello di 18.300 miliardi a fine anno (cfr. il grafico 2.3). La classe di attività più ampia è stata ancora una volta quella dei titoli emessi da amministrazioni pubbliche centrali (9.900 miliardi di euro). Altre classi di attività hanno incluso le obbligazioni societarie (1.900 miliardi di euro), le obbligazioni bancarie garantite (1.800 miliardi) e le obbligazioni bancarie non garantite (2.000 miliardi). I titoli emessi da amministrazioni pubbliche regionali (603 miliardi di euro), titoli garantiti da attività (600 miliardi) e altre attività negoziabili (1.400 miliardi) hanno rappresentato quote relativamente esigue dell’universo delle attività idonee.

Grafico 2.3

Andamenti delle attività negoziabili idonee

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i dati relativi alle attività sono espressi come importi nominali. Il grafico mostra le medie dei dati di fine mese per ciascun periodo.

Tra l’adeguamento dei tassi di interesse applicabili alle OMRLT‑III a novembre 2022 e la fine del 2023, le controparti hanno rimborsato l’80 per cento del loro finanziamento in essere e a ciò si è accompagnata una notevole riduzione delle garanzie mobilizzate, pari a oltre 900 miliardi di euro (cfr. il grafico 2.4). A seguito dei rimborsi anticipati tra novembre 2022 e gennaio 2023, le controparti hanno smobilizzato soprattutto titoli di Stato, che hanno un costo opportunità relativamente elevato e possono essere utilizzati per la provvista mediante operazioni di pronti contro termine sul mercato privato. Nel corso del 2023 hanno inoltre smobilizzato oltre 250 miliardi di euro in obbligazioni bancarie garantite e titoli garantiti da attività. La scadenza dell’operazione OMRLT‑III a giugno 2023 è stata altresì accompagnata da una forte flessione delle garanzie mobilizzate (circa 300 miliardi di euro), pari al 60 per cento del credito netto rimborsato in quella giornata. Due terzi di questo calo, tuttavia, sono riconducibili al parziale rientro delle misure introdotte a seguito della pandemia per l’ampliamento dei criteri di idoneità applicabili alle garanzie, in particolare alla graduale rimozione di alcuni pool di crediti aggiuntivi in Francia e alla revoca della riduzione del restante scarto di garanzia del 10 per cento.

Grafico 2.4

Andamenti delle garanzie mobilizzate

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: per le garanzie sono riportate le medie dei dati di fine mese relative a ogni periodo e i valori sono da intendersi al netto della valutazione e dell’applicazione degli scarti di garanzia. Per i crediti in essere sono utilizzati i dati giornalieri.

2.3 La gestione dei rischi finanziari degli strumenti di politica monetaria

L’Eurosistema gestisce costantemente i rischi finanziari insiti nell’esecuzione delle operazioni di politica monetaria. La sua funzione di gestione dei rischi è impegnata nel perseguire l’efficienza, ossia il raggiungimento degli obiettivi di politica monetaria con il minor rischio possibile per l’Eurosistema[31].

Le perdite sono state determinate dal disallineamento della sensibilità ai tassi di interesse di attività e passività

Nel 2023 la BCE ha innalzato più volte i tassi di interesse di riferimento al fine di riportare l’inflazione verso l’obiettivo di medio termine del 2 per cento perseguito dal Consiglio direttivo. Ciò ha comportato un aumento del costo delle passività presenti nei bilanci delle banche centrali dell’Eurosistema, mentre i proventi generati dai loro portafogli titoli del PAA e del PEPP e dalle OMRLT‑III sono rimasti contenuti. Ciò si è tradotto in un reddito da interessi negativo, che può essere in parte coperto dalle riserve finanziarie costituite negli anni precedenti. In caso di pieno utilizzo di tali riserve, eventuali perdite residue sono iscritte a bilancio. Queste perdite possono essere tuttavia compensate da utili futuri e non incidono sull’efficace funzionamento delle banche centrali dell’Eurosistema. Ci si attende che nel tempo lo squilibrio tra attività e passività dell’Eurosistema diminuisca, migliorando i suoi conti economici[32].

Le principali modifiche apportate al sistema di gestione dei rischi dell’Eurosistema nel 2023 sono consistite in un’ulteriore diversificazione delle fonti di valutazione del credito e in un più marcato orientamento degli acquisti di titoli del settore societario verso emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico.

Ulteriore diversificazione delle fonti di valutazione del credito

Il 2023 è stato caratterizzato dall’accettazione di ulteriori fonti di valutazione del merito di credito nell’ambito del quadro di riferimento dell’Eurosistema per la valutazione della qualità creditizia (Eurosystem credit assessment framework, ECAF). L’ECAF è un sistema di gestione dei rischi utilizzato dall’Eurosistema per mitigare il rischio di credito delle attività utilizzate nelle operazioni di politica monetaria. Definisce le procedure, le regole e le tecniche atte ad assicurare che tutte le attività idonee soddisfino costantemente il requisito dell’Eurosistema di elevati standard creditizi. Ciò comporta l’esame, l’accettazione e il monitoraggio delle diverse fonti di valutazione del merito di credito.

Accettazione del sistema interno di valutazione della Bank of Greece come fonte di valutazione del credito

Ad aprile del 2023 il Consiglio direttivo ha deciso di accettare, come fonte di valutazione del merito di credito, il sistema interno di valutazione della qualità creditizia della Bank of Greece, che fornisce valutazioni di soggetti giuridici greci appartenenti al settore non finanziario. Adesso tali valutazioni possono essere utilizzate per definire l’idoneità dei prestiti verso società non finanziarie greche a essere stanziati come collaterale nelle operazioni di credito dell’Eurosistema e per determinare i relativi scarti di garanzia. Il sistema interno di valutazione del merito di credito della Bank of Greece è uno dei nove sistemi nazionali di valutazione della qualità creditizia attualmente accettati dal Consiglio direttivo.

Accettazione di Scope Ratings GmbH come nuova agenzia esterna di valutazione del merito di credito

A novembre il Consiglio direttivo ha deciso di accettare Scope Ratings GmbH quale agenzia esterna di valutazione del merito di credito (External Credit Assessment Institution, ECAI), a seguito di un’analisi approfondita dell’istanza di riconoscimento presentata dall’agenzia di rating, svolta dall’Eurosistema secondo i criteri da questo stabiliti per l’accettazione delle ECAI. La valutazione ha incluso criteri di tipo quantitativo e qualitativo, nonché le informazioni sull’attività di vigilanza fornite dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA). Le valutazioni di Scope Ratings saranno utilizzate insieme a quelle delle agenzie esterne già accettate (DBRS Morningstar, Fitch Ratings, Moody’s e S&P Global Ratings) per determinare l’idoneità delle attività a essere stanziate come collaterale nelle operazioni di politica monetaria, e gli scarti di garanzia da applicare, una volta concluso il processo di integrazione di Scope Ratings nell’infrastruttura informatica dell’Eurosistema.

Gestione dei rischi relativi agli acquisti di attività nell’ambito del PAA e del PEPP

I rischi finanziari degli acquisti di attività hanno continuato a essere gestiti sulla base di specifici sistemi di controllo dei rischi per ciascuna classe di attività

Nel 2023 sono proseguiti i reinvestimenti per finalità di politica monetaria del capitale rimborsato sui titoli in scadenza nell’ambito del PEPP e, fino alla fine di giugno, anche del PAA. I rischi finanziari di questi programmi sono gestiti sulla base di specifici sistemi di controllo dei rischi finanziari che tengono conto degli obiettivi strategici di ciascun programma, nonché delle caratteristiche e dei profili di rischio delle diverse tipologie di attività acquistate. I sistemi di controllo comprendono criteri di idoneità, procedure per la valutazione del rischio di credito e la due diligence, regole sui prezzi, parametri di riferimento e limiti. Sono stati applicati agli acquisti netti di attività e continuano a essere applicati al reinvestimento del capitale dei titoli in scadenza e alle consistenze in portafoglio fino a quando queste rimangono nel bilancio dell’Eurosistema. Gli elementi fondamentali di tali sistemi, sintetizzati nella tavola 2.1 della sezione 2.3 del Rapporto annuale della BCE sul 2022, sono ancora validi. Con riferimento ai titoli del settore societario, nei reinvestimenti del capitale rimborsato dei titoli in scadenza, l’Eurosistema ha applicato un orientamento più marcato a favore di emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico a partire dall’avvio, a marzo 2023, della fase dei reinvestimenti parziali nell’ambito del PAA.

Riquadro 3
L’evoluzione della liquidità in eccesso e il suo impatto sui tassi del mercato monetario non garantito

Il presente riquadro esamina le conseguenze della riduzione del bilancio dell’Eurosistema sul mercato monetario dell’area dell’euro. Il calo della liquidità in eccesso, dovuto alla contrazione del bilancio, non ha ostacolato la trasmissione degli impulsi di politica monetaria ai tassi del mercato monetario non garantito. Nel 2023, tuttavia, è emersa un’asimmetria nella reazione del differenziale tra lo euro short‑term rate (€STR) e il tasso della BCE sui depositi presso la banca centrale. Tale differenziale si è mostrato infatti meno sensibile al riassorbimento della liquidità in eccesso rispetto a quanto avvenuto durante la precedente fase di iniezione di liquidità. Secondo un’analisi preliminare, è probabile che questo fenomeno sia di natura temporanea.

L’orientamento restrittivo della politica monetaria ha ridotto la liquidità

A seguito del ritorno del tasso sui depositi presso la banca centrale su valori non negativi e della ricalibrazione delle condizioni per le operazioni OMRLT‑III, la liquidità in eccesso è scesa dai 4.400 miliardi di euro raggiunti il 27 luglio 2022 a 3.300 miliardi il 31 dicembre 2023 (cfr. il pannello a) del grafico A). La riduzione, pari a 1.100 miliardi di euro, si è innanzitutto verificata grazie al rimborso di 1.700 miliardi presi in prestito dalle banche nell’ambito delle OMRLT‑III; al calo ha altresì contribuito la scadenza dei titoli detenuti dall’Eurosistema nel quadro del PAA, i cui importi non reinvestiti hanno assorbito 300 miliardi di euro. Per contro, l’evoluzione dei fattori autonomi ha contribuito a iniettare nel sistema 900 miliardi di euro di liquidità in eccesso, riflettendo principalmente la riduzione dei depositi non collegati alla politica monetaria detenuti da clienti istituzionali presso l’Eurosistema. Tale riduzione è stata graduale e si è verificata dopo l’introduzione delle modifiche alla remunerazione di tali depositi.

La minore liquidità non ha ridotto il differenziale tra l’€STR e il tasso sui depositi presso la banca centrale

I dati storici suggeriscono che un calo significativo della liquidità in eccesso dovrebbe determinare una riduzione del differenziale tra l’€STR e il tasso sui depositi presso la banca centrale. Tuttavia la recente contrazione della liquidità in eccesso non ha determinato una compressione di questo differenziale (cfr. il pannello b) del grafico A), che si è ampliato fino alla seconda metà del 2022 per poi stabilizzarsi a circa −10 punti base a partire da novembre 2022. Lo scostamento dagli andamenti storici induce a chiedersi se si tratti di un fenomeno temporaneo o di un cambiamento strutturale.

Grafico A

Evoluzione della liquidità in eccesso

a) Liquidità in eccesso e sue componenti

b) Liquidità in eccesso e differenziale €STR/tasso sui depositi presso la banca centrale

(migliaia di miliardi di euro)

(asse delle ascisse: liquidità in eccesso in migliaia di miliardi di euro; asse delle ordinate: differenziale in punti base)

Fonti: BCE (banca dati sulle operazioni di mercato), Bloomberg ed elaborazioni dell’Eurosistema.
Note: pannello a): il periodo di tassi negativi sui depositi presso la banca centrale termina il 26 luglio 2022; il 27 luglio il tasso è passato dal −0,50 allo 0,00 per cento. Pannello b): il periodo di tassi negativi sui depositi presso la banca centrale (mostrato in questo grafico) è compreso tra il 1º ottobre 2019 e il 26 luglio 2022. Il periodo in cui il tasso sui depositi presso la banca centrale è stato pari a zero è compreso tra il 27 luglio e il 13 settembre 2022. Il periodo di tassi positivi sui depositi presso la banca centrale inizia il 14 settembre 2022, quando il tasso è stato innalzato dallo 0,00 allo 0,75 per cento.

Determinanti

L’effettiva cessazione, a luglio 2022, del sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve in eccesso detenute dalle banche ha reso disponibili per la negoziazione ulteriori 1.000 miliardi di euro di liquidità in eccesso (cfr. il pannello a) del grafico B). Durante il periodo di tassi negativi e in seguito all’introduzione del sistema a due livelli a ottobre 2019, la liquidità in eccesso effettivamente disponibile per la negoziazione era inferiore al suo livello ufficiale complessivo, in quanto parte di quella detenuta presso l’Eurosistema beneficiava di una remunerazione favorevole, ossia era esente dai tassi di interesse negativi. La fine del periodo di tassi di riferimento negativi a luglio 2022 ha eliminato questo vantaggio. La disponibilità di ulteriori fondi negoziabili ha sostenuto, tra l’altro, gli scambi di depositi overnight non garantiti tra le banche.

Secondo i dati delle segnalazioni statistiche sui mercati monetari (money market statistical reporting, MMSR), i prestiti non garantiti sono aumentati da una media giornaliera di 120 miliardi di euro durante il periodo di tassi negativi sui depositi presso la banca centrale nel 2021 e nel 2022 a 210 miliardi di euro verso la fine del 2023; l’incremento ha interessato tutti i settori delle controparti (cfr. il pannello b) del grafico B). Il ritorno a tassi positivi e la fine del sistema a due livelli hanno pertanto determinato un notevole aumento dell’offerta di fondi nel segmento non garantito.

In un contesto di eccesso di offerta, le banche hanno beneficiato di un maggiore potere di mercato nella negoziazione dei tassi di interesse con la clientela, come si evince dalla maggiore dispersione degli stessi nei contributi al calcolo dell’€STR, con la maggioranza che orienta il tasso verso il basso. Mentre nell’offerta di fondi gli investitori hanno mostrato una preferenza per le scadenze a breve termine, prevedendo un rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE, le banche hanno evidenziato un interesse ridotto per tali scadenze, che non offrono benefici per i requisiti regolamentari di liquidità e rappresentano, nel contempo, un mezzo costoso per l’ampliamento della dimensione totale dei bilanci. Le banche tendono pertanto a richiedere un premio ai depositanti per compensare l’effetto negativo di questi depositi sul proprio coefficiente di leva finanziaria. Il premio ha esercitato pressioni al ribasso sull’€STR, soprattutto in corrispondenza delle date di segnalazione, ossia alla fine di ciascun trimestre e a fine anno.

Grafico B

Attività di negoziazione

a) Liquidità in eccesso negoziabile e differenziale €STR/tasso sui depositi presso la banca centrale

b) Prestiti non garantiti per settore della controparte

(Scala di sinistra: liquidità in eccesso in migliaia di miliardi di euro; scala di destra: differenziale in punti base)

(miliardi di euro)

Fonti: BCE (banca dati sulle operazioni di mercato, MMSR), Bloomberg ed elaborazioni dell’Eurosistema.
Note: pannello a): il periodo di tassi negativi sui depositi presso la banca centrale termina il 26 luglio 2022; il 27 luglio il tasso è passato dal −0,50 allo 0,00 per cento. Per “Riserve esenti” si intende la quota di liquidità in eccesso esente dalla remunerazione negativa nel quadro del sistema a due livelli. Pannello b): il periodo di tassi positivi sui depositi presso la banca centrale inizia il 14 settembre 2022, quando il tasso è stato innalzato dallo 0,00 allo 0,75 per cento. I volumi negoziati mostrati nel grafico includono tutti i depositi overnight rientranti nel calcolo dell’€STR, i depositi di società non finanziarie, i conti deposito e alcuni altri prestiti residui con scadenze fino a un anno. FCM: fondi comuni monetari; SNF: società non finanziarie. La voce “Altro” comprende i fondi di investimento (esclusi i fondi comuni monetari), i fondi pensione e i fondi assicurativi, nonché i settori residui.

La mancata riduzione del differenziale potrebbe essere un fenomeno temporaneo

L’assenza di una riduzione del differenziale tra l’€STR e il tasso sui depositi presso la banca centrale, infine, potrebbe essere un fenomeno temporaneo dal momento che, in un contesto di eccesso di offerta, le banche mantengono il potere di mercato di negoziare il prezzo dei depositi a breve termine per coprire gli effetti sui coefficienti regolamentari. Un riallineamento tra l’€STR e il tasso sui depositi presso la banca centrale potrebbe ancora verificarsi, dato che i livelli di liquidità in eccesso si ridurranno ulteriormente e ciò sarebbe in grado di modificare il rapporto tra domanda e offerta di fondi.

3 Il settore finanziario europeo si dimostra resiliente, pur operando in un contesto di potenziale instabilità

Nel 2023 le banche nell’area dell’euro hanno mostrato capacità di tenuta, in particolare a fronte dei fallimenti degli enti creditizi avvenuti negli Stati Uniti e in Svizzera. Hanno beneficiato dei progressi compiuti su diversi fronti, nonché della costante azione di vigilanza. Il contesto finanziario, tuttavia, si è confermato fragile, perché l’inasprimento delle condizioni finanziarie ha messo a dura prova l’economia reale e il settore finanziario. Le autorità nazionali hanno continuato ad attivare requisiti macroprudenziali per l’accantonamento o l’innalzamento di riserve di capitale, al fine di rafforzare il settore bancario. Sono stati altresì oggetto di ulteriore miglioramento i quadri normativi per le banche, oltre che per le infrastrutture di mercato e le società finanziarie innovative, al fine di potenziare la resilienza del sistema finanziario nel lungo periodo.

3.1 La stabilità finanziaria nel 2023

Il contesto di stabilità finanziaria nell’area dell’euro si è confermato fragile

Nel corso del 2023 il contesto di stabilità finanziaria nell’area dell’euro si è confermato fragile per effetto di un insieme di sfide legate all’aumento dell’inflazione, all’inasprimento delle condizioni finanziarie, all’indebolimento delle prospettive di crescita e a nuove tensioni geopolitiche in Medio Oriente che si sono aggiunte all’impatto del perdurare della guerra russa contro l’Ucraina. A marzo 2023 i fallimenti delle banche negli Stati Uniti e in Svizzera hanno innescato uno shock finanziario dall’impatto forte, ma che si è rivelato breve, grazie all’azione politica risoluta. Pertanto, i timori per la stabilità finanziaria si sono orientanti rapidamente verso altri rischi, quali le implicazioni dell’aumento dei tassi di interesse e i rischi al ribasso per la crescita. L’innalzamento dei tassi di riferimento della BCE ha continuato a far salire gradualmente il costo del finanziamento in tutti i settori dell’economia. Tuttavia, l’allungamento dei periodi di determinazione iniziale dei tassi di interesse per i prestiti concessi negli anni precedenti, insieme alla tenuta dei mercati del lavoro e al risparmio accumulato, nel corso dell’anno hanno contenuto il rischio di credito dovuto all’aumento dei costi a carico dei debitori. Nel complesso, la qualità degli attivi delle banche dell’area dell’euro si è confermata solida, ma le perdite su crediti a carico delle banche hanno iniziato ad aumentare, seppure da livelli modesti, e gli intermediari finanziari non bancari hanno continuato a dover fronteggiare un elevato rischio di credito, legato a crescenti riduzioni dei rating nei loro portafogli obbligazionari.

Condizioni finanziarie più restrittive e incremento dei costi di servizio del debito per famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche

Dopo anni di bassi tassi di interesse, e con la creazione dello strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI) della BCE, nel 2023 gli emittenti sovrani dell’area dell’euro hanno assistito a un aumento generalizzato dei costi di finanziamento, con una limitata dispersione tra paesi nel corso dell’anno. Tuttavia, dato che le amministrazioni pubbliche si trovano ora a dover rinnovare il proprio debito in scadenza a tassi di interesse più elevati, i loro costi di finanziamento restano sensibili all’evoluzione dei fondamentali in materia di finanza pubblica, in particolare al rischio di sconfinamenti di bilancio, che potrebbe rinnovare timori per la sostenibilità del debito sovrano. Nel contempo, eventuali andamenti indesiderati o non controllati dei mercati del debito sovrano possono essere contrastati grazie alla flessibilità prevista per i reinvestimenti nell’ambito del programma della BCE di acquisto per l’emergenza pandemica, nonché allo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria della BCE, soggetto al rispetto di determinate condizioni.

Analogamente, prima e durante la pandemia il settore societario ha beneficiato dei bassi tassi di interesse, consentendo il mantenimento degli utili nel 2023. Con il graduale venir meno degli effetti della ripresa, gli standard creditizi sono diventati più restrittivi e il servizio del debito è più costoso, con il conseguente aumento delle vulnerabilità delle imprese. Nel corso dell’anno il numero dei fallimenti societari ha iniziato ad aumentare, pur mantenendosi generalmente basso. Le imprese immobiliari si sono mostrate particolarmente vulnerabili, a causa dell’attuale congiuntura negativa del mercato immobiliare commerciale dell’area dell’euro.

Nel 2023 il settore delle famiglie ha dovuto fronteggiare un deterioramento della capacità di rimborso del debito, a causa dei più elevati tassi di interesse e della correzione in atto nei mercati immobiliari residenziali. Il forte aumento dei costi di finanziamento dall’inizio del ciclo restrittivo della politica monetaria ha chiaramente avuto un impatto negativo sulla domanda di mutui ipotecari. Ciononostante, il vigore del mercato del lavoro, insieme ai vincoli dal lato dell’offerta di abitazioni, ha favorito un raffreddamento ordinato nei mercati immobiliari residenziali. Le valutazioni ancora elevate suggeriscono comunque la possibilità che si materializzino delle vulnerabilità, in caso le correzioni dei prezzi divenissero incontrollate.

I mercati finanziari sono rimasti vulnerabili a eventi negativi inattesi

Nel corso del 2023, al di là di diversi episodi di volatilità, il prezzo complessivo dei mercati finanziari sembrava dipendere da aspettative ottimistiche circa le prospettive macrofinanziarie future e pertanto è stato considerato vulnerabile a eventi negativi inattesi. I premi per il rischio sono sembrati ben in linea con gli andamenti storici nel mercato delle obbligazioni societarie, mentre nel mercato azionario sono stati significativamente compressi. La reazione insolitamente contenuta dei corsi azionari all’aumento dei tassi di interesse potrebbe rendere le azioni vulnerabili a improvvise revisioni dei prezzi, in caso gli effetti avversi del rallentamento economico sulla redditività delle imprese si rivelassero maggiori di quanto previsto dagli investitori. Inoltre, la propensione al rischio sui mercati si è confermata molto sensibile a ulteriori eventi inattesi relativi alle prospettive di inflazione, crescita e, per estensione, all’evoluzione della politica monetaria.

Nel terzo trimestre del 2023 il coefficiente di CET 1 (Common Equity Tier 1, CET 1) delle banche dell’area dell’euro era pari al 15,6 per cento. Si tratta di un valore prossimo ai livelli massimi dall’introduzione della vigilanza bancaria europea, che beneficia della maggiore redditività e della riduzione dei rischi degli attivi bancari. Le elevate riserve di capitale e di liquidità hanno contribuito al mantenimento della fiducia nel sistema bancario dell’area dell’euro a fronte delle tensioni innescate dai fallimenti degli istituti bancari statunitensi e svizzeri all’inizio dell’anno. Inoltre, il rendimento del capitale delle banche dell’area dell’euro è ulteriormente aumentato, raggiungendo il 10 per cento, il livello più alto in più di dieci anni, trainato da margini di interesse netti più ampi, perché i rendimenti delle attività sono aumentati più velocemente rispetto al costo della provvista. Se da un lato questi fattori positivi hanno sostenuto gli utili delle banche, dall’altro tre fattori negativi hanno rappresentato possibili fonti di rischio per la redditività: a) l’aumento dell’inflazione e dei costi del servizio del debito, insieme al peggioramento del contesto macroeconomico, hanno un potenziale impatto avverso sulla qualità degli attivi bancari, che aveva già iniziato a materializzarsi con dei primi segnali di aumento dei tassi di default e dei ritardi nei pagamenti; b) la riduzione della domanda di prestiti in relazione a standard più severi per la concessione del credito e la diminuzione dei flussi di nuovi prestiti ai livelli più bassi osservati dal 2015; c) il probabile aumento imminente dei costi di finanziamento, a seguito di segnali di incremento dei tassi sui depositi in termini aggregati, soprattutto per i depositi a termine, e dei maggiori costi di finanziamento sui mercati. Nonostante questi rischi, i risultati delle prove di stress condotte a livello di UE dall’Autorità bancaria europea (ABE) nel 2023 hanno dimostrato che ci si può aspettare una conferma della solidità delle banche nei confronti di shock molto avversi.

Il settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria si è confermato vulnerabile ai rischi di liquidità e di credito

Il settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria si è confermato relativamente stabile nel 2023, con il perdurare di afflussi verso i fondi di obbligazioni sovrane e societarie di tipo investment grade. Ciò ha contribuito ad aumentare l’assorbimento del debito emesso da soggetti sovrani e imprese. Nel contempo gli intermediari finanziari non bancari nel corso dell’anno hanno attivamente ridotto la propria esposizione complessiva al rischio di credito, attraverso un processo di riduzione del rischio in atto e un ribilanciamento dei propri portafogli di investimento a favore di attività relativamente più sicure. Ciononostante, le vulnerabilità al rischio di credito permangono. A causa dell’elevato livello di incertezza economica e dell’inasprimento delle condizioni finanziarie, il settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria è stato potenzialmente a rischio di minusvalenze dovute al declassamento del merito di credito nei portafogli obbligazionari e ai default. Si è inoltre confermata l’esposizione al rischio di liquidità, perché le riserve liquide nei fondi azionari e obbligazionari sono rimaste scarse, in un contesto caratterizzato da condizioni finanziarie sempre più restrittive. Nel complesso, poiché la liquidità detenuta in tutti i segmenti del settore non bancario è rimasta contenuta, si è presentato il rischio che improvvisi deflussi dai fondi di investimento, ingenti richieste di aumento dei margini a garanzia o scadenze di polizze assicurative comportassero vendite forzate di attività. I fondi di investimento immobiliari erano ancora particolarmente esposti a perdite da minusvalenze e ai riscatti degli investitori, soprattutto alla luce delle difficoltà nel settore degli immobili commerciali. L’instabilità di questo segmento è stata particolarmente preoccupante, in ragione della sua importanza per il settore immobiliare e della sua potenzialità di amplificarne i rischi.

Nel 2023 le banche, i fondi e le compagnie di assicurazione dell’area dell’euro hanno continuato ad affrontare i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e hanno dovuto monitorare attentamente il rischio cibernetico. La crescente frequenza di gravi catastrofi naturali a seguito dei cambiamenti climatici e la crescente entità delle perdite associate hanno altresì spinto al rialzo i prezzi delle assicurazioni, in presenza di una disponibilità limitata di polizze contro i pericoli legati al clima[33]. Ciò ha evidenziato il rischio di una maggiore incidenza degli shock climatici, esacerbando i problemi di redditività cui devono far fronte gli assicuratori del ramo danni e ampliando i divari di protezione esistenti (la percentuale di perdite economiche non coperte da assicurazioni), con un potenziale impatto negativo sulla situazione macroeconomica e sulla stabilità finanziaria.

3.2 La politica macroprudenziale: tutelare la capacità di tenuta del settore finanziario in condizioni macrofinanziarie turbolente

Le autorità nazionali hanno continuato ad attivare requisiti macroprudenziali o ad aumentare le riserve di capitale

Alla BCE è affidato il compito di valutare i provvedimenti macroprudenziali che le autorità nazionali dei paesi partecipanti al Meccanismo di vigilanza unico propongono alle banche in materia di adeguatezza patrimoniale. È importante rilevare che essa ha altresì il potere di applicare misure patrimoniali più stringenti, ove necessario; tuttavia, basandosi su un attento monitoraggio degli orientamenti nazionali in ambito di politica macroprudenziale, nel 2023 non ne ha ravvisato la necessità. Molti paesi, infatti, avevano già adottato nuove misure macroprudenziali, o inasprito provvedimenti già in vigore, al fine di rafforzare la resilienza dei sistemi bancari a fronte di vulnerabilità accumulate e rischi al ribasso.

Preservare la resilienza del sistema finanziario e promuovere misure mirate di tipo macroprudenziale

Al fine di preservare la capacità di tenuta delle banche a fronte di un eventuale peggioramento delle condizioni del settore, è necessario mantenere delle riserve macroprudenziali

Nel 2023 le valutazioni a fini di stabilità finanziaria si sono orientate verso le implicazioni che l’aumento dei tassi di interesse e i rischi al ribasso potrebbero avere per la crescita. Da una prospettiva macroprudenziale, le condizioni finanziarie più restrittive hanno determinato il protrarsi di una fase di rallentamento nel ciclo finanziario, seppure in assenza di rischi sistemici. In particolare, le posizioni patrimoniali delle banche si sono confermate solide, anche se con situazioni differenti tra banche e sistemi bancari e margini differenti rispetto ai requisiti minimi; pertanto i vincoli all’offerta di credito non sono derivati dai requisiti patrimoniali delle banche. In prospettiva, nel settore non finanziario, la capacità di servizio del debito potrebbe risentire dell’aumento dei relativi costi e del peggioramento del contesto macroeconomico, con un conseguente graduale deterioramento della qualità degli attivi delle banche. Ciò, insieme alla diminuzione dei volumi di prestito e all’incremento dei costi di raccolta, potrebbe avere un impatto negativo sulla redditività e sulla resilienza delle banche.

In tale contesto, nel 2023 le autorità nazionali hanno continuato a rendere più stringenti i requisiti macroprudenziali, al fine di irrobustire la capacità di tenuta delle banche e avvalendosi della redditività e dei margini patrimoniali delle stesse, mantenutisi elevati, in media, nonostante il difficile contesto macrofinanziario. Alcune autorità nazionali hanno attivato la riserva di capitale anticiclica al fine di gestire vulnerabilità legate all’accumularsi del rischio di credito e creare spazio macroprudenziale nella forma di riserve di capitale rilasciabili quando necessario. Nel 2023 otto paesi hanno introdotto o aumentato il requisito di riserva di capitale anticiclica: alla fine dell’anno erano 14 i paesi che avevano adottato, o annunciato di adottare, un coefficiente di riserva anticiclica positivo. A questi si sono aggiunti 11 paesi che avevano adottato, o annunciato di adottare, un requisito di riserva di capitale, generalizzato o settoriale, a fronte del rischio sistemico[34], mentre le banche di dieci paesi hanno dovuto incrementare il livello dei requisiti relativi alle riserve per gli altri enti a rilevanza sistemica (O‑SII), in parte a causa della revisione della metodologia per la valutazione del livello minimo[35] effettuata dalla BCE. Infine, 15 paesi hanno mantenuto in vigore delle misure mirate ai debitori, al fine di evitare un’eccessiva assunzione di rischi da parte delle banche nella concessione di prestiti alle famiglie.

Nel 2023 la BCE ha comunicato le proprie analisi e i propri punti di vista in materia di politica macroprudenziale. Nei capitoli dedicati alla politica macroprudenziale dei numeri di maggio e novembre della Financial Stability Review è stata sottolineata l’importanza di mantenere delle riserve macroprudenziali a fronte di un eventuale peggioramento delle condizioni del settore bancario[36]. È stata anche spiegata la ragione della necessità di mantenere in vigore le misure mirate ai debitori e di continuare a svolgere un ruolo di meccanismo di copertura strutturale, al fine di evitare un deterioramento dei criteri per la concessione del credito, garantendo al contempo che i debitori si mantengano resilienti. È stato inoltre suggerito che gli elevati livelli di redditività del settore bancario potessero fornire ad alcuni paesi l’opportunità di attuare degli innalzamenti mirati dei requisiti di riserve macroprudenziali, a condizione di evitare effetti prociclici. Da ultimo, ma non meno importante, la BCE ha emesso dei pareri in cui spiega perché l’imposizione agli enti creditizi di tasse straordinarie in alcuni paesi potrebbe avere delle implicazioni negative per la stabilità finanziaria[37].

L’esperienza della pandemia suggerisce che il rilascio di riserve macroprudenziali dovrebbe rivestire un ruolo più determinante

La BCE ha dedicato un numero del suo Macroprudential Bulletin alla possibilità di attivare un tasso neutrale positivo per la riserva di capitale anticiclica. Nel complesso, l’esperienza tratta dalla pandemia suggerisce che il rilascio di riserve di capitale macroprudenziali dovrebbe rivestire un ruolo più determinante, al fine di gestire efficacemente gli shock sistemici avversi, che possono verificarsi indipendentemente dalla posizione di un paese nel ciclo finanziario o economico. Alla fine del 2023 sei paesi avevano già adottato, o annunciato di adottare, un quadro di riferimento per l’implementazione di un tasso neutrale positivo anticiclico[38]. Tali sistemi di riferimento si basavano su approcci differenti, pertanto ne sono risultati tassi neutrali positivi differenti. Nel medio periodo sembra auspicabile un approccio più armonizzato nell’istituzione di tassi neutrali positivi nei paesi dell’unione bancaria, per una maggiore coerenza e politiche più efficaci, pur nel rispetto della flessibilità nazionale necessaria. Relativamente al settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria, la BCE ha continuato a richiedere l’adozione di un insieme completo di misure di policy, volto a gestire le vulnerabilità di tale settore con un approccio olistico. Tali misure non dovrebbero prescindere dai quadri di riferimento vigenti e dovrebbero avere un forte coordinamento internazionale alla base.

La cooperazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico

Il CERS ha proseguito la sua analisi delle potenziali fonti di rischio sistemico e ha pubblicato una raccomandazione sul settore immobiliare non residenziale

Nel 2023 la BCE ha fornito assistenza analitica, statistica, logistica e amministrativa al Segretariato del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS). In particolare, la BCE ha copresieduto i seguenti gruppi del CERS: il gruppo di lavoro sugli strumenti (Instruments Working Group, IWG), il gruppo di lavoro sull’analisi (Analysis Working Group, AWG) e la task force sulle prove di stress, oltre al gruppo di lavoro congiunto BCE/CERS dedicato al monitoraggio dei rischi climatici. Ha altresì condiviso la presidenza delle squadre agili istituite nell’ambito del gruppo di lavoro sull’analisi macroprudenziale (AWG/Macroprudential Analysis Group, MPAG) e del gruppo di lavoro sulla politica macroprudenziale (IWG/Macroprudential Policy Group, MPPG), che si occupano dell’impatto dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse sulla stabilità finanziaria, nonché della squadra agile sulla liquidità sistemica, in seno all’AWG/MPAG.

La BCE ha inoltre fornito sostegno alle attività del CERS nei seguenti ambiti: a) strumenti macroprudenziali per la resilienza cibernetica[39]; b) implicazioni sistemiche e opzioni di policy in materia di cripto-attività e finanza decentrata[40]; c) monitoraggio delle vulnerabilità nel settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria[41]; d) opzioni di policy per la gestione dei rischi relativi al debito societario e ai fondi di investimento immobiliari[42]; e) vulnerabilità nel settore degli immobili non residenziali, oggetto di una raccomandazione pubblicata dal CERS[43]; f) assetti macroprudenziali per la gestione dei rischi climatici[44]. Informazioni più dettagliate sono reperibili sul sito Internet del CERS e nei suoi rapporti annuali.

3.3 Le attività microprudenziali per la sicurezza e la solidità delle singole banche

Le banche hanno confermato di essere solide, grazie ai progressi compiuti negli anni passati, nonché alla costante azione di vigilanza

Nonostante il difficile contesto macroeconomico, nel 2023 le banche europee hanno confermato la propria capacità di tenuta, anche all’indomani delle turbolenze innescate a marzo dal fallimento di alcune banche regionali statunitensi e sfociate, in Europa, nell’acquisizione, da parte di UBS, di Credit Suisse, sottoposta alla vigilanza delle autorità svizzere. Durante un esercizio specifico di raccolta di dati condotto dalla BCE e dall’ABE, le banche hanno segnalato 73 miliardi di euro di perdite nette non realizzate su titoli di debito al valore contabile. Tale importo è stato considerato contenuto rispetto a quello registrato negli Stati Uniti. Anche grazie al miglioramento della qualità degli attivi e della redditività, le banche riuscirebbero a fronteggiare la grave recessione economica prevista dallo scenario avverso della prova di stress condotta dall’ABE nel 2023. Tale capacità di tenuta complessiva è attribuibile agli sforzi compiuti dagli enti negli anni, alla diversificazione della raccolta e alle buone condizioni generali di liquidità, nonché alla costante azione di vigilanza da parte della BCE, come ad esempio i lavori condotti dal 2021 sul rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario. Nel processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP) del 2023 il risultato complessivo è rimasto sostanzialmente invariato. I requisiti di secondo pilastro in termini di CET1 sono stati fissati in media all’1,2 per cento, rispetto all’1,1 del 2022.

I risultati dello SREP e la redditività record mostrata dalle banche europee nel 2023, tuttavia, non rappresentano per la BCE motivo di compiacimento: la trasmissione, in graduale aumento, dei tassi di riferimento a quelli dei depositi bancari e il più generalizzato incremento dei costi di raccolta a carico delle banche, nonché il peggioramento della qualità degli attivi nel settore immobiliare e in altri comparti sensibili alle variazioni dei tassi di interesse, potrebbero mettere a rischio la sostenibilità degli elevati profitti. L’azione di vigilanza della BCE resta concentrata sulle vulnerabilità persistenti nella gestione dei rischi, nella governance e nei controlli interni, nonché sui rischi emergenti.

La vigilanza è ora più basata sui rischi ed efficace

Nel corso del 2023 la vigilanza bancaria della BCE si è evoluta e ora è più basata sui rischi ed efficace. Sulla base del proprio lavoro interno e delle raccomandazioni fornite da un gruppo di esperti, la BCE ha adottato un nuovo quadro di riferimento per la tolleranza al rischio, che consente alle autorità di vigilanza di adattare le proprie attività, ordinandole altresì per priorità, in base alla situazione individuale dell’ente sottoposto a vigilanza, piuttosto che applicare uno stesso approccio per tutti. Nella stessa ottica, ha introdotto un nuovo sistema di valutazione pluriennale per lo SREP, che consente alle autorità di vigilanza di calibrare meglio l’intensità e la frequenza delle proprie analisi. Ha altresì iniziato a sviluppare processi di intervento a incisività crescente più tempestivi e intensivi, che si avvalgono dell’intera gamma di strumenti di vigilanza a disposizione, tra cui penalità di mora, ad esempio nell’ambito dei rischi climatici e ambientali[45].

Nel 2023 la BCE ha comminato sanzioni nei confronti di tre banche[46].

A dicembre 2023 la BCE ha pubblicato le priorità di vigilanza per il periodo 2024‑2026, che sono incentrate su: a) rafforzare la capacità di tenuta agli shock macrofinanziari e geopolitici nell’immediato; b) accelerare gli interventi per porre efficacemente rimedio alle carenze nella governance e nella gestione dei rischi climatici e ambientali; c) ulteriori progressi nella trasformazione digitale e nella realizzazione di solidi assetti di resilienza operativa.

Nell’ambito del costante impegno al fine di promuovere la trasparenza, nel 2023 la BCE ha pubblicato: a) un approccio articolato in quattro fasi per determinare il requisito di secondo pilastro (P2R) per ogni banca sulla base dei singoli rischi; b) la metodologia SREP per il rischio di credito e la metodologia SREP per il rischio di mercato da applicare nel ciclo del 2024; c) la Guida alle procedure relative alle partecipazioni qualificate; a gennaio 2024 ha rilasciato una versione aggiornata del Manuale di vigilanza, la cui precedente versione era stata pubblicata nel 2018.

Ad aprile 2023 la BCE, congiuntamente con il Comitato di risoluzione unico, ha accolto con favore una serie di modifiche legislative al quadro europeo per la gestione delle crisi e l’assicurazione dei depositi che era stato proposto dalla Commissione europea.

A ottobre 2023 Claudia Buch è stata nominata nuovo Presidente del Consiglio di vigilanza della BCE, conformemente al processo di selezione istituzionale in vigore.

Informazioni più dettagliate sono disponibili sul sito Internet della vigilanza bancaria della BCE e nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2023.

3.4 Il contributo della BCE alle iniziative regolamentari internazionali e dell’UE

Sono state raggiunte diverse tappe importanti nel miglioramento del quadro regolamentare

Nel 2023 sono stati compiuti progressi ulteriori nel miglioramento del quadro regolamentare per il settore finanziario. I principali risultati conseguiti sono stati: a) l’accordo sull’attuazione del pacchetto definitivo di riforme di Basilea III nell’UE; b) le iniziative adottate per fare fronte ai rischi climatici; c) la proposta di rafforzamento del quadro dell’UE per la gestione delle crisi e l’assicurazione dei depositi. Si è progredito in misura rilevante anche nella regolamentazione delle cripto‑attività e nel rafforzamento del regolamento sulle infrastrutture di mercato, ad esempio con riferimento alla compensazione accentrata.

Rafforzamento del quadro regolamentare per il settore bancario

I lavori sulla regolamentazione bancaria si sono incentrati sull’attuazione di Basilea III, il programma sulla finanza sostenibile dell’UE e la gestione delle crisi

Nel 2023 la BCE ha continuato a sostenere i negoziati sul pacchetto di misure dell’UE per il settore bancario, che include una serie di emendamenti del regolamento sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Regulation, CRR)[47] e della direttiva sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Directive, CRD)[48], al fine di attuare il pacchetto definitivo di riforme di Basilea III nell’UE. A dicembre gli organi preparatori del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE hanno approvato il pacchetto di misure dell’UE per il settore bancario. L’adozione dei testi definitivi del CRR e della CRD è prevista entro la fine di aprile 2024, a revisione giuridica ultimata. Le riforme sono volte a rafforzare ulteriormente la capacità di tenuta del sistema bancario dell’UE, in particolare aumentando le riserve a fronte delle esposizioni ai rischi di credito, operativo e di mercato. Daranno inoltre ulteriore impulso agli strumenti di vigilanza, tra cui quelli mirati alla gestione dei rischi climatici e di altri rischi di sostenibilità[49]. La BCE ha inoltre contribuito al programma sulla finanza sostenibile dell’UE, in particolare pubblicando dei pareri su una direttiva relativa alla due diligence delle imprese ai fini della sostenibilità e su un regolamento sulle attività di rating ambientale, sociale e di governance (environmental, social and governance, ESG)[50].

Il dibattito sul completamento dell’unione bancaria ha avuto come oggetto in particolare il miglioramento del quadro legislativo dell’UE per la gestione delle crisi e l’assicurazione dei depositi. Il 18 aprile 2023 la Commissione europea ha pubblicato una proposta legislativa volta a rafforzare la gestione delle crisi bancarie nell’UE e, in particolare, a migliorare le opzioni a disposizione delle autorità per gestire il fallimento delle banche di piccole e medie dimensioni. La BCE ha accolto con grande favore il pacchetto legislativo in un parere[51], sottolineando la necessità di un miglioramento dello strumentario e delle opzioni di finanziamento per la gestione delle crisi. Oltre alla proposta del pacchetto legislativo, la BCE ha esortato a compiere ulteriori passi avanti nel completamento dell’unione bancaria. In particolare, ciò richiede la creazione di un sistema europeo di assicurazione dei depositi e l’istituzione di un quadro europeo per la fornitura di liquidità nelle procedure di risoluzione.

Finalizzazione di un quadro regolamentare per le cripto‑attività e l’antiriciclaggio

Sono stati compiuti progressi importanti nella regolamentazione delle cripto‑attività e nel miglioramento delle regole in materia di antiriciclaggio

Nel 2023 la BCE ha continuato a sostenere la finalizzazione e l’attuazione di un quadro regolamentare per le cripto‑attività, a livello sia europeo sia internazionale. A seguito dell’entrata in vigore nell’UE del regolamento relativo ai mercati delle cripto‑attività[52] a giugno, la BCE ha fornito il proprio contributo per vari standard tecnici coordinati dall’Autorità bancaria europea e dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e volti all’adozione del regolamento. A livello internazionale, ha contribuito ai progressi compiuti in consessi internazionali quali il Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB) e il Comitato per i pagamenti e le infrastrutture di mercato (Committee on Payments and Market Infrastructures, CPMI). Nello specifico, l’FSB ha finalizzato il proprio Global Regulatory Framework for Crypto-asset Activities, che fornisce raccomandazioni di alto livello per la regolamentazione delle cripto‑attività e dei relativi mercati, nonché per gli accordi a livello mondiale in materia di stablecoin. Tali raccomandazioni sono state incluse nel più ampio piano di azione del G20 sulle cripto‑attività, adottato a ottobre e a cui ha contribuito anche la BCE. La Banca centrale europea ha altresì sostenuto l’operato del CBVB sull’inasprimento e il chiarimento del suo standard sulle esposizioni delle banche verso cripto‑attività. In particolare, le modifiche apportate allo standard rendono più stringenti i criteri per il trattamento regolamentare preferenziale degli stablecoin.

La BCE ha inoltre continuato a contribuire attivamente al completamento della proposta del pacchetto legislativo della Commissione europea in materia di contrasto al riciclaggio del denaro e al finanziamento del terrorismo (anti-money laundering and countering terrorism financing, AML/CFT), compresa la creazione di un’autorità antiriciclaggio a livello dell’UE. Come illustrato nei suoi pareri[53], la BCE ha sostenuto la stretta cooperazione e la condivisione di informazioni tra le autorità di vigilanza in materia di AML/CFT e la vigilanza bancaria europea e, più in generale, un efficace regime dell’UE per contrastare l’uso improprio del sistema finanziario dell’UE a fini di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.

Sostenere i progressi verso l’unione dei mercati dei capitali e rafforzare il quadro regolamentare del settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria

Sono proseguiti gli sforzi per far progredire l’unione dei mercati dei capitali e la regolamentazione del settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria

Nel 2023 sono proseguiti i lavori legislativi sulle iniziative volte ad approfondire l’integrazione dei mercati dei capitali dell’UE nell’ambito del piano d’azione della Commissione europea per l’Unione dei mercati dei capitali del 2020. Nel corso dell’anno la BCE ha contribuito al dibattito pubblico di politica economica sul futuro dell’unione dei mercati dei capitali attraverso varie pubblicazioni e interventi[54]. Inoltre, la Presidente della BCE, insieme ai presidenti dell’Eurogruppo, della Banca europea per gli investimenti, del Consiglio europeo e della Commissione europea, ha pubblicato un editoriale sull’importanza dell’unione dei mercati dei capitali per convogliare i risparmi dell’Europa verso la crescita. La BCE ha inoltre partecipato attivamente al dibattito in seno all’Eurogruppo sul futuro dei mercati europei dei capitali e finanziari e ha contribuito al processo legislativo relativo alla revisione del regolamento europeo sulle infrastrutture di mercato[55].

Inoltre, la BCE ha ribadito l’importanza di affrontare le vulnerabilità strutturali nell’intermediazione finanziaria non bancaria e di rafforzare il relativo quadro di riferimento in una prospettiva macroprudenziale. Esaminando i recenti episodi di tensione nel settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria, le implicazioni di policy sull’adeguatezza di tale settore in termini di liquidità e leva sono state trattate nel Financial Stability Review e nel Macroprudential Bulletin della BCE[56]. La Banca centrale europea è stata inoltre coinvolta nella valutazione da parte dell’FSB delle implicazioni, in termini di stabilità finanziaria, della leva finanziaria nel settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria e ha contribuito attivamente ai lavori di policy in corso volti a promuoverne la resilienza[57]. Per quanto riguarda i fondi comuni aperti, la BCE ha contribuito alla revisione delle raccomandazioni di policy emesse dall’FSB in materia di disallineamenti strutturali di liquidità in questo tipo di fondi[58].

4 Il regolare funzionamento delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

L’Eurosistema svolge un ruolo centrale nello sviluppo, nella gestione operativa e nella supervisione delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti. Nel 2023 ha rinnovato con successo il proprio sistema di pagamento all’ingrosso e ha continuato a sviluppare i servizi Target. Al fine di accrescere ulteriormente l’integrazione e l’innovazione nei mercati europei dei pagamenti e dei titoli, l’Eurosistema ha aggiornato la propria strategia per i pagamenti al dettaglio e ha intrapreso l’analisi del potenziale impatto delle tecnologie emergenti sul regolamento delle operazioni finanziarie all’ingrosso. Nell’ambito dell’attività esplorativa per un possibile euro digitale, l’Eurosistema è passato dalla fase istruttoria a quella preparatoria.

4.1 Servizi Target

L’Eurosistema ha avviato con successo il nuovo sistema di pagamento all’ingrosso T2

Il 20 marzo 2023 l’Eurosistema ha avviato con successo il nuovo sistema di pagamento all’ingrosso T2, che ha sostituito Target2, operativo da novembre 2007. T2 introduce un sistema di regolamento lordo in tempo reale (real-time gross settlement, RTGS), una funzione per ottimizzare, tra tutti i servizi Target, una gestione centralizzata della liquidità tramite una serie di componenti comuni condivise tra i servizi Target stessi e l’estensione degli orari operativi. La migrazione ha avuto luogo tra il 17 e il 20 marzo 2023 e, a partire da lunedì 20 marzo 2023, tutte le banche hanno iniziato a regolare nel nuovo sistema, secondo un approccio di tipo “big bang”. Il nuovo sistema è conforme allo standard internazionale per lo scambio di messaggi tra istituzioni finanziarie (ISO 20022) e comporta un significativo incremento dell’efficienza. Inoltre, il nuovo assetto di T2 consente agli operatori di mercato di razionalizzare la gestione della liquidità in moneta di banca centrale per le operazioni in euro nei pagamenti all’ingrosso e al dettaglio, nonché per il regolamento delle transazioni in titoli.

Circa 1.000 istituti bancari utilizzano T2 per disporre transazioni in euro sia per conto proprio sia dei propri clienti. Se si considerano anche filiali e controllate, le banche che a livello mondiale possono essere raggiunte tramite T2 sono più di 40.000. Nel 2023 T2 e il suo predecessore Target2 hanno elaborato, in media, 409.444 pagamenti al giorno, per un valore medio giornaliero pari a 2.200 miliardi di euro. Si tratta di un incremento del 2,9 per cento del volume giornaliero dei pagamenti rispetto a quelli effettuati tramite Target2 nel 2022.

Dal 1º gennaio 2023, in seguito all’adesione della Croazia all’area dell’euro, la comunità finanziaria croata è passata dal sistema RTGS nazionale a Target2/T2. Il processo di integrazione del mercato croato nei servizi Target è proseguito a giugno con la migrazione al servizio di regolamento dei pagamenti istantanei in Target (TARGET Instant Payment Settlement, TIPS) e a settembre, quando il depositario centrale di titoli (Central securities depository, CSD) croato ha perfezionato l’accesso a Target2‑Securities (T2S).

Il CSD croato è stato integrato nell’ambito di un’ondata in cui cinque CSD hanno aderito con successo alla piattaforma T2S: Euroclear Bank, uno dei maggiori CSD al mondo, il sistema di regolamento dei titoli di Stato della banca nazionale bulgara, il depositario centrale AD (l’altro CSD operante in Bulgaria), il CSD croato Središnje klirinško depozitarno društvo d.d. (SKDD) ed Euroclear Finland. La piattaforma T2S collega attualmente 24 CSD operanti in 23 mercati europei, consentendo il regolamento delle transazioni in titoli in euro e in corone danesi. Questa ondata di migrazione ha rappresentato un importante sviluppo per T2S e per l’Eurosistema dal punto di vista operativo, commerciale e strategico. In particolare, il successo dell’integrazione di un CSD (Euroclear Finland) che gestisce i conti degli investitori finali è un’ulteriore conferma della capacità delle infrastrutture di mercato dell’Eurosistema di sostenere tutti i mercati e le giurisdizioni dell’UE. Inoltre, dal punto di vista commerciale, la migrazione di Euroclear Bank introduce gli strumenti Eurobond direttamente in T2S e, a partire dal 2024, nel sistema di gestione delle garanzie dell’Eurosistema (Eurosystem Collateral Management System, ECMS). Nel 2023 T2S ha elaborato, in media, 699.868 transazioni al giorno, per un valore medio giornaliero di 790,3 miliardi di euro.

TIPS ha continuato a svolgere un ruolo importante nello sviluppo dei pagamenti istantanei in euro con l’adesione, nel 2023, di ulteriori banche e comunità nazionali. La crescita del numero di partecipanti a TIPS ha determinato un aumento dei volumi delle operazioni di oltre il 127 per cento rispetto al 2022, con un picco di 28 milioni di pagamenti istantanei regolato a dicembre 2023 (rispetto ai 18,7 milioni di dicembre 2022). Sono stati completati con successo i test per il collegamento, previsto per il 2024, di Sveriges Riksbank e per l’adesione della corona svedese a TIPS per i pagamenti istantanei. È proseguita senza difficoltà la collaborazione tra l’Eurosistema e la Danmarks Nationalbank per l’utilizzo della corona danese in TIPS (e T2) nel 2025.

A luglio 2023 l’Eurosistema ha pubblicato una nuova struttura tariffaria per TIPS, entrata in vigore il 1º gennaio 2024, che assicura che il servizio operi in base al principio del recupero dei costi, senza finalità di lucro, e che si prefigge, allo stesso tempo, di sostenere l’utilizzo dei pagamenti istantanei in Europa. A tal proposito, se ne prevede un’accelerazione, anche alla luce della proposta legislativa presentata dalla Commissione europea di rendere i pagamenti istantanei in euro accessibili a tutti i cittadini e le imprese che detengono un conto bancario nell’UE e nei paesi dello Spazio economico europeo.

Oltre ai tre servizi di regolamento (T2, T2S e TIPS), l’Eurosistema sta sviluppando un nuovo servizio Target, l’ECMS, che costituirà il sistema unico per la gestione delle attività stanziate in garanzia nelle operazioni di credito dell’Eurosistema in tutti i paesi appartenenti all’area dell’euro. L’avvio dell’ECMS è stato posticipato da aprile 2024 a novembre 2024 affinché gli utenti dispongano di un margine di tempo più ampio per completare i test sulle funzionalità del sistema in un ambiente stabile.

4.2 Il progetto dell’euro digitale

La BCE ha avviato la fase preparatoria del progetto sull’euro digitale

La fase istruttoria, durata due anni, del progetto sull’euro digitale si è conclusa a ottobre 2023. Il bilancio dei lavori condotti durante la fase istruttoria ha costituito la base per la decisione del Consiglio direttivo della BCE di avviare la fase preparatoria. L’avvio di questa nuova fase non implica una decisione sull’eventuale emissione di un euro digitale, che può essere presa in considerazione dal Consiglio direttivo solo dopo l’adozione del quadro legislativo per l’euro digitale a livello di Unione europea.

Durante la fase istruttoria l’Eurosistema ha concordato la progettazione e i requisiti tecnici di alto livello per l’euro digitale. Il lavoro è stato supportato da un esercizio di prototipazione per convalidare il progetto proposto da un punto di vista tecnico e attraverso ricerche di focus group[59], al fine di ottenere indicazioni su preferenze e aspettative degli utenti potenziali. Una collaborazione stretta e trasparente con gli operatori del mercato, le altre istituzioni dell’UE e i responsabili delle politiche ha assicurato che tutte le parti in causa potessero contribuire con il proprio feedback alle opzioni di progettazione e distribuzione. La ricerca di mercato sugli aspetti tecnici ha mostrato che esiste un bacino sufficientemente ampio di fornitori europei in grado di sviluppare soluzioni per l’euro digitale e che sono disponibili varie opzioni architetturali e tecnologiche.

La prima fase dell’iter preparatorio, iniziata il 1º novembre 2023, durerà due anni e getterà le basi per la potenziale emissione di un euro digitale. In questo arco di tempo l’attenzione si concentrerà sulla messa a punto di un apposito regolamento (rulebook) e sulla selezione dei fornitori in grado di sviluppare la relativa piattaforma e infrastruttura. L’Eurosistema condurrà inoltre ulteriori test e sperimentazioni e continuerà a consultarsi con tutte le parti interessate, compresi i cittadini, per assicurare che l’euro digitale soddisfi i più elevati standard di qualità, sicurezza, riservatezza e fruibilità.

Eventuali passi successivi saranno decisi dal Consiglio direttivo sulla base dei risultati della prima fase dell’iter preparatorio e degli sviluppi del processo legislativo.

4.3 Innovazione e integrazione delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

L’Eurosistema ha aggiornato la propria strategia per i pagamenti al dettaglio

A novembre 2023 l’Eurosistema ha pubblicato un aggiornamento della propria strategia per i pagamenti al dettaglio alla luce dei cambiamenti significativi intervenuti nel mondo dei pagamenti nei quattro anni trascorsi dal suo avvio. In particolare, le grandi società tecnologiche hanno espanso le loro attività nei settori dei pagamenti, con implicazioni potenzialmente negative sull’autonomia strategica europea in tale settore. Inoltre, la guerra russa contro l’Ucraina ha sottolineato l’importanza dei rischi (cibernetici) per le infrastrutture critiche in Europa, inclusi i servizi di pagamento. Inoltre, sono stati compiuti notevoli progressi nel progetto per l’euro digitale.

La strategia aggiornata mantiene i suoi obiettivi principali, vale a dire lo sviluppo di soluzioni paneuropee per i pagamenti nei punti di interazione (ovvero presso il punto vendita fisico e nel settore dell’e‑commerce e dei pagamenti tramite dispositivo mobile) e l’ulteriore rafforzamento dell’area unica dei pagamenti in euro (SEPA), principalmente attraverso la piena diffusione dei pagamenti istantanei. Prevede inoltre come nuovo obiettivo il miglioramento della capacità di tenuta dei pagamenti al dettaglio, anche attraverso la disponibilità di soluzioni di pagamento alternative in caso di emergenza. Infine, è parimenti sottolineata la complementarità tra il piano strategico dell’Eurosistema per i pagamenti al dettaglio e il progetto per l’euro digitale, in particolare i vari modi in cui quest’ultimo potrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici. Ad esempio, l’euro digitale offrirebbe di per sé una soluzione di pagamento paneuropea, ma potrebbe anche contribuire a far sì che le soluzioni private di pagamento al dettaglio acquisiscano una dimensione paneuropea.

Sono stati compiuti progressi nell’integrazione finanziaria del settore del post-trading

In linea con l’obiettivo di promuovere l’integrazione dei mercati finanziari europei nel settore del post‑trading e di contribuire alla realizzazione dell’unione dei mercati dei capitali, il gruppo consultivo dell’Eurosistema per le infrastrutture di mercato per titoli e garanzie (Advisory Group on Market Infrastructures for Securities and Collateral, AMI‑SeCo) ha continuato a riferire sui progressi compiuti dai propri mercati di pertinenza (lo Spazio economico europeo e i mercati del Regno Unito e della Svizzera) riguardo al rispetto degli standard previsti dall’agenda per l’armonizzazione di T2S, al regolamento unico per la gestione delle garanzie per l’Europa (Single Collateral management Rulebook for Europe, SCoRE), necessario anche per interagire con l’ECMS, e agli standard relativi agli eventi societari (compresi quelli sull’identificazione degli azionisti). Il tasso di conformità complessivo agli standard di armonizzazione di T2S è rimasto intorno al 90 per cento. I cinque nuovi CSD che hanno aderito a T2S a settembre 2023 sono stati giudicati in possesso di un elevato livello di conformità agli standard di armonizzazione di T2S. La relazione sulle verifiche di conformità degli eventi societari del 2023 ha dimostrato che sono stati compiuti progressi anche in relazione al rispetto degli standard sugli eventi societari. Nel rapporto SCoREBoard sul secondo semestre 2023 l’AMI‑SeCo ha rilevato alcuni ritardi nel processo di adeguamento dei soggetti interessati agli standard SCoRE applicabili. In vista della riprogrammazione dell’entrata in funzione dell’ECMS dell’Eurosistema a novembre 2024, l’AMI‑SeCo ha deciso di rinviare il termine ultimo per l’adeguamento ai relativi standard SCoRE.

Al fine di individuare i rimanenti ostacoli all’integrazione dei mercati del post‑trading dei titoli nell’UE, a novembre 2023 l’AMI‑SeCo ha avviato un’indagine tra i suoi membri e le rappresentanze nazionali che riuniscono utenti e fornitori di servizi di regolamento titoli (National Stakeholders Groups). L’AMI‑SeCo ha inoltre fornito un contributo alla Commissione europea e al Consiglio europeo sugli aspetti di post‑trading della proposta della Commissione relativa a procedure transfrontaliere più efficienti in materia di ritenuta alla fonte e ha comunicato all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA) il proprio parere sull’eventuale riduzione del ciclo standard di regolamento titoli T+2.

Infine, l’Eurosistema ha iniziato ad analizzare il potenziale impatto delle tecnologie emergenti, tra cui la tecnologia a registro distribuito (distributed ledger technology, DLT), sul regolamento delle operazioni finanziarie all’ingrosso (cfr. il riquadro 4).

4.4 Sorveglianza e ruolo di banca centrale di emissione

È stato avviato un esercizio di valutazione complessiva dei servizi Target

Il funzionamento sicuro ed efficiente delle infrastrutture dei mercati finanziari (IMF) e dei pagamenti nell’area dell’euro rappresenta una priorità costante per l’Eurosistema nella sua funzione di sorveglianza. Inoltre, in quanto banca centrale di emissione dell’euro, l’Eurosistema è coinvolto in accordi di cooperazione per le IMF operanti al di fuori dell’area dell’euro, ma con volumi significativi di attività denominate in euro.

Le attività prioritarie per la sorveglianza sui servizi Target dell’Eurosistema (cfr. la sezione 4.1) sono state il monitoraggio del progetto di consolidamento di T2‑T2S, in vista del suo avvio a marzo 2023, e l’integrazione di nuovi mercati. A ottobre 2023 è stato inoltre avviato un esercizio di valutazione complessiva di T2/TIPS, rispetto al regolamento sui requisiti di sorveglianza per i sistemi di pagamento di importanza sistemica (systemically important payment systems, SIPS), e di T2S, rispetto ai principi CPMI‑IOSCO.

L’Eurosistema sorveglia anche altri SIPS, tra cui EURO1, STEP2‑T e MasterCard Clearing Management System (MCMS). Nel 2023 le attività di sorveglianza si sono concentrate sul completamento della prima valutazione complessiva di MCMS rispetto al regolamento sui SIPS, sull’avvio di nuovi esercizi di valutazione su EURO1 e STEP2‑T rispetto al medesimo regolamento, sulla valutazione di MCMS rispetto alle aspettative di sorveglianza sulla resilienza cibernetica per le infrastrutture del mercato finanziario (cyber resilience oversight expectations, CROE) e sul monitoraggio della migrazione di EURO1 allo standard ISO20022.

Per quanto riguarda gli strumenti, gli schemi e i meccanismi di pagamento, nel 2023 l’Eurosistema ha raggiunto una tappa fondamentale con la definizione dei meccanismi di pagamento da sottoporre a sorveglianza o monitoraggio nell’ambito del quadro di riferimento dell’Eurosistema per la sorveglianza sugli strumenti, sugli schemi e sui meccanismi di pagamento elettronico (PISA framework). Oltre all’inserimento di nuovi soggetti sottoposti a sorveglianza nell’ambito del quadro di riferimento PISA, l’Eurosistema ha condotto una valutazione complessiva del primo gruppo di schemi paneuropei e ha proseguito i lavori sul monitoraggio delle frodi con carte di pagamento.

In quanto banca centrale di emissione dell’euro, l’Eurosistema ha continuato a partecipare alla sorveglianza cooperativa e agli accordi per la gestione delle crisi delle IMF con volumi significativi di attività denominate in euro. Con riferimento alle controparti centrali (CCP), l’Eurosistema ha contribuito a valutare l’introduzione di modifiche ai modelli di gestione dei rischi, le proposte di ampliamento dei servizi offerti, i piani di risanamento e di risoluzione. Per quanto riguarda il regolamento delle transazioni in titoli, l’Eurosistema ha continuato a partecipare alla valutazione periodica dei CSD ai sensi del regolamento sui depositari centrali di titoli (CSDR) e a prepararsi in vista di autorizzazioni future di gestori di infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito (Distributed Ledger Technology, DLT) ai sensi del regolamento (UE) n. 2022/858 (Regolamento sul regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla DLT).

Riguardo alla resilienza cibernetica, è stata completata la revisione della strategia di resilienza cibernetica dell’Eurosistema per le IMF, i cui aggiornamenti saranno presentati all’inizio del 2024. Inoltre, il SEBC ha condotto l’indagine periodica sullo stato di resilienza cibernetica di 80 IMF nell’UE e ha avviato un follow‑up con le rispettive autorità di sorveglianza e i soggetti sottoposti a supervisione.

La BCE ha supportato vari lavori a livello internazionale in materia di sorveglianza (ad esempio, sulle pratiche di marginazione delle CCP, sui presidi delle IMF riguardo i rischi finanziari non connessi all’inadempimento dei partecipanti e su stablecoin arrangements), nonché la prova di stress di vigilanza delle CCP condotta a livello di UE e coordinata dall’ESMA. La BCE ha inoltre pubblicato una panoramica dei modelli di margini iniziali delle CCP dell’UE, monitorato costantemente l’impatto dell’accresciuta volatilità dei mercati sulle CCP e sui loro partecipanti e organizzato, in collaborazione con la Deutsche Bundesbank e la Federal Reserve Bank of Chicago, la conferenza congiunta del 2023 sulla gestione dei rischi delle CCP, per agevolare il dibattito tra gli operatori del settore, i regolatori e il mondo accademico.

L’Eurosistema contribuisce regolarmente all’elaborazione di nuovi regolamenti dell’UE per le IMF e i pagamenti. In particolare, nel 2023 ha fornito il proprio contributo al Parere della BCE sulla revisione del regolamento sulle infrastrutture del mercato europeo (EMIR). La BCE ha inoltre contribuito attivamente all’elaborazione della legislazione secondaria per il regolamento sulla resilienza operativa digitale (DORA), in particolare nell’ambito dei test di cybersicurezza avanzati, i cosiddetti Threat Led Penetration Testing, sviluppati in conformità con il quadro di riferimento europeo TIBER-EU.

Riquadro 4
Nuove tecnologie per il regolamento all’ingrosso in moneta di banca centrale

L’Eurosistema sta analizzando il potenziale impatto delle tecnologie emergenti, comprese quelle a registro distribuito (distributed ledger technology, DLT), sul regolamento delle transazioni finanziarie all’ingrosso. Tale attività si inscrive negli sforzi dell’Eurosistema volti ad assicurare che le banche centrali tengano il passo e contribuiscano all’innovazione digitale nel regolamento di pagamenti e titoli.

Il settore finanziario è sempre più interessato a un’eventuale applicazione della DLT, anche estesa alle transazioni attualmente regolate in moneta di banca centrale. Qualora si registrasse un’adozione significativa della DLT nel settore, le banche centrali potrebbero dover intervenire per garantire il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento, nonché il ruolo della moneta di banca centrale quale ancora monetaria a supporto della stabilità, dell’integrazione e dell’efficienza del sistema finanziario europeo.

L’Eurosistema ha individuato quattro soluzioni concettuali che potrebbero consentire il regolamento in moneta di banca centrale delle operazioni all’ingrosso in cui, ad esempio, la gamba titoli della transazione è regolata mediante un’infrastruttura basata sulla DLT (cfr. la figura A).

Figura A

Soluzioni concettuali per il regolamento in moneta di banca centrale di operazioni all’ingrosso registrate su piattaforme DLT

Fonte: Neuhaus, H. e Plooij, M., Il regolamento in moneta di banca centrale di operazioni all’ingrosso a fronte dell’innovazione tecnologica nel numero 8/2023 del Bollettino economico della BCE.
Note: linee, punti e icone blu rappresentano la moneta di banca centrale (CeBM). Linee, punti e icone viola rappresentano i titoli.

L’Eurosistema prevede di svolgere un lavoro esplorativo sulla DLT sotto forma di test di regolamento reale in moneta di banca centrale e sperimentazioni di regolamento in ambiente di collaudo, che saranno eseguiti utilizzando tre soluzioni dell’Eurosistema in grado di regolare le transazioni finanziarie all’ingrosso registrate su piattaforme DLT in moneta di banca centrale: la soluzione Trigger, fornita dalla Deutsche Bundesbank, TIPS Hash-Link, fornito dalla Banca d’Italia, (entrambi esempi della soluzione concettuale 1) e l’Interoperabilità a DLT piena, fornita dalla Banque de France, (soluzione concettuale 2). Gli operatori di mercato sono stati invitati a manifestare il loro interesse a partecipare a test e sperimentazioni previsti tra maggio e novembre 2024. Parallelamente, le altre due soluzioni concettuali saranno ulteriormente analizzate all’interno dell’Eurosistema.

A supporto dell’attività esplorativa dell’Eurosistema, è stato istituito un apposito gruppo di contatto sulla DLT, che fornisce il contributo di esperti e tiene l’Eurosistema al corrente dei progressi nell’uso della DLT e di altre nuove tecnologie nei mercati finanziari all’ingrosso.

5 Le operazioni di mercato e i servizi finanziari forniti ad altre istituzioni

Nell’agosto 2023 l’Eurosistema ha approvato un nuovo quadro di riferimento per l’offerta di linee di liquidità in euro a banche centrali di paesi non appartenenti all’area dell’euro e ha mantenuto diverse linee di liquidità con le stesse, continuando così a garantire uno strumento di sostegno (backstop) al finanziamento sul mercato. La BCE ha continuato inoltre a offrire regolarmente operazioni in dollari statunitensi alle controparti dell’area dell’euro, non ha effettuato alcun intervento sul mercato dei cambi ed è rimasta responsabile della gestione di varie operazioni finanziarie per conto dell’UE, svolgendo un ruolo di coordinamento in relazione ai servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS).

5.1 Gli andamenti delle operazioni di mercato

Linee di liquidità in euro e in valuta estera

Le linee di swap e pronti contro termine dell’Eurosistema sono strumenti di politica monetaria. Esse contribuiscono a evitare che eventuali tensioni sui mercati internazionali compromettano l’efficacia della trasmissione della politica monetaria nell’area dell’euro. La tavola 5.1 riporta le linee di liquidità in essere al 31 dicembre 2023.

Nel 2023 la BCE ha continuato a fornire liquidità in dollari statunitensi su base settimanale con scadenza a sette giorni, in coordinamento con il Federal Reserve System, la Bank of Canada, la Bank of England, la Banca del Giappone e la Banca nazionale svizzera (le banche che costituiscono la rete di linee di liquidità in swap). Dal 20 marzo al 30 aprile 2023 la frequenza delle operazioni in dollari è stata aumentata da settimanale a giornaliera al fine di accrescere l’efficacia e a rafforzare il ruolo di sostegno (backstop) dell’operazione in un periodo di forti pressioni sulle condizioni di finanziamento in dollari statunitensi. La partecipazione alle operazioni in dollari da parte delle controparti appartenenti all’area dell’euro è rimasta contenuta durante tutto l’anno.

Tavola 5.1

Panoramica delle linee di liquidità operative

Controparte esterna all’area dell’euro

Tipo di accordo

Reciprocità

Importo massimo previsto per il prestito (milioni di euro)

Danmarks Nationalbank

Linea di swap

No

24.000

Sveriges Riksbank

Linea di swap

No

10.000

Bank of Canada

Linea di swap

Illimitato

Banca centrale della Repubblica popolare cinese

Linea di swap

45.000

Banca del Giappone

Linea di swap

Illimitato

Banca nazionale svizzera

Linea di swap

Illimitato

Bank of England

Linea di swap

Illimitato

Federal Reserve System

Linea di swap

Illimitato

Narodowy Bank Polski

Linea di swap

No

10.000

Magyar Nemzeti Bank

Linea di pronti contro termine

No

4.000

Banca Naţională a României

Linea di pronti contro termine

No

4.500

Banca centrale d’Albania

Linea di pronti contro termine

No

400

Autorità finanziaria del Principato di Andorra

Linea di pronti contro termine

No

35

Banca nazionale della Repubblica di Macedonia del Nord

Linea di pronti contro termine

No

400

Banca centrale della Repubblica di San Marino

Linea di pronti contro termine

No

100

Fonte: BCE.
Note: elenco delle linee di liquidità di banca centrale detenute dall’Eurosistema (al 31 dicembre 2023). La tavola non include le linee di pronti contro termine istituite con banche centrali non appartenenti all’area dell’euro nell’ambito del sistema di pronti contro termine dell’Eurosistema per le banche centrali (Eurosystem repo facility for central banks, EUREP), per le quali la BCE non ha reso note le proprie controparti. A partire dal 16 gennaio 2024, la BCE rende note tutte le linee di liquidità nell’ambito del nuovo quadro di riferimento.

Il 3 agosto 2023 il Consiglio direttivo ha approvato un nuovo quadro di riferimento per l’offerta di linee di liquidità in euro alle banche centrali di paesi non appartenenti all’area dell’euro, a seguito del riesame dell’assetto precedentemente in vigore sulla base dell’esperienza acquisita negli ultimi anni. Il nuovo quadro, entrato in vigore il 16 gennaio 2024, conferma il ruolo delle linee di liquidità quali strumenti di politica monetaria e mantiene, pur semplificando, gli elementi fondamentali del quadro finora vigente, integrando altresì le operazioni di pronti contro termine esistenti in uno schema unificato denominato EUREP. Le linee di swap saranno rese disponibili ai paesi con un elevato merito creditizio o che hanno una rilevanza sistemica dal punto di vista dell’area dell’euro. L’accesso a una linea di liquidità in euro potrebbe differire in condizioni normali rispetto a periodi di gravi e generalizzate tensioni sui mercati finanziari, quando potrebbe essere giustificata l’apertura di linee precauzionali con un insieme più ampio di paesi. Il Consiglio direttivo continuerà a valutare caso per caso le richieste di linee di liquidità.

Le segnalazioni di interventi sui mercati valutari

Nel 2023 la BCE non è intervenuta sul mercato dei cambi. Dall’introduzione dell’euro la BCE ha effettuato interventi in cambi in due occasioni, nel 2000 e nel 2011. I dati su tali interventi sono pubblicati trimestralmente, con un ritardo di un trimestre, sul sito Internet della BCE e nello Statistical Data Warehouse. Le informazioni pubblicate nella tavola trimestrale vengono altresì riportate nella tavola 5.2. Se nel trimestre considerato non vi sono stati interventi sul mercato dei cambi, di ciò è fatta espressa menzione.

Tavola 5.2

Interventi della BCE sui mercati valutari

Periodo

Data

Tipo di intervento

Coppia valutaria

Valuta acquistata

Importo lordo (milioni di euro)

Importo netto (milioni di euro)

3° trim. 2000

22/09/2000

Coordinato

EUR/USD

EUR

1.640

1.640

22/09/2000

Coordinato

EUR/JPY

EUR

1.500

1.500

4° trim. 2000

03/11/2000

Unilaterale

EUR/USD

EUR

2.890

2.890

03/11/2000

Unilaterale

EUR/JPY

EUR

680

680

06/11/2000

Unilaterale

EUR/USD

EUR

1.000

1.000

09/11/2000

Unilaterale

EUR/USD

EUR

1.700

1.700

09/11/2000

Unilaterale

EUR/JPY

EUR

800

800

1° trim. 2011

18/03/2011

Coordinato

EUR/JPY

EUR

700

700

Dal 1° al 4° trim. 2021

-

-

-

-

-

-

Dal 1° al 4° trim. 2022

-

-

-

-

-

-

Dal 1° al 4° trim. 2023

-

-

-

-

-

-

Fonte: BCE.

Il quadro di riferimento per le segnalazioni contempla gli interventi sui mercati valutari effettuati dalla BCE sia unilateralmente sia in coordinamento con altre autorità internazionali, nonché gli interventi “ai margini” nell’ambito degli Accordi europei di cambio (AEC II).

5.2 La gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti nell’UE

La BCE gestisce le operazioni di pagamento nell’ambito di vari programmi di prestito dell’UE

La BCE è responsabile della gestione dei conti e del trattamento dei pagamenti relativi alle operazioni di assunzione e concessione di prestiti dell’UE nell’ambito del meccanismo di sostegno finanziario a medio termine (medium‑term financial assistance, MTFA)[60], il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF)[61], lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE)[62], il programma Next Generation EU (NGEU)[63] e il programma di assistenza macrofinanziaria all’Ucraina (AMF+)[64]. La BCE è altresì responsabile della gestione di alcuni pagamenti connessi alle operazioni effettuate nell’ambito del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF)[65] e del Meccanismo europeo di stabilità (MES)[66], nonché del trattamento di tutti i pagamenti relativi all’accordo di prestito a favore della Grecia[67]. Nel 2023 la BCE ha ultimato i preparativi per la prestazione di servizi in veste di agente di pagamento per la Commissione europea, con un conseguente ampliamento dei servizi di agenzia finanziaria attualmente assicurati dalla stessa BCE.

Al 31 dicembre 2023 l’importo nominale totale in essere in euro ammontava a 200 milioni nell’ambito dell’MTFA, a 42,8 miliardi in quello del MESF, a 98,4 miliardi per il SURE e a 39,54 miliardi nell’ambito dell’accordo di prestito a favore della Grecia. Infine, nel 2023 la BCE ha curato le erogazioni e il pagamento degli interessi sui prestiti e sulle sovvenzioni concessi da/a diversi Stati membri nell’ambito del Next Generation EU e sui prestiti AMF+ all’Ucraina.

5.3 I servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema

Alcune banche centrali nazionali dell’Eurosistema hanno fornito servizi nell’ambito dell’ERMS

Nel 2023 è proseguita l’offerta di un’ampia gamma di servizi finanziari in applicazione del quadro di riferimento per i servizi di gestione delle riserve dell’Eurosistema (Eurosystem reserve management services, ERMS), istituito nel 2005 per la gestione delle attività di riserva denominate in euro. Nell’ambito del suddetto quadro, alcune banche centrali nazionali dell’Eurosistema forniscono servizi finanziari, sulla base di condizioni armonizzate e in linea con gli standard generali di mercato, a banche centrali, autorità monetarie, enti governativi collocati al di fuori all’area dell’euro e organizzazioni internazionali. La BCE svolge un ruolo di coordinamento generale, controlla l’ordinato funzionamento dei servizi, promuove modifiche migliorative del quadro e riferisce agli organi decisionali della BCE tramite rapporti dedicati.

Il numero di conti di clienti ERMS segnalati alla fine del 2023 era pari a 273, a fronte di 270 rilevati alla fine del 2022. Le consistenze totali aggregate (incluse attività liquide e titoli) gestite nell’ambito dell’ERMS sono diminuite di circa il 20 per cento nel 2023 rispetto al 2022.

6 Il contante resta il metodo di pagamento più utilizzato dai cittadini europei, con un basso livello di contraffazione

La circolazione delle banconote in euro ha risentito del rialzo dei tassi di interesse di riferimento della BCE, essendo diminuita la detenzione di contante utilizzato come riserva di valore. Per la maggioranza dei cittadini europei è importante avere la possibilità di pagare in contanti. La BCE intende quindi garantire un effettivo accesso al contante e la sua accettazione nell’area dell’euro.

L’Eurosistema si impegna inoltre ad assicurare che il contante rimanga il più possibile sostenibile e rispettoso dell’ambiente, valutando l’impronta ecologica delle banconote come mezzo di pagamento. Le attività preparatorie per lo sviluppo di una nuova serie di banconote in euro offrono l’opportunità per far sì che i cittadini europei vi si possano identificare più facilmente. Il pubblico viene infatti consultato durante l’intero processo di progettazione.

6.1 Circolazione delle banconote in euro e salvaguardia dell’accesso al contante e della sua accettazione

La circolazione delle banconote in euro ha risentito degli aumenti dei tassi di interesse

Alla fine del 2023 la circolazione delle banconote in euro ha raggiunto i 29,8 miliardi di pezzi, per un valore complessivo di 1.570 miliardi di euro. Gli aumenti dei tassi di interesse di riferimento della BCE a partire da luglio 2022 hanno continuato ad avere un effetto frenante sulla detenzione di contante come riserva di valore, dato che le banconote non producono interessi. Il 2023 è stato pertanto caratterizzato da una crescita molto contenuta sui dodici mesi, pari all’1,2 e al −0,3 per cento, rispettivamente, in termini di numero e valore delle banconote.

Grafico 6.1

Numero e valore delle banconote in euro in circolazione

(scala di sinistra: miliardi di euro; scala di destra: miliardi)

Fonte: BCE.

Le banche centrali nazionali dell’Eurosistema hanno trattato 25,3 miliardi di banconote in euro in circolazione e hanno sostituito 3,3 miliardi di biglietti logori con banconote di nuova produzione, in modo da preservarne la qualità e tutelare la fiducia nel contante.

Il valore delle monete in euro in circolazione è aumentato del 3,2 per cento su base annua, raggiungendo 33,5 miliardi di euro alla fine del 2023, per una quantità pari a 148,2 miliardi di monete in euro.

Nel 2022 la BCE ha pubblicato uno studio sulle abitudini di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro, da cui emerge che per il 60 per cento dei cittadini è importante avere la possibilità di pagare in contanti. Per assicurare l’accesso effettivo al contante e la sua accettazione, il 28 giugno 2023 la Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento relativo al corso legale delle banconote e delle monete in euro. Nel suo parere sulla proposta della Commissione, la BCE ha espresso il suo forte sostegno alla definizione di regole chiare in tema di accettazione obbligatoria del contante, nonché sul rifiuto di ricevere pagamenti in contanti da parte degli esercenti, come in caso di affissione di cartelli con la dicitura “non si accetta contante” all’ingresso dei negozi. Un buon livello di accesso al contante e la sua accettazione sono le componenti fondamentali della strategia dell’Eurosistema per il contante per il 2030 volta a garantirne l’ampia disponibilità sia come riserva di valore che come strumento di pagamento affidabile e competitivo.

6.2 Studio sull’impronta ambientale delle banconote in euro

L’impronta ambientale di prodotto considera l’intero ciclo di vita delle banconote, dalle materie prime alla produzione, alla distribuzione e allo smaltimento

La BCE ha condotto uno studio sull’impronta ambientale di prodotto delle banconote in euro per valutare l’impatto ambientale dei pagamenti con banconote in euro effettuati in un anno da una persona, in modo da assicurare che il contante continui a essere quanto più possibile sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

I risultati hanno mostrato che l’impronta ambientale delle banconote in euro utilizzate da una persona in un anno equivale a otto chilometri percorsi in automobile e rappresenta solo lo 0,01 per cento dell’impatto ambientale totale annuo relativo alle attività di consumo.

Lo studio sull’impronta ambientale di prodotto ha inoltre esaminato i progressi compiuti finora

Una volta immesse in circolazione, le banconote vengono riutilizzate più volte. La fase di distribuzione, compresi il consumo energetico e il trasporto, è il principale fattore alla base della loro impronta ambientale. L’uso di cotone sostenibile nella carta per banconote ha ridotto l’impatto ambientale delle banconote in euro di quasi il 50 per cento e l’impronta complessiva dei pagamenti con le banconote in euro del 3,6 per cento rispetto all’utilizzo del cotone convenzionale proveniente da fonti non sostenibili. Sono previste ulteriori riduzioni una volta che il passaggio al cotone biologico sarà stato completato. Sono in corso ampie attività di ricerca e sviluppo per individuare metodi alternativi per lo smaltimento dei rifiuti generati dalle banconote, quali il ricircolo e il riutilizzo degli scarti.

6.3 Andamento della contraffazione delle banconote in euro

Nel 2023 si è registrato uno dei livelli più bassi di falsi in rapporto al totale delle banconote in circolazione

Nel 2023 sono state ritirate dalla circolazione circa 467.000 banconote in euro contraffatte, uno dei livelli più bassi mai registrati in rapporto al totale delle banconote in circolazione (cfr. il grafico 6.2). Lo scorso anno sono stati individuati 16 biglietti falsi per milione di banconote autentiche in circolazione. Nonostante le dimensioni contenute del fenomeno, il numero di banconote contraffatte è aumentato rispetto al 2022, anno in cui il numero di falsi è stato eccezionalmente basso a seguito della pandemia di COVID‑19. Le probabilità di ricevere un falso sono esigue. La maggior parte delle banconote contraffatte è di scarsa qualità, con imitazioni delle caratteristiche di sicurezza molto scadenti se non del tutto assenti. Le banconote possono essere controllate utilizzando il semplice metodo “tocca, guarda, muovi”, illustrato sulla pagina web delle caratteristiche di sicurezza delle banconote e sui siti Internet delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro.

Grafico 6.2

Numero di banconote contraffatte individuate annualmente su un milione di banconote autentiche in circolazione

Fonte: BCE.

6.4 Attività preparatorie per le future banconote in euro

La BCE si sta preparando a sviluppare una nuova serie di banconote in euro al fine di mantenere elevata la loro resistenza alla contraffazione e renderle quanto più possibile rispettose dell’ambiente. Tale processo riflette l’impegno dell’Eurosistema nei confronti del contante e rappresenta un’opportunità per far sì che tutti i cittadini europei possano riconoscersi più facilmente nelle banconote in euro.

Per garantire che le opinioni degli europei siano rispecchiate nella futura veste grafica, il pubblico viene consultato durante tutto il processo di riprogettazione

Un gruppo consultivo multidisciplinare, composto da membri provenienti da tutti i paesi dell’area dell’euro, ha proposto una rosa di temi basata sui contributi del pubblico. Il Consiglio direttivo ha successivamente selezionato sette temi e i cittadini sono stati invitati a esprimere le loro preferenze. Sulla base dei risultati di due indagini pubbliche condotte nell’estate 2023, il Consiglio direttivo ha selezionato “Cultura europea” e “Fiumi e uccelli” come due possibili temi per le future banconote in euro.

Per il 2026 è prevista una decisione sulla veste grafica definitiva e sui tempi di produzione ed emissione delle nuove banconote

Inoltre, il Consiglio direttivo ha deciso di istituire un gruppo consultivo incaricato di proporre, entro la fine del 2024, motivi che possano rappresentare i temi selezionati. Successivamente sarà organizzato un concorso per il disegno delle nuove banconote. I cittadini europei avranno nuovamente la possibilità di esprimere le loro preferenze su diverse opzioni grafiche. Nel 2026 la BCE dovrebbe adottare una decisione sui disegni definitivi nonché sui tempi di produzione ed emissione delle nuove banconote. Una volta presa la decisione di produrre nuove banconote, occorreranno ancora alcuni anni prima che i biglietti siano emessi.

7 Statistiche

La BCE, in collaborazione con le banche centrali nazionali (BCN), sviluppa, raccoglie, compila e pubblica un ampio insieme di statistiche e dati a supporto della propria politica monetaria, della stabilità finanziaria e di altri compiti svolti dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dal Comitato europeo per il rischio sistemico. Tali statistiche sono utilizzate anche da autorità pubbliche, organizzazioni internazionali, operatori dei mercati finanziari, mezzi di informazione e altri fruitori, e contribuiscono a incrementare la trasparenza dell’operato della BCE.

Nel 2023 la BCE si è concentrata sulle nuove statistiche dell’area dell’euro, con particolare riferimento a nuovi dettagli informativi delle statistiche sull’estero e alle disaggregazioni del debito delle amministrazioni pubbliche per le componenti prestiti, valute e depositi. La BCE ha inoltre deciso di ampliare il campione degli enti segnalanti per le statistiche sui mercati monetari (Money Market Statistical Reporting) e ha pubblicato nuove statistiche sui conti finanziari con la disaggregazione per rischio di investimento delle assicurazioni sulla vita e dei diritti pensionistici. Nell’ambito del piano di azione sul clima, la BCE ha pubblicato sul proprio sito Internet gli indicatori statistici sul cambiamento climatico. Inoltre, l’Eurosistema ha avviato un’indagine per valutare quali statistiche potrebbero essere incluse nell’ambito di applicazione del nuovo programma europeo di reporting statistico integrato (Integrated Reporting Framework).

7.1 Nuove e più esaustive statistiche per l’area dell’euro e altri sviluppi

Sono stati messi a disposizione degli utenti nuovi dettagli sulle statistiche esterne

Ad aprile 2023 la BCE ha avviato la pubblicazione di ulteriori dettagli sulle statistiche sull’estero, in linea con le modifiche introdotte nell’indirizzo della BCE sulle statistiche esterne, che risponde all’esigenza avvertita dagli utenti di disporre di statistiche transfrontaliere più dettagliate. Le nuove serie mantengono separati i dati relativi ai fondi di investimento, alle imprese di assicurazione e ai fondi pensione, alle altre istituzioni finanziarie, alle società non finanziarie e all’insieme delle famiglie/istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Esse individuano inoltre il tipo di strumento di debito utilizzato per gli investimenti diretti. Ulteriori informazioni sono disponibili per i titoli di debito, i prestiti e i crediti commerciali e le anticipazioni, nonché per altre controparti geografiche.

Sono state pubblicate nuove disaggregazioni del debito delle amministrazioni pubbliche per prestiti, valute e depositi

Inoltre, la BCE ha iniziato a pubblicare nuove disaggregazioni per le componenti prestiti, valute e depositi del debito pubblico degli Stati membri dell’UE, che consentono una valutazione più approfondita del finanziamento pubblico. Se da un lato i titoli di debito rappresentano in genere la quota più elevata del debito pubblico, i prestiti e i depositi sono nondimeno componenti significative, equivalenti a circa il 16 per cento del PIL dell’area dell’euro nel 2022 e al 17,5 per cento del debito pubblico complessivo. I dati mostrano le varie fonti di finanziamento e forniscono una ripartizione per categoria di creditore, comprese le banche commerciali, le istituzioni multilaterali (come il Fondo monetario internazionale) e quelle dell’Unione europea (ad esempio la Banca europea per gli investimenti).

La BCE ha deciso di ampliare il campione degli enti segnalanti per le statistiche sul mercato monetario in euro

Ad aprile 2023 la BCE ha deciso di ampliare il campione degli enti segnalanti per le statistiche sui mercati monetari (Money Market Statistics Reporting, MMSR), aggiungendo 24 nuove banche alle 46 già coinvolte nelle segnalazioni. Le nuove banche MMSR cominceranno a inviare dati il 1º luglio 2024. Le informazioni fornite contribuiranno a rendere più rappresentativi i dati MMSR pubblicati dalla BCE. I dati provenienti dai nuovi soggetti segnalanti saranno inclusi, in una fase successiva, nel calcolo del tasso di riferimento in euro a breve termine (euro short-term rate, €STR), per assicurare che i nuovi dati segnalati siano di qualità sufficientemente elevata. L’ampliamento del campione degli enti segnalanti contribuirà alla rappresentatività, solidità e affidabilità dei parametri di riferimento.

La BCE ha pubblicato nuove statistiche sui conti finanziari disaggregate per rischio di investimento su assicurazioni sulla vita e diritti pensionistici

A seguito della modifica dell’indirizzo sugli obblighi di segnalazione statistica nel settore dei conti finanziari trimestrali, a ottobre 2023 la BCE ha iniziato a pubblicare le nuove disaggregazioni per assicurazioni sulla vita, diritti a rendite e diritti pensionistici in base alla ripartizione del rischio di investimento per tutti gli Stati membri dell’UE e per l’area dell’euro. Tali strumenti, che sono componenti significative delle attività finanziarie delle famiglie, sono registrati nei conti finanziari come passività delle società di assicurazione e dei fondi pensione (e, in misura molto minore, di altri settori). I nuovi dati mostrano in che misura le famiglie sostengono il rischio di investimento dei premi e dei contributi investiti per loro conto.

7.2 Pubblicazione dei nuovi indicatori statistici in materia di clima

A gennaio 2023 la BCE ha pubblicato sul proprio sito Internet una prima serie di indicatori statistici relativi ai cambiamenti climatici, ancora in fase di analisi e sperimentazione. Tali indicatori sono stati raccolti in stretta collaborazione con le banche centrali nazionali del SEBC e fanno parte del più ampio piano d’azione per il clima della BCE.

Gli indicatori sperimentali della finanza sostenibile offrono una panoramica delle caratteristiche di sostenibilità degli strumenti di debito, emessi o detenuti da residenti dell’area dell’euro. Essi forniscono informazioni sui proventi raccolti per finanziare progetti sostenibili e, per estensione, sulla transizione verso un’economia a zero emissioni nette.

Gli indicatori analitici delle emissioni di anidride carbonica per le istituzioni finanziarie forniscono informazioni sull’intensità di carbonio dei portafogli di titoli e prestiti delle istituzioni stesse e contribuiscono pertanto a valutare il ruolo del settore nel finanziamento della transizione verso un’economia a zero emissioni nette nonché i rischi connessi. Tali indicatori forniscono informazioni sull’esposizione delle banche verso controparti altamente dipendenti da modelli di business a elevata intensità di carbonio.

Gli indicatori analitici sui rischi fisici nei portafogli prestiti e titoli valutano i rischi derivanti dall’impatto delle calamità naturali indotte dai cambiamenti climatici, quali inondazioni e incendi, sui rendimenti di prestiti, obbligazioni e azioni. Tali indicatori possono essere utilizzati per confrontare il rischio fisico tra paesi, settori e calamità naturali.

Sono proseguiti i lavori su tutte e tre le serie di indicatori per migliorare ulteriormente la qualità dei dati e delle disaggregazioni disponibili, includendo, tra gli altri, i dettagli per area geografica e settore.

7.3 Rendere più efficienti le segnalazioni dei dati da parte delle banche

Il sistema di reporting integrato per le segnalazioni bancarie (Integrated Reporting Framework, IReF) mira a integrare, per quanto possibile, gli attuali requisiti statistici del SEBC in un unico schema standardizzato di segnalazioni applicabile in tutta l’area dell’euro.

L’IReF è il primo passo verso un’iniziativa più ampia per un sistema integrato di segnalazioni di dati statistici, prudenziali e di risoluzione a livello di Unione europea, come richiesto dall’industria bancaria europea e sollecitato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. L’Autorità bancaria europea, la BCE, il Comitato di risoluzione unico e la Commissione europea hanno avviato una collaborazione congiunta nell’ambito di un gruppo informale di coordinamento per promuovere ulteriormente tale integrazione. Nel 2023 sono state discusse le modalità di lavoro per un Comitato congiunto per le segnalazioni bancarie (Joint Bank Reporting Committee, JBRC), che coinvolge le autorità europee e nazionali competenti, nonché rappresentanti dell’industria. Tale comitato dovrebbe essere istituito nel 2024.

Il SEBC collabora inoltre strettamente con il settore bancario per ottimizzare le segnalazioni e ridurre l’onere segnaletico complessivo attraverso il dizionario integrato per le segnalazioni delle banche (Banks’ Integrated Reporting Dictionary (BIRD). Si tratta di un’iniziativa volontaria e collaborativa che coinvolge le banche centrali nazionali del SEBC e le banche commerciali. Il BIRD, accessibile gratuitamente, supporta le banche nella produzione delle segnalazioni statistiche, di vigilanza e di risoluzione in conformità con gli obblighi segnaletici previsti dalla legislazione europea. Il BIRD è un dizionario integrato, privo di ridondanze: i concetti alla base degli obblighi di segnalazione sono tutti individuati e descritti una sola volta, mettendo le banche in condizione di decidere quali dati estrarre dai propri sistemi interni e come trattarli.

Uno dei primi prodotti del BIRD consisterà nell’aiutare le banche a conformarsi all’IReF, il nuovo sistema di reporting statistico integrato del SEBC che si applicherà in tutti i paesi dell’area dell’euro. I soggetti segnalanti saranno in grado di utilizzare il BIRD per le segnalazioni statistiche IReF così come per altre segnalazioni obbligatorie. Il BIRD contribuirà a ridurre l’onere di segnalazione a carico delle banche e a migliorare la qualità dei dati da segnalare alle autorità competenti.

Riquadro 5
Prima pubblicazione dei nuovi conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie

Nuove statistiche sperimentali forniscono informazioni trimestrali sulla distribuzione della ricchezza delle famiglie nell’area dell’euro, coerenti con la contabilità nazionale.

I nuovi conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie (Distributional Wealth Accounts, DWA), pubblicati dalla BCE, forniscono indicazioni sulla distribuzione della ricchezza tra le famiglie e tra i paesi nell’area dell’euro, coerenti con i corrispondenti aggregati dei conti settoriali trimestrali (quarterly sector accounts, QSA). Le nuove statistiche supportano l’analisi della stabilità economica, monetaria e finanziaria condotta dalla BCE. I DWA sono collegati al riesame della strategia di politica monetaria della BCE per il 2021, che mira a includere una valutazione sistematica dell’interazione bidirezionale tra distribuzione del reddito e della ricchezza e politica monetaria. I DWA offriranno nuovi spunti di analisi del processo di trasmissione della politica monetaria. La pubblicazione fa seguito alle raccomandazioni della Data Gaps Initiative del G20, volte allo sviluppo di informazioni sulla distribuzione del reddito, dei consumi, del risparmio e della ricchezza delle famiglie, in linea con i dati di contabilità nazionale.

Il metodo e i risultati sono stati sviluppati e compilati dal Sistema europeo di banche centrali. L’approccio comune può essere ulteriormente migliorato a livello nazionale, tenendo conto di fonti di dati aggiuntive disponibili a livello locale. Alcune banche centrali nazionali hanno già introdotto tali miglioramenti. I dati combinano i QSA aggregati con le informazioni a livello di famiglia desunte dall’indagine sulle finanze e sui consumi delle famiglie (Household Finance and Consumption Survey, HFCS) tra il 2010 e il 2021 e con altre fonti. I risultati per i trimestri successivi al 2021 sono stimati utilizzando i dati dei conti settoriali più recenti e dell’ultima edizione dell’indagine HFCS disponibile, oppure, per alcuni paesi, i dati rilevati dagli istituti di statistica nazionali. I dati sono compilati con cadenza trimestrale e pubblicati cinque mesi dopo la fine di ciascun periodo. I risultati sono disponibili per l’area dell’euro, per 19 paesi dell’area dell’euro (tutti tranne la Croazia) e per l’Ungheria.

I DWA forniscono dati sulla ricchezza netta, le attività e le passività totali e le loro componenti. Le famiglie sono disaggregate nei primi cinque decili della ricchezza netta e nel 50 per cento più povero, nonché in base all’occupazione e alla condizione abitativa. Le statistiche dei DWA includono anche il coefficiente di Gini applicato alla ricchezza netta, i dati su mediana e media della ricchezza netta, la quota di ricchezza netta detenuta dal 50 per cento più povero, dal 10 e dal 5 per cento più ricco delle famiglie, nonché il rapporto debito/attività distinto per decile di ricchezza netta familiare.

Grafico A

Variazioni della ricchezza immobiliare per decile di ricchezza netta e quota della ricchezza netta del 5 per cento più ricco, area dell’euro

a) Ricchezza immobiliare

b) Quota della ricchezza netta detenuta dal 5 per cento più ricco

(migliaia di miliardi di euro)

(in percentuale)

Fonte: indagine DWA.

Riquadro 6
Statistiche sui pagamenti ‒ ambito più esteso e maggiore frequenza

La revisione del regolamento BCE relativo alle statistiche sui pagamenti è entrato in vigore il 1º gennaio 2022. I miglioramenti rispetto alla precedente versione del regolamento riflettono sia gli sviluppi nel panorama dei pagamenti sia le modifiche intervenute nella legislazione dell’UE. Anche la frequenza della raccolta dei dati è aumentata da annuale a semestrale e trimestrale. La prima pubblicazione dei dati statistici sui pagamenti raccolti in base al regolamento modificato è stata effettuata il 9 novembre 2023 tramite il portale dei dati della BCE. I dati sono stati pubblicati per tutti i trimestri del 2022 e per i primi due trimestri del 2023, nonché per i due semestri del 2022.

Le statistiche sui pagamenti, rese disponibili su base semestrale, comprendono ora informazioni sui servizi innovativi di pagamento al dettaglio, come i pagamenti tramite dispositivi mobili, i pagamenti contactless, il commercio elettronico e i nuovi servizi di pagamento definiti nella revisione della direttiva sui servizi di pagamento (PSD2). Viene diffuso un comunicato stampa per ciascuna pubblicazione semestrale. Grazie ai nuovi dettagli informativi raccolti, i dati contenuti nel portale dei dati della BCE mostrano, tra l’altro, la forte domanda di pagamenti con carta contactless, che nella prima metà del 2023 rappresentavano il 57 per cento di tutti i pagamenti con carta nell’area dell’euro (cfr. il grafico A).

Grafico A

Quota dei pagamenti con carta contactless in percentuale di tutti i pagamenti con carta nell’area dell’euro nella prima metà del 2023

Fonte: BCE.

Inoltre, vengono raccolti dati sulle frodi nelle operazioni di pagamento, sui metodi di autenticazione per le transazioni e sugli schemi di pagamento. Su base trimestrale e a fini di monitoraggio degli scambi transfrontalieri, sono raccolti dati sui pagamenti effettuati con carte con una disaggregazione per singolo paese a livello mondiale e con ulteriori disaggregazioni per codice di categoria degli esercenti.

8 Le attività di ricerca della BCE

Nel 2023 l’attività di ricerca della BCE si è concentrata, tra le altre cose, sulla valutazione degli andamenti dell’inflazione, della trasmissione monetaria, dei cambiamenti climatici e delle variazioni strutturali. Nello specifico, i responsabili della ricerca economica all’interno del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) hanno dato vita al gruppo di ricerca sulle sfide per la trasmissione della politica monetaria in un mondo in evoluzione (Research Network on Challenges for Monetary Policy Transmission in a Changing World, ChaMP), con l’obiettivo di impiegare ampie serie di dati granulari per analizzare l’intensità, la velocità e l’eterogeneità dei canali di trasmissione monetaria nell’area dell’euro, in un contesto caratterizzato da shock senza precedenti, variazioni strutturali e dinamiche di inflazione in mutamento. L’Household Finance and Consumption Network (HFCN) ha continuato a fornire nuove prospettive sull’impatto che l’inflazione esercita sulle famiglie, tra loro eterogenee, nell’area dell’euro. L’indagine della BCE sulle aspettative dei consumatori (Consumer Expectations Survey, CES) è ormai una fonte pienamente consolidata di informazioni preziose, per la policy e la ricerca, sulla formazione delle aspettative delle famiglie. I cambiamenti climatici hanno continuato a essere un tema importante per le attività di ricerca della BCE. La Banca centrale europea ha inoltre operato in stretta collaborazione con le banche centrali nazionali all’interno dei nuclei di ricerca del SEBC, organizzando seminari annuali per discutere le questioni più urgenti nei diversi ambiti di specializzazione.

8.1 Aggiornamento sulle iniziative di ricerca del SEBC

A maggio 2023 hanno preso avvio le attività del gruppo ChaMP

A maggio 2023 hanno preso avvio le attività del gruppo ChaMP. Si prevede che durino due anni, con una possibile proroga di un ulteriore anno. Il gruppo è articolato su due aree tematiche: trasmissione della politica monetaria attraverso il sistema finanziario (prima area tematica) e trasmissione della politica monetaria attraverso l’economia reale (seconda area tematica). Il gruppo ChaMP ha preso avvio con un programma di lavoro iniziale che prevedeva 180 progetti di ricerca condotti da oltre 250 autori appartenenti alla maggior parte delle banche centrali del SEBC. Ha tenuto i primi seminari a Bruxelles il 25 ottobre 2023 (seconda area tematica) e a Lisbona il 31 ottobre 2023 (prima area tematica). Nell’ambito del seminario riguardante la prima area tematica sono stati presentati approfondimenti sulla trasmissione della politica monetaria a imprese e famiglie attraverso il canale bancario e sul ruolo degli intermediari finanziari non bancari, mentre il seminario sulla seconda area tematica si è concentrato sull’importanza delle reti produttive tra imprese (ad esempio, vincoli dal lato dell’offerta e altri shock) e delle variazioni strutturali (ad esempio, digitalizzazione, (de)globalizzazione e cambiamenti climatici) per la trasmissione della politica monetaria. La prima riunione in presenza dei responsabili del gruppo si è svolta a Lisbona il 30 ottobre 2023.

A luglio 2023 l’Household Finance and Consumption Network (HCFN) ha pubblicato i risultati della quarta edizione (2021) dell’indagine sui bilanci e sui consumi delle famiglie (Household Finance and Consumption Survey, HFCS). L’indagine è un’utile fonte di informazioni a livello di nucleo familiare sulla situazione finanziaria e sui consumi delle famiglie per diversi progetti di ricerca condotti dai membri dell’HFCN, dalla task force della BCE sull’eterogeneità e da ricercatori esterni. Tali progetti comprendono lavori riguardanti gli effetti distributivi degli shock inflazionistici sui bilanci delle famiglie[68], le differenze tra uomini e donne in termini di ricchezza detenuta (gender wealth gap), la misurazione dell’incertezza di reddito mediante i dati sulle aspettative, l’eterogeneità degli effetti della pandemia sulle risorse finanziarie delle famiglie e i nuovi conti distributivi sulla ricchezza (Distributional Wealth Accounts) delle famiglie (cfr. il riquadro 5).

8.2 Aggiornamento sulle iniziative di ricerca della BCE

Nel 2023 l’indagine della BCE sulle aspettative dei consumatori (Consumer Expectations Survey, CES) è stata ulteriormente ampliata per offrire indicazioni aggiornate sul settore delle famiglie utili alle attività di analisi di policy e ricerca. La BCE ha esteso la copertura dell’indagine oltre i sei paesi iniziali (Belgio, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna) nella fase pilota, includendovi altri cinque paesi dell’area dell’euro (Austria, Finlandia, Grecia, Irlanda e Portogallo). L’indagine CES si è dimostrata un prezioso strumento di policy e di ricerca per l’analisi delle aspettative di inflazione delle famiglie. L’attività di ricerca ha dimostrato che l’orientamento restrittivo della politica monetaria, unito a una comunicazione attiva sul ruolo di quest’ultima nello stabilizzare l’inflazione futura, ha favorito la fiducia dei cittadini e impedito che i recenti shock di prezzo e di costo si radicassero nelle aspettative di inflazione dei consumatori[69]. L’indagine CES è stata anche utilizzata per evidenziare l’impatto eterogeneo dell’inflazione sulle aspettative delle diverse famiglie. Ha infatti rilevato un dato importante: le famiglie a basso reddito sono state quelle maggiormente colpite dall’inflazione, a causa della loro esposizione ai rincari dei beni di prima necessità, come quelli energetici e alimentari.

I temi di ricerca collegati alle questioni climatiche si sono confermati molto importanti nel 2023

I temi di ricerca collegati alle questioni climatiche si sono confermati molto importanti nel 2023. Le attività di ricerca hanno dimostrato l’esistenza di uno scollamento: le banche che forniscono una maggiore informativa sui temi ambientali nelle loro divulgazioni hanno erogato più credito a debitori inquinanti, senza applicare tassi di interesse più elevati o accorciare le scadenze dei finanziamenti[70]. Altri lavori si sono concentrati sulle conseguenze indesiderate delle imposte sulle emissioni di anidride carbonica. L’analisi del rischio di “greenflation” (scostamenti prolungati dell’inflazione dal nostro obiettivo per effetto delle imposte sulle emissioni di anidride carbonica o dei sistemi di fissazione dei prezzi delle emissioni) suggerisce che, quando le imposte sulle emissioni sono innalzate con molta gradualità, è possibile conseguire la decarbonizzazione senza compromettere il mandato della BCE[71]. Altri lavori hanno dimostrato che i meccanismi di fissazione dei prezzi delle emissioni riducono quelle prodotte dalle imprese, ma determinano anche una ricomposizione degli investimenti di queste ultime a scapito dell’innovazione verde e in favore della riduzione a breve termine dell’inquinamento[72]. Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra comprensione della stabilità macroeconomica e finanziaria sono stati inoltre al centro del dibattito tra esperti nell’ambito della conferenza “WE_ARE_IN”, organizzata congiuntamente con il Centre for Economic Policy Research.

Nel 2023 sono stati pubblicati 120 lavori di ricerca nella Working Paper Series a firma degli esperti della BCE. In aggiunta, studi maggiormente orientati a questioni metodologiche o di policy sono stati pubblicati nelle collane della BCE Occasional Paper Series, Statistics Paper Series e Discussion Paper Series. Molte attività di ricerca della BCE hanno inoltre condotto a pubblicazioni su riviste accademiche di punta, mentre 12 articoli, rivolti a un pubblico meno specialistico, sono stati pubblicati nel Research Bulletin della BCE. Il riquadro 7 descrive in maggiore dettaglio i risultati dei recenti lavori condotti dalla BCE sulle dinamiche economiche successive agli eventi estremi, un tema che riveste grande importanza sia per la stabilità dei prezzi sia per la stabilità finanziaria.

8.3 Aggiornamento sull’attività dei nuclei di ricerca del SEBC

I network di ricerca ordinari hanno continuato a coordinare le proprie attività nell’ambito del SEBC e a intrattenere rapporti con il mondo accademico. In particolare, i nuclei di ricerca del SEBC su “Monetary economics” (“Economia monetaria”, Nucleo 1), “International macroeconomics, fiscal policy, labour economics, competitiveness, and EMU governance” (“Macroeconomia internazionale, politiche di bilancio, economia del lavoro, competitività e governance dell’Unione economica e monetaria”, Nucleo 2), “Financial stability, macroprudential regulation and microprudential supervision” (“Stabilità finanziaria, regolamentazione macroprudenziale e vigilanza microprudenziale”, Nucleo 3) e “Climate change” (“Cambiamento climatico”, Nucleo 4) hanno organizzato seminari sulle questioni prioritarie nei relativi ambiti di competenza. Il seminario annuale del 2023 per il Nucleo 1 è stato rinviato al 21 e 22 marzo 2024 presso la Narodowy Bank Polski a Varsavia. Il Nucleo 2 ha tenuto il proprio seminario annuale presso la Bank of England il 16 e il 17 novembre 2023. L’evento è stato articolato su cinque sessioni riguardanti la produttività, i mercati del lavoro, la situazione macroeconomica internazionale, gli shock energetici e le politiche climatiche e di bilancio. Il seminario del Nucleo 3 si è svolto a Saariselkä, in Finlandia, dal 23 al 25 novembre 2023 ed è stato dedicato alla stabilità finanziaria e all’intermediazione finanziaria. Il Nucleo 4 ha organizzato il suo secondo seminario annuale in modalità ibrida presso la BCE il 13 e il 14 novembre 2023. Gli argomenti discussi hanno spaziato dall’effetto degli shock di temperatura sull’inflazione alle dinamiche della biodiversità.

Riquadro 7
Dinamiche economiche a seguito di eventi estremi: quantificazione dei trade‑off di stabilità finanziaria per la politica monetaria nei periodi di inflazione elevata

Le ricerche recenti si sono concentrate sullo sviluppo e l’applicazione di nuovi strumenti per valutare e quantificare il legame tra politica monetaria e rischi di coda macroeconomici. Le condizioni di stabilità finanziaria e la capacità di bilancio del settore finanziario svolgono un ruolo fondamentale per i rischi di coda macroeconomici, in accordo con un numero crescente di evidenze che individuano nelle tensioni finanziarie un solido predittore dei rischi al ribasso per la crescita a breve termine. Inoltre, gli interventi monetari possono incidere sulla stabilità finanziaria nel breve termine attraverso il loro impatto immediato sul settore finanziario, sia fornendo liquidità agli intermediari finanziari in periodi di crisi, sia rischiando di innescare un’improvvisa turbativa di mercato in seguito all’aumento dei tassi e all’inasprimento delle condizioni di finanziamento[73].

Quando nel 2022 le pressioni inflazionistiche cominciarono a intensificarsi, le principali banche centrali mondiali si trovarono di fronte a un dilemma: inasprire rapidamente la politica monetaria, con il rischio di alimentare tensioni finanziarie dopo anni di tassi di interesse estremamente bassi, oppure adottare un approccio più graduale che avrebbe protetto il sistema finanziario e l’attività economica, rischiando tuttavia di consolidare un’inflazione superiore all’obiettivo. Per quantificare questo trade‑off può essere utilizzato un modello empirico non lineare che incorpori le condizioni di stabilità finanziaria e misuri i rischi di coda per l’economia dell’area dell’euro, derivanti dal ciclo di inasprimento iniziato nel terzo trimestre del 2022[74]. L’approccio di modellizzazione non lineare presenta il vantaggio di cogliere le interazioni, che potrebbero variare nel tempo, fra la politica monetaria e i rischi di una futura instabilità finanziaria. Sebbene rari, gli episodi di instabilità finanziaria possono avere conseguenze macroeconomiche devastanti, tali da renderli estremamente rilevanti per i responsabili delle politiche. Pertanto, gli strumenti per valutare questi eventi estremi possono svolgere un ruolo informativo importante per i responsabili delle politiche preposti alla gestione dei rischi macroeconomici.

L’analisi ha rivelato sostanziali rischi al ribasso per la crescita economica a partire dal terzo trimestre del 2022. Il modello stima una probabilità del 10 per cento che il PIL reale dell’area dell’euro diminuisca di oltre il 3 per cento nell’anno successivo. Anche i rischi per la stabilità finanziaria erano orientati al ribasso, con un’elevata probabilità di tensioni nel sistema finanziario. Tali rischi, dovuti all’impennata dei prezzi delle materie prime e alle tensioni sui mercati finanziari a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, dovevano essere bilanciati da rischi al rialzo per l’inflazione, che si attestava su livelli ben al di sopra dell’obiettivo.

Un inasprimento della politica monetaria al di sopra delle aspettative di mercato avrebbe amplificato i rischi al ribasso a breve termine per la crescita e la stabilità finanziaria. Questo perché la probabilità di tensioni finanziarie nel breve periodo è particolarmente sensibile alla politica monetaria. Nel medio termine, tuttavia, l’inasprimento della politica monetaria potrebbe anche attenuare i rischi per la stabilità finanziaria, riducendo la leva del sistema finanziario e aumentando i premi per il rischio delle varie attività finanziarie. Il modello quantifica gli effetti di una politica monetaria più restrittiva sui rischi più elevati a breve termine e su quelli più bassi a medio termine per il sistema finanziario e l’economia reale.

9 Attività e obblighi giuridici della BCE

Il presente capitolo esamina la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE, fornisce informazioni sui pareri espressi dalla BCE e sui casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione di quest’ultima riguardo a progetti legislativi che rientrano nelle sue competenze. Inoltre, dà conto dell’attività svolta dalla BCE nella vigilanza sul rispetto del divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato.

9.1 Giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha posto fine a oltre dieci anni di controversie relative alle misure di ristrutturazione del debito pubblico greco del 2012, respingendo l’impugnazione relativa all’ultimo ricorso pendente per risarcimento danni nei confronti della BCE

A settembre 2023 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha rigettato l’impugnazione relativa all’ultimo ricorso pendente per risarcimento danni nei confronti della BCE e dell’Unione europea (UE) proposta da detentori di titoli sovrani greci. I ricorrenti avevano partecipato alla ristrutturazione del debito pubblico greco nel 2012 per effetto dell’attivazione retroattiva di clausole di azione collettiva[75]. In primo grado, i ricorrenti avevano sostenuto che la partecipazione forzata alla ristrutturazione del debito pubblico greco fosse da attribuire alla BCE e all’UE considerati, tra le altre cose, il loro coinvolgimento nelle riunioni dell’Eurogruppo e il loro ruolo nel processo di consultazione che ha portato all’attivazione retroattiva di clausole di azione collettiva[76]. Il Tribunale ha ritenuto che la BCE e l’UE non avessero agito ultra vires né avessero violato il diritto di proprietà, la libera circolazione dei capitali o il principio di parità di trattamento. Il Tribunale ha inoltre dichiarato che diverse disposizioni del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea invocate dai ricorrenti (compresi gli articoli 123 e 127) non costituiscono norme giuridiche che conferiscono diritti ai singoli e, pertanto, non possono dare luogo a responsabilità extracontrattuale né dell’UE né della BCE. L’impugnazione, basata sul presunto esame errato di alcuni motivi da parte del Tribunale, è stata rigettata integralmente dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha così posto fine a più di dieci anni di controversie nelle quali la BCE è risultata sempre vincitrice dimostrando di aver agito nel rispetto delle previsioni normative.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato che i requisiti minimi della BCE per i controlli di idoneità delle banconote in euro non si applicano ai soggetti che operano con il contante, quali enti creditizi e portavalori

Ad aprile 2023 la Corte di giustizia dell’Unione europea (Quinta Sezione) ha emesso la propria sentenza nel procedimento pregiudiziale presentato dalla Corte amministrativa suprema di Lituania (Causa C‑772/21). La Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato che i requisiti minimi della BCE per i controlli automatici di idoneità delle banconote in euro mediante apparecchiature per la selezione e accettazione delle banconote, di cui all’articolo 6, paragrafo 2, della decisione della BCE (BCE/2010/14) relativa ai controlli di idoneità delle banconote in euro, non si applicano ai soggetti che operano con il contante, quali Brink’s Lithuania. Nel procedimento principale Brink’s aveva contestato la decisione della Lietuvos bankas secondo cui Brink’s aveva violato i requisiti minimi della BCE in quanto due delle sue apparecchiature per la selezione e accettazione delle banconote non avevano superato il test di idoneità (basato su tali requisiti). La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che i requisiti minimi della BCE si applicano ai produttori delle apparecchiature per la selezione e accettazione delle banconote. Sebbene i soggetti che operano con il contante non siano vincolati al rispetto di tali requisiti, sono obbligati a porre rimedio nel caso in cui un’ispezione da parte di una banca centrale nazionale (BCN) constati che tali apparecchiature non siano conformi ai requisiti minimi previsti dalla BCE. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha inoltre concluso che gli Stati membri non possono imporre ai soggetti che operano con il contante di rispettare i requisiti minimi della BCE, in quanto introdurre disposizioni in tal senso nella legislazione nazionale violerebbe la competenza esclusiva dell’UE in materia di politica monetaria, che comprende il controllo dell’autenticità e dell’idoneità delle banconote.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato i limiti del controllo giurisdizionale sulle decisioni di vigilanza bancaria adottate in virtù di un ampio margine di discrezionalità

A maggio 2023 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha chiarito l’ambito del controllo giurisdizionale dei giudici dell’UE sulle decisioni in materia di vigilanza bancaria adottate dalla BCE in virtù di un potere discrezionale, che comprendono complesse valutazioni tecniche, economiche e finanziarie. La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea ha fatto seguito a un’impugnazione della BCE contro la sentenza del Tribunale dell’aprile 2021, che annullava la decisione della BCE di non autorizzare Crédit Lyonnais a escludere dal calcolo del suo coefficiente di leva finanziaria alcune esposizioni derivanti da depositi effettuati su libretti di risparmio regolamentato. Il Tribunale aveva ritenuto che la decisione fosse viziata da un errore manifesto di valutazione, in quanto la BCE non aveva considerato che tali depositi non erano soggetti al rischio di ritiri massicci e, pertanto, non esponevano la banca al rischio di svendite. La Corte di giustizia dell’Unione europea, accogliendo le argomentazioni della BCE, ha annullato la sentenza del Tribunale, dichiarando che il controllo giurisdizionale dei giudici dell’UE sulle decisioni che la BCE adotta in virtù di un potere discrezionale è limitato e non deve condurli a sostituire la propria valutazione a quella della BCE, bensì mira a verificare che tale decisione non si basi su fatti materialmente inesatti e che essa non sia viziata da alcun errore manifesto di valutazione o da sviamento di potere. Nel caso di specie, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha ritenuto che il Tribunale abbia sostituito la propria valutazione sul rischio di svendite cui era esposta la banca a quella della BCE e, così facendo, abbia ecceduto i limiti del controllo giurisdizionale. Con la sentenza definitiva sulla causa, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto il ricorso di primo grado di Crédit Lyonnais per l’annullamento della decisione impugnata, dichiarando che la banca non ha dimostrato che la decisione della BCE fosse viziata da un errore manifesto di valutazione.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato che la competenza esclusiva di revocare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria è in capo alla BCE, anche nel caso di gravi violazioni della normativa nazionale contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo

A settembre 2023 la Corte di giustizia dell’Unione europea[77] ha rigettato l’impugnazione di Versobank AS avverso la sentenza del Tribunale del 6 ottobre 2021, che aveva respinto il ricorso di annullamento promosso contro la decisione della BCE di revocare l’autorizzazione della banca all’esercizio dell’attività creditizia. Nella sentenza la Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato che spetta alla BCE la competenza esclusiva di revocare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria di tutti gli enti creditizi insediati negli Stati membri partecipanti, indipendentemente dal fatto che siano classificati come enti significativi o meno significativi, anche per motivi connessi a gravi violazioni della normativa nazionale che recepisce la direttiva antiriciclaggio.

9.2 Pareri della BCE e casi di inottemperanza

L’articolo 127, paragrafo 4, e l’articolo 282, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispongono che la BCE sia consultata in merito a qualsiasi proposta legislativa dell’UE o progetto di legge nazionale che rientri nelle sue competenze. Tutti i pareri della BCE sono disponibili sul sito EUR-Lex. Nel 2023 la BCE ha formulato 12 pareri su atti giuridici dell’Unione e 35 pareri su progetti di legge nazionali.

Sono stati registrati dodici casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi nazionali

Sono stati registrati dodici casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi: due relativi ad atti giuridici dell’Unione e dieci relativi a progetti di legge nazionali. La BCE ha adottato pareri d’iniziativa in relazione a sette di questi dodici casi.

Il primo caso di inottemperanza relativo ad atti giuridici dell’UE ha riguardato una proposta di regolamento concernente le norme armonizzate sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati). Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che riguarda, tra l’altro, l’ampiezza dell’accesso, e il relativo utilizzo, a dati detenuti privatamente dalla BCE e dalle BCN per una serie di finalità definite di interesse pubblico. Il secondo caso di inottemperanza di atti giuridici dell’UE ha riguardato un pacchetto legislativo che proponeva l’istituzione di un punto di accesso unico europeo (European Single Access Point, ESAP) per l’accesso centralizzato a informazioni disponibili al pubblico rilevanti per i servizi finanziari, i mercati dei capitali e la sostenibilità. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che l’istituzione dell’ESAP è una tappa importante nel completamento dell’unione dei mercati dei capitali, che dovrebbe consentire un’allocazione più efficiente dei capitali nell’Unione, contribuendo all’ulteriore sviluppo e integrazione dei mercati dei capitali.

Per quanto riguarda i progetti legislativi nazionali, due casi di inottemperanza in Ungheria hanno riguardato l’indipendenza della banca centrale e il divieto di finanziamento monetario. Il primo caso ha riguardato una legge ungherese sulle misure economiche e finanziarie che vietava ad alcuni enti di acquistare, fino al 30 giugno 2023, uno strumento di debito denominato in fiorini ungheresi emesso da una banca centrale nazionale del SEBC. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che impedisce alla Magyar Nemzeti Bank di scegliere in maniera indipendente i mezzi e gli strumenti necessari per condurre una politica monetaria efficiente e di raggiungere in forma altrettanto indipendente l’obiettivo primario della stabilità dei prezzi. Il secondo caso ungherese ha riguardato gli emendamenti alla legge sulla Magyar Nemzeti Bank per l’introduzione di conti unici di tesoreria in valuta estera, gestiti dalla Magyar Nemzeti Bank, al fine di integrare il conto unico di tesoreria in fiorini ungheresi già esistente. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che riguarda la conformità della remunerazione dei conti di tesoreria dello Stato di una BCN al divieto di finanziamento monetario.

Due casi di inottemperanza in Slovacchia hanno riguardato il contante. Il primo caso ha riguardato una legge slovacca in materia di previdenza sociale che limitava il pagamento in contanti dei contributi alla previdenza sociale pubblica. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante considerata la limitazione sull’utilizzo del contante come mezzo di pagamento e la mancanza di un’analisi di proporzionalità di tale limitazione, alla luce dei criteri stabiliti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nella sua sentenza Hessischer Rundfunk (C‑422/19 e C‑423/19). Il secondo caso ha riguardato una legge di modifica della Costituzione della Repubblica slovacca che garantiva l’emissione di contante avente corso legale, precisava ulteriormente il diritto di tutti a effettuare un pagamento per l’acquisto di beni e la prestazione di servizi mediante contante con corso legale, assicurava il rifiuto di tale metodo di pagamento solo in presenza di motivi ragionevoli o generalmente applicabili e tutelava il diritto a effettuare operazioni in contanti presso una banca o una filiale di banca estera. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che tale legge costituzionale garantisce l’emissione di contante avente corso legale e, in tale contesto, stabilisce un principio generale di accettazione obbligatoria del contante e un quadro di riferimento per le deroghe in uno Stato membro che ha adottato l’euro, ovvero questioni che rientrano nella competenza esclusiva della BCE e dell’Unione.

Con riferimento alla normativa nazionale, cinque casi di inottemperanza (quattro per omessa consultazione e uno per consultazione tardiva) hanno riguardato imposte e prelievi bancari a fini speciali introdotti in risposta all’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse. I casi hanno riguardato: 1) una legge polacca sul finanziamento collettivo (crowdfunding) di iniziative imprenditoriali e sull’assistenza ai mutuatari, che introduceva il concetto di “sospensione dei pagamenti di mutui ipotecari” per alleggerire l’onere gravante sui debitori con mutui ipotecari in essere a seguito dei recenti aumenti dei tassi di interesse da parte della Narodowy Bank Polsk; 2) una legge portoghese relativa a una misura introdotta al fine di ridurre temporaneamente i tassi di riferimento Euribor del 30 per cento per i mutui ipotecari a tasso variabile, con l’obiettivo di attenuare gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse sul mercato dei mutui residenziali e assicurare una maggiore prevedibilità alle famiglie con mutui ipotecari a tasso variabile; 3) una legge rumena relativa a misure fiscali e di bilancio per garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine della Romania, che prevede, tra l’altro, l’introduzione di un’imposta sul fatturato degli enti creditizi che sono soggetti giuridici rumeni o filiali rumene di soggetti giuridici esteri; 4) una legge slovacca relativa a un prelievo speciale sulle imprese operanti in settori regolamentati mediante: a) l’ampliamento del novero dei soggetti regolamentati sottoposti a prelievo speciale al fine di includere gli enti creditizi che operano in Slovacchia, e b) l’imposizione di una specifica aliquota di prelievo su tali enti; e 5) una legge lettone che modifica le norme sulla tutela dei consumatori, che prevede l’imposizione agli enti creditizi, nel 2024, di una commissione temporanea a tutela dei titolari di mutui ipotecari che soddisfano determinate condizioni. Tali casi sono stati ritenuti chiari e rilevanti in considerazione del fatto che le leggi riguardano questioni di stabilità finanziaria, vigilanza prudenziale e, per quanto riguarda Lettonia, Portogallo e Slovacchia, politica monetaria.

L’ultimo caso di inottemperanza ha riguardato una legge spagnola che impone al Banco de España di adottare i provvedimenti necessari per consentire alle imprese di investimento di aprire conti presso la banca centrale al fine di depositare i fondi ricevuti dalla clientela. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del fatto che potrebbe sollevare questioni relative alla politica monetaria e alla stabilità finanziaria, oltre ad avere un impatto diretto sul funzionamento dei sistemi di pagamento.

La BCE ha formulato dodici pareri su proposte di atti giuridici dell’Unione

La BCE ha formulato dodici pareri su proposte legislative dell’UE, riguardanti argomenti quali l’euro digitale; il corso legale delle banconote e delle monete in euro; la riforma della governance economica dell’Unione; il quadro dell’Unione per la gestione delle crisi bancarie e l’assicurazione dei depositi; le misure volte ad attenuare le esposizioni eccessive nei confronti di controparti centrali (CCP) di paesi terzi, migliorare l’efficienza dei mercati di compensazione dell’Unione e affrontare il trattamento del rischio di concentrazione nei confronti delle controparti centrali e il rischio di controparte per le operazioni con strumenti derivati compensate a livello centrale; i bonifici istantanei in euro; tematiche legate al clima, tra cui la prestazione energetica degli edifici, la due diligence delle imprese in materia di sostenibilità e la trasparenza e l’integrità delle attività di rating ambientale, sociale e di governance; le statistiche dell’Unione europea sul mercato del lavoro relative alle imprese e la nomina di un nuovo membro del Comitato esecutivo.

La BCE ha formulato 35 pareri su progetti di legge nazionali

Per quanto riguarda la legislazione nazionale, che spesso attiene a più di un argomento, la BCE ha formulato 19 pareri concernenti le BCN; 15 pareri in materia di stabilità del sistema finanziario; 13 pareri inerenti alla vigilanza prudenziale degli enti creditizi; sette pareri su questioni valutarie e mezzi di pagamento; cinque pareri sugli strumenti, le operazioni e l’attuazione della politica monetaria e tre pareri sui sistemi di pagamento e/o di regolamento delle transazioni in titoli. Nel corso del 2023 sono stati formulati sette pareri in materia di imposte e contributi bancari a fini speciali introdotti in risposta all’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse.

9.3 Conformità al divieto di finanziamento monetario e accesso privilegiato

Ai sensi dell’articolo 271, lettera d), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alla BCE è affidato il compito di verificare il rispetto, da parte delle banche centrali nazionali (BCN) dell’UE, dei divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato e dai Regolamenti (CE) n. 3603/93 e n. 3604/93 del Consiglio. L’articolo 123 proibisce alla BCE e alle BCN di concedere scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE, nonché di acquistare sul mercato primario strumenti di debito emessi da questi. L’articolo 124 vieta qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie. Parallelamente al Consiglio direttivo della BCE, la Commissione europea verifica l’osservanza delle disposizioni sopra menzionate da parte degli Stati membri.

La BCE verifica anche gli acquisti effettuati dalle banche centrali dell’UE sul mercato secondario di strumenti di debito emessi dal settore pubblico nazionale, dai settori pubblici di altri Stati membri, nonché da istituzioni e organi dell’UE. Ai sensi dei considerando del Regolamento (CE) n. 3603/93 del Consiglio, l’acquisizione di strumenti di debito del settore pubblico sul mercato secondario non deve servire ad aggirare il divieto sancito dall’articolo 123 del Trattato.

I divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati

L’esercizio di monitoraggio svolto dalla BCE per il 2023 ha confermato che gli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati.

La BCE continuerà a monitorare la partecipazione della Magyar Nemzeti Bank alla Borsa valori di Budapest, in quanto l’acquisto della quota di maggioranza di quest’ultima da parte della Magyar Nemzeti Bank nel 2015 è ancora suscettibile di dare luogo a dubbi sotto il profilo del finanziamento monetario.

La cessione finale da parte della Central Bank of Ireland delle attività collegate alla Irish Bank Resolution Corporation nel corso del 2023 tramite la vendita di obbligazioni a tasso variabile a lungo termine ha posto fine a seri timori di violazione del divieto di finanziamento monetario che persistevano dal 2013.

Il finanziamento da parte delle BCN di impegni assunti dal settore pubblico nei confronti dell’Fondo monetario internazionale (FMI) non è considerato finanziamento monetario, a condizione che esso si sostanzi in crediti esteri che hanno tutte le caratteristiche di un’attività di riserva. Tuttavia, i contributi finanziari erogati negli anni precedenti dalla Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique e dalla Banque de France tramite l’FMI per ridurre il debito dei paesi poveri fortemente indebitati non hanno dato luogo a crediti esteri, e richiedono pertanto misure correttive.

10 La BCE nel contesto internazionale e dell’UE

Nel 2023 la BCE ha proseguito la stretta interazione con le controparti europee e internazionali. Il rapporto della BCE con il Parlamento europeo è un elemento essenziale del suo regime di responsabilità. La BCE ha effettuato audizioni periodiche e scambi di corrispondenza con la Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON), interagendo con essa anche nel quadro dei lavori in corso per l’introduzione di un euro digitale. A livello internazionale, la BCE ha partecipato in modo costruttivo al dialogo con i partner del G20, sostenendo, tra l’altro, le iniziative della presidenza indiana in materia di regolamentazione del settore finanziario, pagamenti transfrontalieri e cripto‑attività. La BCE ha inoltre proseguito il confronto su tematiche rilevanti per le banche centrali connesse al funzionamento del Fondo monetario internazionale (FMI), fra cui la revisione delle quote dell’FMI, l’adeguamento delle politiche e degli strumenti di prestito del Fondo e le questioni relative ai diritti speciali di prelievo (DSP) e al loro trasferimento.

10.1 La responsabilità della BCE per il proprio operato

Rendere conto del proprio operato è un’importante contropartita dell’indipendenza

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) sancisce l’indipendenza della BCE: ciò significa che la BCE può assumere le proprie decisioni sulla base dell’obiettivo primario, da essa perseguito, di mantenere la stabilità dei prezzi senza subire l’influenza di soggetti politici. Rendere conto del proprio operato, tuttavia, è un’importante contropartita di questa indipendenza. La BCE è tenuta a dar conto del proprio operato al Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini dell’UE. Adempiere a tali obblighi è un elemento fondamentale delle responsabilità della BCE. Il dialogo bilaterale con il Parlamento europeo consente alla BCE di spiegare le proprie azioni e politiche ai rappresentanti dei cittadini dell’UE e di ascoltarne le preoccupazioni. Tale dialogo si è evoluto nel tempo, spingendosi oltre gli obblighi sanciti dall’articolo 284, paragrafo 3, del TFUE. Per promuovere una costante intesa comune e una collaborazione efficace, a giugno 2023 la Presidente della BCE e la Presidente del Parlamento europeo hanno firmato uno scambio di corrispondenza per chiarire il regime di responsabilità vigente fra le due istituzioni in materia di attività di banca centrale.

La BCE ha proseguito l’interazione con i rappresentanti eletti dei cittadini dell’UE

Nel 2023 la Presidente della BCE ha partecipato a quattro audizioni periodiche della commissione ECON e, a febbraio, al dibattito in seduta plenaria sul Rapporto annuale della BCE sul 2021, in seguito al quale il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione. A maggio, inoltre, il Vicepresidente ha presentato il Rapporto annuale della BCE sul 2022 alla commissione ECON. Nello stesso giorno la BCE ha pubblicato il proprio riscontro sul contributo fornito dal Parlamento europeo nel quadro della sua risoluzione sul Rapporto annuale 2021 della BCE. A maggio, in aggiunta, la BCE ha ospitato la visita annuale di una delegazione dei membri della commissione ECON. La BCE ha altresì risposto a 27 interrogazioni scritte presentate dai membri del Parlamento europeo nel corso dell’anno.

Inoltre, la BCE ha interagito strettamente con la commissione ECON nel quadro dei lavori per un euro digitale. Nel 2023 Fabio Panetta, all’epoca membro del Comitato esecutivo, ha partecipato a tre audizioni ad hoc della commissione ECON per discutere i progressi compiuti durante la fase istruttoria del progetto su un euro digitale, compresi i temi relativi alla facilità d’uso, al corso legale e all’iter legislativo dell’euro digitale[78]. La BCE ha inoltre organizzato seminari tecnici tra esperti con il Parlamento europeo e ha partecipato a eventi organizzati dagli europarlamentari per discutere di un euro digitale.

Il sostegno alla moneta unica si è avvicinato ai massimi storici nel 2023

Secondo l’ultima indagine di Eurobarometro, condotta a ottobre e novembre 2023, il 79 per cento degli intervistati appartenenti all’area dell’euro sostiene la moneta unica e il 43 per cento tende ad avere fiducia nella BCE. La percentuale elevata del sostegno alla moneta unica è un segnale molto positivo; per contro, il dato relativamente inferiore inerente alla fiducia nei confronti della BCE indica che quest’ultima deve dare continuità alle azioni volte a comunicare con il pubblico e con i rappresentanti eletti dei cittadini. Promuovere la fiducia dell’opinione pubblica resta un elemento essenziale per la BCE anche per il futuro. La BCE, pertanto, continuerà a partecipare attivamente al dialogo costruttivo con il Parlamento europeo e i cittadini dell’area dell’euro.

10.2 Le relazioni internazionali

G20

Il G20 ha operato in un contesto caratterizzato da accresciute tensioni geopolitiche e condizioni sfavorevoli a livello internazionale, adoperandosi per preservare il multilateralismo

Durante la presidenza indiana del G20 nel 2023, la guerra russa contro l’Ucraina ha continuato a incidere negativamente sull’economia mondiale che, nell’ultimo trimestre, ha risentito anche dell’accresciuta incertezza dovuta al conflitto in Medio Oriente. I ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali dei paesi del G20 hanno dovuto far fronte al calo della crescita mondiale, alle elevate pressioni inflazionistiche e alla volatilità dei prezzi dei beni energetici. Sebbene le riunioni di febbraio e di luglio 2023 si siano concluse senza l’adozione di un comunicato finale per via di disaccordi tra i partecipanti su questioni geopolitiche, la dichiarazione congiunta dei leader del G20, sottoscritta a New Delhi, e la decisione di ammettere l’Unione africana quale futuro membro permanente, hanno messo in evidenza l’impegno dei membri di preservare l’efficacia e l’inclusività del forum. La BCE ha accolto favorevolmente e sostenuto le iniziative della presidenza indiana, volte a migliorare il quadro regolamentare dei settori bancario e non bancario, agevolare i pagamenti transfrontalieri e raggiungere un accordo su un piano di azione del G20 per contenere i rischi derivanti dagli ecosistemi delle cripto-attività. La BCE ha inoltre sostenuto gli sforzi del G20 tesi a potenziare la finanza sostenibile da fonti private e pubbliche, per favorire la transizione mondiale verso l’azzeramento delle emissioni nette. In vista del progetto per un euro digitale, la BCE ha attribuito un’elevata priorità alle discussioni del G20 incentrate sulle scelte di progettazione e sui presidi di tutela delle valute digitali della banca centrale.

Le questioni legate all’FMI e all’architettura finanziaria internazionale

La BCE ha contribuito attivamente alle discussioni presso l’FMI. Nel 2023 l’FMI ha deciso di aumentare le risorse provenienti dalle quote, ha continuato ad adeguare i propri strumenti e ha fornito ulteriore sostegno all’Ucraina

La BCE ha continuato a svolgere un ruolo attivo nelle discussioni sul sistema monetario e finanziario internazionale tenutesi presso l’FMI e in altre sedi, promuovendo il punto di vista della banca centrale nelle posizioni europee comuni assunte in tali consessi[79]. I temi principali affrontati nel 2023 hanno riguardato la revisione delle quote dell’FMI, l’adeguamento delle politiche e degli strumenti di prestito del Fondo e le questioni relative ai diritti speciali di prelievo (DSP) e al loro trasferimento.

Il 15 dicembre 2023 il Consiglio dei governatori dell’FMI ha concluso la 16a revisione generale delle quote e ha approvato un aumento delle quote dei membri pari al 50 per cento, che porterà le quote totali dell’FMI a 715,7 miliardi di DSP[80]. Tale aumento sarà ripartito tra i paesi membri in proporzione alle quote di partecipazione in essere. Sono state introdotte modifiche agli strumenti dell’FMI, che hanno anche consentito al Fondo di continuare a fornire sostegno all’Ucraina[81]. Alla fine di marzo 2023 è stato approvato un accordo della durata di 48 mesi nell’ambito dell’Extended Fund Facility a favore dell’Ucraina[82]. L’FMI ha inoltre rafforzato ulteriormente il carattere preventivo e la flessibilità dei propri strumenti concludendo la revisione degli strumenti precauzionali a ottobre 2023. Alla fine del 2023, i prestiti erogati dall’FMI sono rimasti prossimi ai massimi storici: il credito in essere complessivo nel conto generale delle risorse (General Resources Account) ammontava a circa 92 miliardi di DSP, di cui un terzo riconducibile all’esposizione nei confronti del maggiore debitore del Fondo.

Sono state mobilitate risorse per aiutare i paesi in difficoltà

A seguito dell’assegnazione di 650 miliardi di dollari in DSP nel 2021 per soddisfare l’esigenza mondiale a lungo termine di integrare le riserve esistenti, che ha anche aiutato i paesi a gestire la pandemia, l’impegno di trasferire DSP o risorse a essi equivalenti, per sostenere ulteriormente le economie emergenti e i paesi a basso reddito, ha conseguito un traguardo importante a giugno 2023, raggiungendo l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari a livello mondiale. Il contributo degli Stati membri dell’UE è stato sostanziale, rappresentando più del 31 per cento degli impegni. La maggior parte dell’importo raggiunto è destinata ai programmi Resilience and Sustainability Trust e Poverty Reduction and Growth Trust dell’FMI. La BCE ha inoltre continuato a sostenere le iniziative internazionali per aiutare i paesi vulnerabili ad affrontare le crescenti difficoltà connesse alla sostenibilità del debito, in particolare l’attuazione del quadro comune per il trattamento del debito del G20 (Common Framework for Debt Treatments).

Riquadro 8
L’obiettivo secondario nella politica monetaria della BCE

L’obiettivo primario della BCE, il mantenimento della stabilità dei prezzi, è sancito dall’articolo 127, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Il Trattato stabilisce inoltre che, “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi”, la BCE sostiene anche le politiche economiche generali nell’Unione europea al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea[83]. Il presente riquadro spiega come l’obiettivo secondario venga considerato nella conduzione della politica monetaria e nelle attività di rendiconto della BCE[84].

Come la BCE tiene conto del proprio obiettivo secondario nelle decisioni di politica monetaria

Nelle decisioni di politica monetaria la BCE valuta la proporzionalità di ciascuna misura[85]. Tale valutazione include un’analisi dei benefici e dei possibili effetti collaterali delle misure di politica monetaria, compreso, ove pertinente, il loro impatto sull’obiettivo secondario della BCE. L’analisi esamina il modo in cui tali misure interagiscono e si bilanciano nel tempo. In pratica, nell’adeguare i propri strumenti di politica monetaria, il Consiglio direttivo, ove due configurazioni degli strumenti considerati favoriscano in ugual misura, senza pregiudicarla, la stabilità dei prezzi, sceglie la configurazione che supporta al meglio le politiche economiche generali nell’Unione in materia di crescita, occupazione e inclusione sociale e che, nell’ottica di contribuire agli obiettivi più ampi dell’Unione, protegge la stabilità finanziaria e favorisce l’attenuazione dell’impatto dei cambiamenti climatici[86]. Ad esempio, da ottobre 2022 la BCE effettua i reinvestimenti di titoli del settore societario orientandosi verso emittenti con migliori risultati in termini di impatto climatico. Tale decisione è stata presa al fine di tenere maggiormente conto dei rischi finanziari legati al clima nel bilancio dell’Eurosistema e, con riferimento all’obiettivo secondario della BCE, di sostenere la transizione ecologica dell’economia, in linea con gli obiettivi di neutralità climatica dell’UE[87].

Come la BCE presenta gli effetti delle proprie azioni sull’obiettivo secondario

Le comunicazioni della BCE riguardo alle azioni svolte per conseguire il proprio obiettivo secondario sono parte integrante delle attività con cui riferisce in merito alla politica monetaria. Durante le conferenze stampa sulla politica monetaria e nei dettagliati resoconti delle riunioni di politica monetaria, la BCE fornisce indicazioni sui fattori che influenzano le decisioni di politica monetaria in cui trovano spazio anche considerazioni inerenti al suo obiettivo secondario. Gli articoli pubblicati regolarmente nel Bollettino economico e nel Research Bulletin, nonché gli Occasional papers dedicati, offrono altresì analisi approfondite su come la politica monetaria interagisce con ambiti cruciali quali il mercato del lavoro, la stabilità finanziaria e i cambiamenti climatici[88]. Inoltre, nell’adempimento dei propri obblighi di responsabilità e trasparenza nei confronti del Parlamento europeo e dei cittadini, la BCE approfondisce le modalità di approccio ad aspetti dell’obiettivo secondario, quali l’interazione tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria o le considerazioni, connesse ai cambiamenti climatici, sottese alle operazioni di politica monetaria[89].

Nei rapporti annuali della BCE, il resoconto delle decisioni di politica monetaria e le sottostanti analisi di interesse per l’obiettivo secondario sono trattati in modo integrato in vari capitoli. In particolare, il Rapporto annuale sul 2023: a) fornisce un aggiornamento sui progressi compiuti nel corso dell’anno nella capacità di analisi della BCE con riferimento alle statistiche sui cambiamenti climatici, compresi i nuovi indicatori statistici in materia di clima per la finanza sostenibile, le emissioni di anidride carbonica e i rischi fisici (cfr. la sezione 7.2); b) ricorda che l’orientamento a medio termine della politica monetaria della BCE ha consentito un impatto graduale sulla crescita e sull’occupazione, entrambe parti integranti dell’obiettivo secondario della BCE (cfr. la sezione 1.2); c) ricorda che la BCE ha continuato a orientare maggiormente gli acquisti di obbligazioni societarie verso emittenti con migliori risultati in termini di impatto climatico (cfr. le sezioni 2.1, 2.2 e 2.3) e ha reso note informazioni finanziarie relative al clima riguardo alle obbligazioni societarie detenute nell’ambito dei programmi di acquisto di titoli del settore societario e per l’emergenza pandemica (cfr. la sezione 2.2); d) fornisce una valutazione sintetica delle banche e del sistema finanziario e approfondisce le fonti di resilienza e fragilità per la stabilità finanziaria (cfr. il capitolo 3); riferisce altresì su recenti ricerche della BCE concernenti la quantificazione dei trade‑off di stabilità finanziaria per la politica monetaria nei periodi di inflazione elevata (cfr. il riquadro 7); e) fornisce una sintesi degli sforzi e dei progressi compiuti dalla BCE sul fronte climatico e ambientale (cfr. la sezione 11.5).

11 Promuovere la buona governance e la sostenibilità sociale e ambientale

La BCE svolge un lavoro fondamentale sui temi ambientali, sociali e di governance (environmental, social and governance, ESG). In quanto istituzione pubblica, tra le attività svolte dalla BCE in questi ambiti rientrano la responsabilità del proprio operato nei confronti dei cittadini dell’Unione europea (UE) e dei loro rappresentanti eletti, la comunicazione e l’interazione con diversi interlocutori, il rispetto dei più elevati standard etici e di trasparenza, il rafforzamento delle competenze del proprio personale e la promozione del suo benessere, nonché la valutazione degli impatti e dei rischi climatici e ambientali.

11.1 Aggiornamenti sui temi ambientali, sociali e di governance

Nel 2023 la BCE ha proseguito i lavori sui temi ambientali, sociali e di governance

Questa panoramica dei principali sviluppi in materia di temi ESG nel 2023 è integrata da altre sezioni del presente rapporto annuale e da ulteriori informazioni disponibili sul sito Internet della BCE (cfr. la tavola 11.1).

Le sezioni 11.2 e 11.3 illustrano le azioni che la BCE, in quanto istituzione europea, ha intrapreso nel 2023 per continuare a rafforzare il proprio quadro di governance e a promuovere la trasparenza e la vicinanza ai cittadini. La sezione 11.2 illustra gli sforzi volti a rafforzare la cooperazione europea e internazionale in materia di etica, integrità e buona condotta, rispondendo in tal modo anche all’accresciuto interesse da parte del pubblico per questi temi[90]. La sezione 11.3 descrive gli sforzi concertati della BCE volti a spiegare in maniera chiara le proprie politiche in un periodo caratterizzato da livelli elevati di inflazione, rivolgendosi a diversi destinatari e affrontando le preoccupazioni dei cittadini sul futuro della moneta unica. Nella sezione 11.4 sono elencati gli sviluppi principali che nel 2023 hanno interessato la gestione delle risorse umane della BCE e sono forniti aggiornamenti sulle nomine di un funzionario per la diversità e l’inclusione e di un mediatore. Infine, la sezione 11.5 presenta i lavori della BCE sulle tematiche legate al clima e all’ambiente e fornisce dettagli su pubblicazioni più specifiche in questo ambito.

I rischi climatici vengono progressivamente integrati nel quadro complessivo dei rischi

La BCE affronta i rischi ESG nell’ambito dei propri sistemi di gestione dei rischi finanziari e non finanziari, come descritto nel capitolo del Bilancio 2023 della BCE relativo alla gestione dei rischi.

Le prove di stress sul rischio climatico sono state avviate nel 2022 e da allora vengono condotte periodicamente nell’ambito dell’azione volta a integrare progressivamente i rischi climatici nel quadro complessivo dei rischi. Nella prima prova di stress sul rischio climatico condotta sul bilancio dell’Eurosistema, la BCE ha esaminato la sensibilità del profilo di rischio finanziario dell’Eurosistema ai cambiamenti climatici e, così facendo, ha migliorato le capacità di valutazione del rischio climatico da parte dell’Eurosistema. I risultati hanno fornito una prima stima dell’impatto dei rischi climatici sul bilancio della BCE.

11.2 Rafforzare l’etica e l’integrità

Nel 2023 la consapevolezza riguardo ai temi dell’etica e dell’integrità è rimasta una priorità fondamentale

L’Ufficio di conformità e governance (Compliance and Governance Office, CGO) della BCE ha il compito di stabilire norme adeguate in materia di etica e governance e di verificarne il rispetto. Nel corso del 2023 le nuove iniziative sono state incentrate sul miglioramento delle esperienze formative a disposizione del personale: dai corsi introduttivi e i programmi di formazione a distanza per i neoassunti ai corsi di aggiornamento per il personale con maggiore anzianità di servizio e la formazione personalizzata per rispondere alle esigenze di specifiche funzioni aziendali. In occasione della giornata mondiale dell’etica (Global Ethics Day) sono stati organizzati diversi progetti di sensibilizzazione, che si sono svolti nell’arco di sei‑otto settimane, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione del personale della BCE sulla necessità di osservare le disposizioni in materia di etica e informare il pubblico in merito all’impegno della BCE su questi temi. Il CGO ha continuato a migliorare e semplificare i propri processi, a facilitare l’accesso del personale alla consulenza su questioni etiche e a rispettare gli standard della BCE in materia.

La maggiore consapevolezza negli ambiti relativi a etica e integrità e la possibilità di accedere facilmente alla consulenza su questioni etiche hanno comportato un marcato incremento delle richieste: da 1.690 nel 2022 a 2.767 nel 2023 (cfr. il grafico 11.1).

I controlli di conformità, condotti con il supporto di una società di revisione esterna, hanno nel complesso confermato il rispetto, da parte dei dipendenti e dei membri degli organi direttivi della BCE, delle norme sulle operazioni finanziarie private.

Grafico 11.1

Panoramica delle richieste da parte del personale della BCE nel 2023

Fonte: BCE.

La struttura di governance della BCE è integrata dal Comitato etico indipendente, al quale le alte cariche della BCE possono rivolgersi per ottenere consulenza su questioni etiche, riguardanti per lo più operazioni private e attività lavorative remunerate svolte dopo la fine del mandato; il Comitato valuta inoltre le loro dichiarazioni di interessi. Il Comitato etico segue altresì con attenzione gli sviluppi a livello europeo e internazionale in materia di etica e buona condotta, oltre a suggerire gli aggiornamenti che sarebbe auspicabile apportare al quadro etico delle alte cariche della BCE, come il recente rafforzamento delle disposizioni relative alle operazioni finanziarie private.

Il Comitato per l’etica e la conformità ha continuato a sostenere le banche centrali nazionali e le autorità nazionali competenti nel recepimento degli indirizzi in materia di condotta etica adottati nel 2021, nonché a fornire orientamenti per una interpretazione coerente e uniforme degli standard etici in tutto l’Eurosistema. Per trarre il massimo profitto dal confronto tra punti di vista differenti, il Comitato ha organizzato sessioni su temi di interesse reciproco, alle quali hanno partecipato oltre 50 diverse istituzioni e organizzazioni.

A livello europeo, nel 2023 la BCE ha continuato a partecipare attivamente ai negoziati interistituzionali in corso sulla creazione di un organismo indipendente responsabile dell’etica nell’UE.

A livello internazionale, la BCE è stata strettamente coinvolta nei lavori dell’Ethics Network of Multilateral Organizations relativi alla condivisione delle conoscenze e alla definizione degli standard, sia in qualità di vicepresidente del network sia attraverso i contributi forniti alle riunioni e alla conferenza annuale. La BCE ha inoltre contribuito al primo riesame dell’attuazione da parte dell’UE della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

11.3 Comunicazione e trasparenza delle politiche della BCE

La comunicazione della BCE ha dovuto far fronte a un contesto difficile

Nel 2023 la comunicazione della BCE ha operato in un contesto reso difficile dall’inflazione ancora troppo elevata, sebbene in calo, e dagli effetti sempre più tangibili sull’economia dell’inasprimento della politica monetaria. In tempi caratterizzati da un livello di eccezionale incertezza e dalla crisi legata al costo della vita, le attività di comunicazione della BCE hanno dovuto mirare a rassicurare i cittadini e le imprese riguardo all’impegno di riportare l’inflazione verso l’obiettivo e a convincerli riguardo alla sua capacità di conseguire tale obiettivo con i principali strumenti a disposizione.

Per consentire al pubblico di comprendere le sue decisioni, il principio guida delle attività di comunicazione della BCE è stato “spiegare, spiegare, spiegare”

A tal fine, la BCE ha potenziato la strategia di comunicazione relativa alla politica monetaria. A fronte del verificarsi dell’effetto desiderato di riduzione della domanda, prodotto dall’inasprimento della politica monetaria, è stato importante spiegare le decisioni della BCE e ribadire che il suo mandato principale consiste nel combattere l’inflazione. Oltre ai numerosi interventi pubblici tenuti dai responsabili del processo decisionale, sul Blog della BCE sono stati pubblicati diversi post per spiegare l’influenza dell’inflazione sui redditi reali e l’importanza delle politiche strutturali dei governi per contrastarla, nonché per fornire indicazioni analitiche sui livelli record di partecipazione al lavoro. I podcast della BCE hanno descritto le determinanti dell’inflazione e appositi episodi organizzati in forma di summer school hanno illustrato il ruolo della BCE nel mantenimento della stabilità dei prezzi.

Comunicare con umiltà per ricostruire la fiducia dei cittadini

Nel contempo, è stato necessario fornire risposte alle domande legittime sui motivi per cui la BCE non fosse riuscita a prevedere il forte aumento dell’inflazione e sull’inesattezza delle sue proiezioni macroeconomiche. La chiarezza e l’accuratezza delle proiezioni dell’Eurosistema svolgono un ruolo particolarmente importante per ancorare le aspettative e rafforzare la credibilità delle politiche della BCE. Analogamente, allo scopo di promuovere la fiducia è stato indispensabile fornire spiegazioni sulle diverse fonti di incertezza e comunicare con umiltà.

Le attività di comunicazione sono state orientate a contestualizzare le perdite di bilancio della BCE e delle banche centrali dell’Eurosistema

Nel 2023, a seguito di precedenti decisioni di politica monetaria, in particolare gli acquisti di attività su larga scala, la BCE e altre banche centrali dell’Eurosistema hanno subito perdite di bilancio. La BCE ha compiuto uno sforzo rilevante per spiegare la provenienza degli utili e delle perdite delle banche centrali, ad esempio, attraverso un’apposita pagina nella sezione “Facciamo chiarezza” sul proprio sito Internet. Ciò ha inoltre consentito alla BCE di collocare tali perdite nel contesto di numerosi anni di utili considerevoli e di sottolineare che il suo compito è quello di assumere decisioni di politica monetaria volte a raggiungere l’obiettivo della stabilità dei prezzi e non è realizzare profitti.

Nel 2023 sforzi straordinari di comunicazione si sono altresì concentrati sul futuro della moneta unica, sia sotto forma di contante sia in forma digitale.

La BCE ha avviato i lavori relativi al processo di progettazione della prossima serie di banconote in euro con il contributo dei cittadini europei

Come stabilito dalla BCE, per la scelta della veste grafica della terza serie di banconote in euro è stato previsto un processo partecipativo che ha coinvolto il pubblico. A tal fine, i cittadini europei di tutti i paesi dell’area dell’euro sono stati invitati a partecipare a un sondaggio online sui temi per la prossima serie di banconote e hanno avuto l’opportunità di selezionare il loro tema preferito tra sette diverse opzioni. Al sondaggio hanno partecipato più di 365.000 persone in tutta l’area e le preferenze espresse sono state prese in considerazione dal Consiglio direttivo che ha selezionato “Cultura europea” e “Fiumi e uccelli” come temi per le banconote future. La strategia di comunicazione e l’interazione con il pubblico nel processo di progettazione della nuova serie di banconote hanno confermato l’impegno della BCE e dell’Eurosistema nei confronti del contante.

La BCE ha sottolineato che il contante non scomparirà ma potrebbe essere eventualmente integrato da un euro digitale

In vista della probabile introduzione di un euro digitale, nel 2023 è stato particolarmente importante per la BCE comunicare il suo impegno nei confronti del contante.

A ottobre 2023 il Consiglio direttivo ha deciso di concludere la fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale e di avviare la fase di preparazione. Tale passaggio è stato accompagnato da una campagna di comunicazione su più fronti e multilingue, che ha comportato l’utilizzo di numerosi canali e prodotti di comunicazione in tutti i paesi dell’area dell’euro, tra cui una pagina ufficiale LinkedIn sul progetto per un euro digitale e una pagina web dedicata. La campagna si è concentrata sui vantaggi e sull’importanza di introdurre un euro digitale, sulle preoccupazioni relative alla privacy e sul corso legale del contante e della nuova valuta digitale. Oltre a comunicare con le parti interessate del settore, i responsabili delle politiche e le organizzazioni della società civile, seguendo un approccio innovativo la BCE si è altresì rivolta a importanti creatori di contenuti online, con l’obiettivo di incoraggiare gli imprenditori digitali attivi nel settore monetario e finanziario a illustrare le motivazioni di fondo di un euro digitale e spiegarne le caratteristiche ai loro follower e iscritti online.

Nel complesso, questi sforzi combinati e l’ampia copertura mediatica che ne è conseguita sono riusciti nell’intento di pubblicizzare il progetto relativo all’euro digitale e di migliorarne la comprensione. L’analisi mostra che se in un primo momento erano soprattutto le generazioni di europei più giovani a essere interessate a un euro digitale, allo stato attuale tutte le fasce di età mostrano una maggiore consapevolezza e comprensione del progetto.

Il 2023 è stato anche l’anno in cui la BCE ha celebrato il suo 25° anniversario. Per l’occasione, la BCE ha organizzato un evento al quale hanno partecipato i più alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, del paese che ospita la sede della BCE, la Germania, e degli altri paesi dell’area dell’euro, nonché gli ex presidenti della BCE: Jean‑Claude Trichet e Mario Draghi. Nel periodo compreso tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, inoltre, la BCE e altre istituzioni dell’UE hanno celebrato insieme i 25 anni dell’euro. Questi traguardi storici hanno consentito alla BCE di mettere in luce il successo della moneta unica e i suoi benefici per i cittadini europei, in quanto faro di stabilità in tutto il mondo e simbolo dell’Europa unita.

Coinvolgere i cittadini più giovani con la campagna “La stabilità è il nostro mestiere”, condotta sui social media

Con l’obiettivo di coinvolgere i cittadini più giovani, nel 2023 la BCE ha condotto la campagna “La stabilità è il nostro mestiere” sui social media. L’obiettivo dell’iniziativa è stato spiegare, in modo interattivo e personale, le caratteristiche principali della BCE e le sue funzioni: l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il ruolo della vigilanza bancaria e in che modo le decisioni della BCE influenzano la vita quotidiana. I post pubblicati nell’ambito di tale campagna hanno ricevuto 166 milioni di visualizzazioni e hanno raggiunto 43 milioni di giovani.

Il numero di richieste di accesso pubblico è aumentato rispetto al 2022, con un incremento significativo delle richieste di accesso a documenti su temi istituzionali e di governance

L’accesso pubblico ai documenti è parte integrante della politica di trasparenza della BCE, in quanto promuove la sua apertura e ne potenzia la legittimità democratica.

Nel 2023 le richieste di accesso ai documenti pervenute alla BCE (73) sono aumentate rispetto al 2022 (63). Benché le richieste abbiano continuato a riguardare un’ampia varietà di argomenti, tra cui questioni di vigilanza o iniziative di alto profilo come il progetto per un euro digitale, si è osservato un aumento significativo delle richieste di accesso a documenti su temi istituzionali e di governance, a dimostrazione del maggiore interesse da parte del pubblico per questi argomenti.

In linea con l’impegno a favore della trasparenza, i documenti richiesti sono stati in genere diffusi tramite il Registro pubblico di documenti della BCE. Con l’obiettivo di accrescere la trasparenza la BCE ha altresì predisposto una rassegna dei temi delle richieste di accesso ai documenti ricevute a partire dal 2004.

La Mediatrice europea non ha riscontrato alcun caso di cattiva amministrazione in merito alla gestione, da parte della BCE, delle richieste di accesso del pubblico.

Le iniziative volte a sostenere la trasparenza, l’apertura e la vicinanza ai cittadini sono state riconosciute con l’inclusione della BCE nell’elenco ristretto dei candidati al premio 2023 per la buona amministrazione indetto dalla Mediatrice europea, per “aver aiutato i cittadini dell’UE a comprendere la politica monetaria in un periodo storico di inflazione elevata”.

11.4 Diamo al nostro personale gli strumenti per eccellere in Europa

A partire dal 2022, con il graduale ritorno in ufficio dei propri dipendenti, la BCE si è concentrata su politiche e programmi volti a sostenere l’equilibrio tra attività professionale e vita privata, lo sviluppo del personale e la resilienza organizzativa. A gennaio 2023 è stato introdotto un nuovo modello di lavoro a distanza per il personale e i tirocinanti. Nel 2023 la nuova piattaforma di apprendimento virtuale EUREKA è stata resa disponibile alle istituzioni del Sistema europeo di banche centrali e del Meccanismo di vigilanza unico, offrendo un accesso ancora più ampio alle opportunità di formazione e mobilità. In linea con l’obiettivo di creare una cultura di inclusione concretamente vissuta, la BCE ha nominato un mediatore e un consulente delle risorse umane responsabile per la diversità e l’inclusione.

Cultura lavorativa

La BCE ha avviato il nuovo modello di lavoro a distanza

Dopo la fase di transizione del 2022, dal 1° gennaio 2023 è in vigore un nuovo modello di lavoro a distanza, sviluppato sulla base delle esperienze complessivamente positive che hanno caratterizzato il periodo di lavoro da remoto. La nuova politica offre opzioni flessibili di lavoro, consentendo a tutto il personale e ai tirocinanti della BCE di effettuare prestazioni lavorative a distanza fino a 110 giorni all’anno, compatibilmente con le esigenze operative.

Figura 11.1

Lavoro a distanza del personale della BCE nel 2023

Fonte: BCE.
Nota: dati aggiornati a gennaio 2024.

Sono state offerte iniziative formative per promuovere una cultura costante di rispetto reciproco

La BCE attribuisce grande importanza all’ascolto del proprio personale. A tal fine, all’inizio del 2023 è stato svolto un sondaggio, i cui risultati hanno dimostrato che il personale si conferma coinvolto, impegnato e in sintonia con le attività della BCE. Tuttavia, per rafforzare la cultura lavorativa, sono necessari ulteriori sforzi. A seguito dell’indagine, il Comitato esecutivo ha sostenuto un’iniziativa volta a promuovere una cultura organizzativa in cui i dipendenti siano in grado di rispondere efficacemente a comportamenti inadeguati. Sono stati introdotti seminari interattivi per contribuire a rafforzare una cultura lavorativa aperta, basata su trasparenza e integrità, e le modalità di collaborazione.

Sviluppo dei talenti

Il personale della BCE ha usufruito delle opportunità di mobilità

Il 2023 è stato un anno importante per la mobilità del personale del SEBC e dell’MVU. EUREKA, la nuova piattaforma di apprendimento virtuale della BCE, ha consentito per la prima volta di visualizzare in un unico ambiente tutte le opportunità di formazione e mobilità offerte dalle altre istituzioni del SEBC e dell’MVU. Il portale EUREKA promuove la condivisione delle conoscenze e la collaborazione ed è a disposizione del personale della BCE, del SEBC e dell’MVU. Nel 2023 è stata lanciata la quinta edizione del Programma Schuman, nell’ambito della quale sono state offerte opportunità di distacco per la realizzazione di 41 progetti, consentendo lo scambio di personale tra la BCE, le autorità nazionali competenti (ANC) e le banche centrali nazionali (BCN). Sono inoltre proseguiti gli scambi tra la BCE, le ANC e altre istituzioni europee nell’ambito di un apposito programma riservato al personale dell’MVU. Alla fine del 2023 erano attivi nove scambi di personale con due ANC (il Banco de España e l’Autorità prudenziale francese per la vigilanza e le risoluzioni) e un’agenzia (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali).

La BCE ha continuato a promuovere le capacità manageriali e la crescita professionale

La BCE ha proseguito il programma di sviluppo della leadership (Leadership Growth Programme) volto ad accrescere le capacità manageriali e a rafforzarne l’efficacia. Ha inoltre organizzato le ultime sette edizioni del programma per lo sviluppo della leadership delle donne (Women’s Leadership Programme), un’iniziativa di successo avviata nel 2014 con l’obiettivo di aumentare la rappresentanza delle donne nella BCE. Un altro supporto allo sviluppo professionale è stato offerto attraverso il portale dedicato al mentoring che permette a personale e tirocinanti di offrire o cercare opportunità di mentoring. Alla fine del 2023, gli affiancamenti registrati erano circa 100.

Sono state avviate importanti iniziative nel quadro della strategia di formazione e sviluppo in ambito SEBC e MVU

Ulteriori importanti iniziative sono state avviate nel quadro della strategia di formazione e sviluppo in ambito SEBC e MVU. Le autorità nazionali competenti e le banche centrali nazionali sono state abilitate alla piattaforma EUREKA, che consente di accedere a numerose opportunità di formazione e sviluppo offerte dalle istituzioni del SEBC e dell’MVU. A ottobre 2023 è partito il prestigioso programma di formazione per dirigenti in materia di banche centrali e vigilanza bancaria (Central Banking & Banking Supervision Executive Education). Nel corso dell’anno sono stati organizzati due “hackathon” di successo, con partecipanti provenienti dalle istituzioni del SEBC e dell’MVU. Il primo evento si è svolto a febbraio e ha avuto come tema la finanza decentralizzata; il secondo, dedicato ai cambiamenti climatici, si è tenuto a novembre presso la sede della BCE.

La BCE ha aumentato l’importo della borsa di tirocinio

Il programma di tirocinio offerto dalla BCE promuove l’integrazione in Europa dei giovani laureati e offre loro l’opportunità di fare esperienza e mettere in pratica le conoscenze acquisite nel corso degli studi. Allo stesso tempo, la BCE trae beneficio dalle conoscenze dei tirocinanti sullo stato attuale della ricerca accademica, così come dal loro entusiasmo e dalle loro nuove idee. A partire dal 1° dicembre 2023 la borsa di tirocinio è stata aumentata a 1.170 euro mensili e a 2.120 euro per gli studenti che hanno completato almeno due anni di dottorato e si candidano a tirocini che richiedono tale livello di formazione. Ai tirocinanti viene riconosciuta inoltre un’indennità per le spese relative all’alloggio.

Diversità e inclusione

La BCE ha continuato a promuovere la diversità e l’inclusione

Rispecchiare la società europea e creare una cultura di inclusione concretamente vissuta è un impegno a lungo termine. A tal fine, la BCE ha rafforzato la propria base istituzionale sostenendo le sue sei reti dedicate alla diversità e all’inclusione (D&I) e introducendo il programma di formazione incentrato su questi temi e rivolto al personale, ai gruppi di lavoro e ai dirigenti. Per agevolare la creazione di una cultura basata sull’inclusione, il rispetto reciproco e la sicurezza psicologica sono state istituite due nuove figure: a partire dal 2023 il Mediatore ha il compito di prevenire e affrontare gli attriti che sorgono sul luogo di lavoro attraverso il dialogo assistito, mentre il Consulente D&I delle risorse umane esamina tutte le questioni relative al personale e agli aspetti culturali.

La diversità di genere e l’intersezionalità sono stati temi prioritari

Nel corso del 2023 la diversità di genere è rimasta tra le priorità della BCE, impegnata ad accogliere tutti gli aspetti della diversità e creare una cultura di lavoro inclusiva. Tale impegno è dimostrato dal conseguimento della certificazione EDGE Move & EDGEplus, dai progressi compiuti dalla BCE sugli obiettivi di genere per il periodo 2020‑2026, dall’introduzione del congedo parentale retribuito per il genitore che non ha partorito, dall’avvio di un tirocinio sperimentale rivolto ai talenti nello spettro autistico, dalle sessioni di sensibilizzazione e dagli eventi organizzati sui temi di razza/etnia, importanza delle alleanze (allyship), disabilità e inclusione LGBT+.

La BCE ha proseguito le attività di acquisizione di talenti partecipando a iniziative mirate

Al fine di attrarre i migliori talenti europei, la BCE ha partecipato a diverse fiere dedicate all’orientamento professionale per i gruppi meno rappresentati, come, ad esempio, la più grande fiera del lavoro in Europa per le persone nere e di colore organizzata da ADAN (Afro Deutsches Akademiker Netzwerk), la fiera Sticks & Stones per i talenti LGBTIQ+ e i loro alleati e la fiera herCAREER per lo sviluppo professionale delle donne. Ha inoltre promosso le proprie opportunità di impiego sulla piattaforma myAbility per attrarre i talenti con disabilità. La BCE ha continuato a bandire borse di studio nell’ambito dell’iniziativa ECB Scholarship for Women, con l’obiettivo di rafforzare la presenza femminile e di includere diversi contesti socioeconomici. Inoltre, ha bandito un programma di borsa di studio destinato a 15 studenti ucraini iscritti a un corso di laurea in Ucraina, a dimostrazione della solidarietà e del sostegno costanti.

Figura 11.2

L’organico della BCE in cifre

1) Dati aggiornati al 31 dicembre 2023.
2) Inclusi 56 partecipanti al Graduate Programme.
3) Dipendenti distaccati da una banca centrale nazionale del Sistema europeo di banche centrali, da istituzioni/agenzie pubbliche europee o da organizzazioni internazionali.
4) Si riferisce soltanto a membri del personale con contratti a tempo indeterminato e determinato.
5) Si riferisce a qualsiasi trasferimento orizzontale, a tempo indeterminato o determinato, tra divisioni o aree operative.
6) Si riferisce a qualsiasi trasferimento, a tempo indeterminato o determinato, verso posizioni con fascia retributiva più elevata, con o senza assunzione.
7) Si riferisce soltanto a membri del personale con contratti a tempo indeterminato e a tempo determinato convertibili.
8) La tavola mostra le percentuali del personale e dei tirocinanti della BCE in base alla nazionalità, vale a dire che i membri del personale con più nazionalità vengono conteggiati per ogni nazionalità dichiarata. I totali potrebbero essere superiori al 100 per cento per effetto degli arrotondamenti e delle doppie nazionalità. I paesi sono elencati nell’ordine alfabetico dei nomi dei paesi stessi nella rispettiva lingua nazionale.

11.5 Proseguire i lavori per affrontare le sfide legate all’ambiente e al clima

Comprendere le implicazioni dei cambiamenti climatici e le esigenze legate alla transizione per il settore economico e finanziario è essenziale affinché la BCE possa adempiere al proprio mandato

Il cambiamento climatico avanza e più sarà lento il processo di riduzione delle emissioni e di transizione verso un’economia più verde, più elevati saranno i costi[91],[92]. Nonostante i progressi già realizzati, il mondo ancora non ha imboccato un percorso che consenta di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali[93]. Ciò significa che i rischi connessi ai cambiamenti climatici e a una brusca transizione sono in aumento e avranno un impatto sulla politica monetaria e sulla stabilità dei sistemi finanziari e bancari. Per adempiere al suo mandato, pertanto, è essenziale che la BCE comprenda le implicazioni per il settore economico e finanziario.

A tal fine, grazie al coordinamento del Centro sul cambiamento climatico, la BCE ha portato avanti i lavori dell’agenda per il clima collaborando con i soggetti interessati interni e con l’Eurosistema attraverso la partecipazione ai comitati competenti e a specifici consessi sul clima. Nel 2023 la BCE ha continuato a integrare gli obiettivi e le considerazioni ambientali della Legge europea sul clima all’interno delle sue strategie e dei suoi progetti e processi decisionali.

La BCE ha pubblicato il piano per il clima e la natura 2024‑2025

Nel corso dell’ultimo anno la BCE ha definito il piano per il clima e la natura 2024‑2025, che delinea le attività su cui lavorerà per conseguire i suoi obiettivi strategici sul clima. Ha inoltre individuato tre aree di intervento principali: affrontare la transizione verso un’economia verde, comprendere l’accresciuto impatto fisico dei cambiamenti climatici e promuovere i lavori sui rischi connessi alla natura.

Le principali attività svolte sul clima

Sono stati compiuti progressi concreti su vari fronti, che coprono un ampio numero di compiti della BCE (cfr. la figura 11.3).

Per quanto riguarda l’attuazione della politica monetaria, la BCE ha pubblicato a marzo 2023 la prima informativa finanziaria di carattere climatico sulle consistenze di obbligazioni societarie dell’Eurosistema. Nei dodici mesi successivi all’avvio, a ottobre 2022, del nuovo orientamento applicato ai reinvestimenti, l’intensità carbonica di questi ultimi è diminuita di oltre il 65 per cento. A febbraio, quando ha deciso di ridurre le consistenze di titoli dell’Eurosistema, il Consiglio direttivo ha rafforzato il parametro dell’orientamento. A seguito dell’interruzione dei reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto di attività a luglio, l’orientamento ha interessato le obbligazioni societarie detenute nell’ambito del programma di acquisto di attività per l’emergenza pandemica. Dal primo riesame della metodologia dei punteggi climatici, a ottobre 2023, è emerso che il quadro di riferimento aveva raggiunto gli obiettivi prefissati e, pertanto, ne sarebbero stati mantenuti i principali elementi costitutivi. La decarbonizzazione dei portafogli di obbligazioni societarie dovrebbe proseguire nel corso del 2024, lungo una direttrice che sostiene gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’Eurosistema ha inoltre proseguito i lavori preparatori per integrare le considerazioni climatiche nel sistema delle garanzie e migliorare la valutazione e la gestione dei rischi.

Figura 11.3

Panoramica delle principali azioni per il clima

Fonte: BCE.

La BCE ha analizzato l’impatto economico e finanziario del cambiamento climatico e le implicazioni relative ai propri compiti

Un’intensa attività di analisi ha consentito di informare i responsabili delle politiche, il settore finanziario e il pubblico in merito all’impatto economico e finanziario del cambiamento climatico e alle relative implicazioni per i compiti istituzionali della BCE[94]. Nel 2023 la BCE ha continuato a valutare le implicazioni macroeconomiche del cambiamento climatico e delle politiche di mitigazione e, in particolare, l’impatto delle misure di bilancio verdi sulle proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema e della BCE. Dai risultati di un’analisi basata su modelli riguardante l’impatto economico della tassazione sulle emissioni di anidride carbonica è emerso che gli effetti negativi per l’economia sono modesti. I risultati dell’indagine sull’accesso delle imprese al finanziamento e dell’indagine sul credito bancario indicano che le imprese dell’area dell’euro stanno investendo nella transizione e che le condizioni dell’offerta di credito bancario sono più restrittive nei confronti di quelle con livelli elevati di emissioni e prive di piani di transizione credibili. Per quanto riguarda le implicazioni per la politica monetaria, una recente analisi ha esaminato gli effetti del cambiamento climatico sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria e ha rilevato che, sebbene la transizione comporti un aumento del costo del credito e una riduzione del finanziamento per tutte le imprese, l’effetto di contrazione è meno marcato per le imprese con basse emissioni di anidride carbonica e per quelle impegnate in percorsi di decarbonizzazione. Diversi lavori di ricerca hanno esaminato la relazione tra i cambiamenti climatici e l’inflazione, arrivando alla conclusione che temperature più elevate possono determinare l’aumento dell’inflazione dei beni alimentari, ma che gli effetti dal lato della domanda derivanti da estati più calde possono mitigare l’inflazione nel più lungo periodo e che gli effetti sono asimmetrici sulle diverse economie dell’area dell’euro (cfr. il riquadro 1). La BCE ha inoltre compiuto ulteriori passi in avanti nella comprensione degli effetti del cambiamento climatico sul prodotto potenziale.

Al fine di migliorare la disponibilità di dati sul clima, il Sistema europeo di banche centrali ha pubblicato gli indicatori relativi al cambiamento climatico in materia di finanza sostenibile, emissioni di gas serra e rischio fisico (cfr. la sezione 7.2).

La BCE si sta adoperando per migliorare la comprensione dei rischi legati al cambiamento climatico per i sistemi economici e finanziari e sviluppare un’adeguata risposta macroprudenziale

La BCE ha sviluppato ulteriormente la metodologia relativa alle prove di stress per esaminare la capacità di tenuta dell’economia nel suo complesso nei diversi scenari di transizione e il grado di preparazione delle banche sottoposte a vigilanza nella gestione degli shock finanziari ed economici derivanti dai rischi climatici. Nel 2023 la BCE ha guidato i lavori sulla progettazione e l’analisi degli scenari del Network for Greening the Financial System (NGFS), che ha pubblicato la quarta serie di scenari climatici macrofinanziari di lungo periodo. Gli scenari offrono un riferimento iniziale comune per valutare i rischi climatici cui sono esposti l’economia e il sistema finanziario. Il quadro di riferimento riconosce l’incertezza e i limiti della modellizzazione climatica ed economica, ad esempio per quanto riguarda la soglia climatica critica. In collaborazione con l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA), la BCE ha elaborato un insieme di opzioni di policy per colmare le lacune della copertura assicurativa in materia di eventi climatici, considerato che, allo stato attuale, nell’UE solo un quarto delle perdite provocate da catastrofi naturali è assicurato. La BCE ha inoltre esaminato i rischi legati al cambiamento climatico per gli emittenti sovrani che possono ripercuotersi negativamente sulla stabilità finanziaria e sulla spesa pubblica. La BCE e il Comitato europeo per il rischio sistemico hanno pubblicato un rapporto che raccoglie le evidenze relative ai principali indicatori di stabilità finanziaria e sviluppa un quadro di riferimento macroprudenziale per il contrasto dei rischi climatici. Il rapporto suggerisce inoltre che la forte dipendenza economica dagli ecosistemi naturali potrebbe inasprire i rischi per la stabilità finanziaria legati ai cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda la vigilanza bancaria della BCE, sebbene gli enti creditizi sottoposti a vigilanza nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico abbiano compiuto progressi significativi nelle loro prassi di gestione dei rischi climatici e ambientali, alcuni di essi non hanno conseguito i risultati attesi per marzo 2023. La BCE continuerà a seguire con attenzione i progressi delle banche, attuando azioni esecutive se necessario[95].

La BCE si adopera per migliorare la sicurezza e la sostenibilità delle banconote in euro

Nel corso degli anni la BCE ha costantemente migliorato la sicurezza e la sostenibilità delle banconote in euro lungo l’intero ciclo del contante[96]. Nel 2023 è stato pubblicato lo studio sull’impronta ambientale delle banconote in euro come strumento di pagamento. È in atto lo sviluppo delle nuove banconote in euro in conformità con principi di progettazione eco-compatibile: ciò significa che gli aspetti ambientali sono considerati in tutte le fasi del processo alla base della loro realizzazione (cfr. la sezione 6.2).

La BCE sta analizzando e contribuendo al dibattito sulle politiche per il potenziamento della finanza sostenibile nell’UE e a livello internazionale

Dal 2021 il personale della BCE ha contribuito a corsi di formazione e seminari tecnici multilaterali con banche centrali e soggetti interessati al di fuori dell’Unione europea. Ha inoltre partecipato a diversi gruppi di lavoro ed eventi con banche centrali e altre istituzioni e consessi per portare avanti i lavori dell’agenda sul clima e beneficiare di tali scambi periodici. Tra questi figurano l’NGFS, il Consiglio per la stabilità finanziaria, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, le autorità europee di vigilanza e il Comitato europeo per il rischio sistemico, la Banca dei regolamenti internazionali, il G7, il G20 e il Fondo monetario internazionale.

Ricerche innovative condotte dalla BCE hanno esaminato i rischi connessi alla natura, l’interdipendenza tra clima e natura e il loro impatto sull’economia

Da ricerche innovative condotte sui rischi connessi alla natura è emerso che il degrado degli ecosistemi costituirà una sfida per le imprese e potrebbe diffondersi alle banche, in quanto circa il 75 per cento dei prestiti societari nell’area dell’euro (vale a dire quasi 3.240 miliardi di euro) è emesso nei confronti di debitori con elevato livello di dipendenza dai servizi ecosistemici. Inoltre, la BCE ha esaminato per la prima volta i rischi di transizione e l’interdipendenza tra clima e natura. Se si considerano il cambiamento climatico e il cambio di destinazione dei terreni come cause principali della perdita di biodiversità, l’impatto delle imprese dell’area dell’euro sulla natura equivale alla perdita di 582 milioni di ettari di habitat “incontaminati” a livello mondiale. Lo studio evidenzia l’importanza di integrare il cambiamento climatico e la perdita di natura nei sistemi di valutazione dei rischi, in quanto sono indissolubilmente collegati.

La BCE si sta adoperando per migliorare l’impronta ambientale delle proprie operazioni interne e dei portafogli detenuti per finalità diverse dalla politica monetaria

A marzo 2023 la BCE ha avviato la pubblicazione annuale dell’informativa di carattere climatico relativa ai portafogli detenuti per finalità diverse dalla politica monetaria in aggiunta alla dichiarazione ambientale annuale. Entrambe le pubblicazioni forniscono informazioni sugli impatti sull’ambiente delle operazioni interne della BCE e sull’impronta carbonica delle emissioni finanziate, nonché sui relativi obiettivi[97]. I dati aggiornati sulla performance ambientale della BCE relativa al 2023 saranno resi disponibili nel corso del 2024.

Riquadro 9
La BCE al passo con l’innovazione

Nel 2023 la BCE ha continuato a compiere progressi nello sviluppo e nell’attuazione di soluzioni innovative volte a migliorare l’efficienza dei propri processi. Soluzioni digitali come l’intelligenza artificiale (IA), l’apprendimento automatico (machine learning), robot e chatbot sono stati impiegati in tutta l’organizzazione.

Con riferimento alle funzioni di banca centrale, la BCE ha fatto ricorso all’IA per approfondire la comprensione delle politiche di fissazione dei prezzi e delle dinamiche dell’inflazione nell’Unione europea (UE). Il web scraping e l’apprendimento automatico sono stati utilizzati per raccogliere un’enorme quantità di dati in tempo reale sui prezzi dei singoli prodotti[98]. Nell’ambito della vigilanza bancaria, il programma SupTech avviato nel 2019 ha fornito 14 strumenti che supportano le autorità competenti nella raccolta e nell’analisi di grandi volumi di dati quantitativi e qualitativi, nell’automazione dei processi, nel miglioramento della collaborazione e nell’impiego dell’IA per accelerare e perfezionare l’analisi di vigilanza[99].

La realizzazione di progetti digitali presso la BCE muove da un ecosistema favorevole all’innovazione. Al di là delle soluzioni tecnologiche, l’innovazione richiede desiderio di crescita, curiosità e una stretta cooperazione tra tutte le parti interessate all’interno della BCE. A tal fine, gruppi interdisciplinari per l’innovazione che coinvolgono l’area informatica, la gestione delle conoscenze, le funzioni di banca centrale e la vigilanza bancaria hanno sviluppato approcci innovativi al lavoro volti ad agevolare la gestione dei progetti, la ricerca di innovazione, l’incubazione e la condivisione di conoscenza. Come parti di questo contesto, il sistema di documentazione digitale e la politica di gestione delle informazioni della BCE costituiscono una solida base per lo sviluppo dell’IA fornendo ingenti quantità di documentazione strutturata in formato digitale. Inoltre, la collaborazione con i leader mondiali dell’innovazione presenti tra le autorità pubbliche, il mondo accademico, le start‑up e i principali operatori del settore contribuisce a stimolare l’innovazione all’interno e all’esterno della BCE e dell’Eurosistema. In particolare, la BCE coordina le azioni dell’Eurosistema attraverso l’Innov8 Forum costituito in occasione dell’apertura del BIS Innovation Hub Eurosystem Centre, i cui uffici sono stati aperti a Francoforte e a Parigi a marzo 2023, ospitati e coadiuvati rispettivamente dalla Deutsche Bundesbank e dalla Banque de France. Nell’Innov8 Forum sono rappresentate tutte le banche centrali dell’Eurosistema. Tutti i membri dell’Innov8 Forum dell’Eurosistema apportano il proprio contributo e condividono le conoscenze nello spazio dedicato all’innovazione.

Infine, l’innovazione è fortemente promossa dal Comitato esecutivo. A febbraio 2023 i suoi membri hanno partecipato per la prima volta a un forum sull’innovazione con esposizioni in presenza e con dimostrazioni dal vivo e interattive di un campione dei principali progetti della BCE per l’innovazione.

12 Conosciamoci

Il 1º giugno 1998 la Banca centrale europea ha iniziato a operare come banca centrale dell’area dell’euro con il chiaro mandato di mantenere la stabilità dei prezzi. Il 25º anniversario della BCE nel 2023 è stato un’occasione per celebrare i numerosi successi dell’istituzione in tale periodo. Di seguito vengono condivise le esperienze personali dei colleghi della BCE che hanno iniziato la propria attività presso l’Istituto monetario europeo, precursore della BCE, e che hanno continuato a lavorare per l’istituzione fino ad oggi. In particolare, essi descrivono come è stato lavorare presso una nuova istituzione in un’atmosfera da start-up e come abbiano contribuito a molte tappe importanti, giacché la BCE ha subito conquistato il proprio posto tra i suoi pari, evolvendosi nel tempo.

Rita Choudhury, Senior Team Lead Economist-Statistician, Direzione Generale Statistiche

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Il mio percorso professionale alla BCE è stato particolarmente formativo. È iniziato con un atto di fede, un nuovo lavoro in un nuovo paese. Sono entrata a far parte della BCE ai suoi inizi, come giovane Research Analyst nella funzione statistica, a quel tempo ancora in fase di sviluppo. Con qualche centinaio di dipendenti, la BCE aveva bisogno del massimo impegno da parte di tutti, per cui ci siamo destreggiati in più ruoli. La giornata tipo era assai varia: discutevo i requisiti con le funzioni competenti per i vari ambiti, elaboravo quadri statistici, programmavo codici e preparavo discorsi per specifiche occasioni. In un momento in cui le politiche istituzionali erano ancora agli esordi, sono stata anche lieta di vedere che le mie soluzioni innovative venivano spesso impiegate rapidamente.

Man mano che la BCE maturava, si sono aperte strade per la crescita professionale. Ho lavorato in diversi settori nell’ambito della funzione statistica e ho potuto ampliare le mie competenze ed esperienze. Tra le responsabilità più degne di nota che mi sono state affidate, ricordo quella di guida per le visite nei paesi delle nostre controparti, ossia le banche centrali nazionali e le autorità nazionali competenti, per promuovere le relazioni e fornire loro consulenza per la preparazione di reportistica in qualità di nuovi membri dell’area dell’euro.

Adesso lavoro nel Data Office, di nuova istituzione, che mira a ottimizzare la gestione dei dati istituzionali (anche in settori come l’intelligenza artificiale) e riferisce al Chief Data Officer. Contribuisco inoltre al Forum sui temi della diversità e inclusione. Si tratta di ruoli trasversali ed è gratificante lavorare con gruppi diversi e contribuire a plasmare e influenzare politiche della BCE di più ampio respiro.

Si sono verificate battute d’arresto, ad esempio mi viene in mente la Brexit, a causa delle incertezze che essa ha generato in merito al lavoro qui, ma in ultima analisi, grazie a un ambiente dinamico, colleghi motivati e prospettive di sviluppo costanti, sono i successi quelli che ricordo di più.

Dimitrios Koukidis, Principal Vendor Management Specialist, Direzione Generale Comunicazione

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Ho un grande ricordo della preparazione della cerimonia di inaugurazione della BCE nel giugno del 1998. Ho fatto parte di un piccolo gruppo di organizzatori per questo importante evento. Si percepiva un forte entusiasmo e un senso di cameratismo nel gruppo. Questo a fronte di tutte le sfide organizzative che comporta la creazione di una nuova istituzione che deve rapidamente trovare la sua strada. Successivamente, per diversi anni ho contribuito all’organizzazione di eventi sia pubblici sia interni presso la BCE, che si sono nel tempo ampliati ed evoluti sia per tipologia sia per dimensioni.

Arriviamo ad oggi: al momento lavoro nella Divisione Servizi Linguistici, dopo aver colto un’opportunità di mobilità interna nel 2016. Mi occupo di attività riguardanti preventivi, appalti e gestione dei fornitori per servizi di traduzione e redazione, garantendo una copertura adeguata per tutte le 24 lingue ufficiali dell’Unione europea. Tali funzioni di supporto svolgono un ruolo cruciale di assistenza alla BCE per far sì che questa comunichi in modo chiaro ed efficace sia con un pubblico di esperti sia di non esperti. Come avviene in tutta la BCE, continuiamo a dotarci delle più recenti tecnologie. Ad esempio, insieme ai miei colleghi, stiamo applicando tecniche di intelligenza artificiale per contribuire a migliorare l’efficienza dei nostri processi.

Riflettendo su questo lungo ed entusiasmante viaggio, sono orgoglioso di aver fatto la mia parte nella creazione della BCE come istituzione di prim’ordine che mantiene stabili i prezzi e il sistema finanziario sicuro per circa 350 milioni di persone nell’area dell’euro. Sono inoltre grato per aver avuto l’opportunità di crescere professionalmente e personalmente nel corso della mia carriera presso la BCE.

Francesco Mazzaferro, Director, Segretariato del Comitato europeo per il rischio sistemico

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Riesco ancora a immaginarmi da giovane funzionario impegnato nel “Comitato per la sostituzione del contante” che, sotto l’egida di Tommaso Padoa-Schioppa, alla mezzanotte del 31 dicembre 1998 ha curato la transizione dei mercati da dieci valute nazionali all’euro. Quel giorno, che è stato il culmine di tutto ciò che avevo contribuito a fare fin dai miei inizi all’Istituto monetario europeo nel 1995, ho pensato ingenuamente che il lavoro fosse concluso, temendo di restare intrappolato nella routine dopo anni di lavoro appassionante. Invece, i dieci anni successivi, che ho trascorso nella nuova Direzione Generale Relazioni internazionali ed europee, mi hanno dimostrato che sbagliavo. Grazie all’ampio interesse per la nostra integrazione monetaria, ho avuto l’opportunità di istituire innovativi programmi di assistenza tecnica congiunta da parte dell’Eurosistema a beneficio delle banche centrali e delle autorità di vigilanza dei paesi confinanti con l’Unione europea.

Dieci anni dopo, quando l’indipendente Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) è stato insediato presso la BCE a seguito della crisi finanziaria, ho avuto la possibilità di provare qualcosa di nuovo. All’inizio del 2010 mi è stato chiesto di diventare il responsabile di progetto per l’istituzione del CERS. L’anno successivo sono stato nominato capo del Segretariato del CERS. Da allora ho davvero apprezzato ogni singolo giorno in cui ho lavorato per preservare la resilienza del settore finanziario in un contesto istituzionale ampio, accanto alle banche centrali e alle autorità di vigilanza a livello europeo e nazionale, e insieme a un gruppo eccezionale di colleghi della BCE e delle istituzioni membri del CERS.

Emily Witt, Head of Division, Direzione Generale Operazioni di Mercato

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Quando sono arrivata all’Istituto monetario europeo nel 1995, fui tra i primi cento colleghi incaricati di curare i preparativi per l’introduzione dell’euro come moneta unica per l’Europa. Nel 1998 imparai rapidamente come la BCE collabora con le banche centrali nazionali. Ero entusiasta di aiutare a coordinare l’intero test e di verificare che i nuovi sistemi funzionassero bene, sia nella conduzione delle operazioni di politica monetaria sia nell’esecuzione dei pagamenti e nella raccolta di statistiche in tutta Europa.

Incoraggiata dall’obiettivo della BCE di promuovere la mobilità interna, ho lavorato in sei diverse aree operative (Pagamenti, Informatica, Risorse umane, Segretariato, Statistiche e Mercati). Ciò mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sugli aspetti fondamentali dell’attività di banca centrale e di affinare le mie competenze nella gestione di progetti e delle risorse umane, nonché nella leadership. Sono stata stimolata dal contatto con prospettive e modi di pensare diversi e ho potuto inoltre costruire reti e amicizie durature in tutta Europa.

La missione della BCE è per me fonte d’ispirazione e sono orgogliosa di aver contribuito al successo delle iniziative di gestione del cambiamento a beneficio dell’Europa. Ne è un esempio l’introduzione del nostro sistema di gestione documentale, che è fondamentale per condividere e distribuire efficacemente le informazioni tra i colleghi delle banche centrali nazionali e per preservare la memoria istituzionale della BCE.

Ora sono molto lieta di essere responsabile della Divisione Servizi Operazioni Finanziarie. Apprezzo il fatto di lavorare nell’ambito dei mercati e mi piace coniugare l’operatività quotidiana con progetti interessanti che comportano una cooperazione con molte aree operative della BCE, banche centrali e partner esterni. Di recente abbiamo curato l’istituzione di servizi fiscali e di agenzia di pagamento per la Commissione europea.

Nel tempo libero adoro leggere, cucinare e fare escursioni. Sono membro attivo del gruppo escursionisti della BCE, che rappresenta una grande opportunità di incontrare colleghi al di fuori del lavoro e di immergersi nella natura in diverse parti d’Europa.

Bilancio della BCE

https://www.ecb.europa.eu/press/annual-reports-financial-statements/annual/annual-accounts/html/ecb.annualaccounts2023~f5a98cb02b.it.html

Stato patrimoniale consolidato dell’Eurosistema al 31 dicembre 2023

https://www.ecb.europa.eu/press/annual-reports-financial-statements/annual/balance/html/ecb.eurosystembalancesheet2023~ca350ad75e.it.html

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I dati contenuti in questo Rapporto sono aggiornati al 22 marzo 2024 (le eccezioni sono esplicitamente indicate).

Per la terminologia tecnica, è disponibile sul sito della BCE un glossario.

HTML ISBN 978-92-899-6697-9, ISSN 1725-2903, doi:10.2866/56680, QB-AA-24-001-IT-Q


  1. L’economia mondiale cui si fa riferimento nella presente sezione del Rapporto annuale non comprende l’area dell’euro.

  2. Le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2022 prevedevano un rallentamento della crescita mondiale al 2,6 per cento nel 2023.

  3. La media pre-pandemica è misurata nel periodo compreso tra il 2012 e il 2019.

  4. Cfr. il riquadro 2 Le attività immateriali delle imprese multinazionali in Irlanda e il loro impatto sul PIL dell’area dell’euro nel numero 3/2023 del Bollettino economico della BCE.

  5. Dopo la data di ultimo aggiornamento dei dati riportati in questo rapporto sono stati pubblicati i risultati di bilancio ufficiali per il 2023, che, in paesi specifici, rilevano disavanzi di bilancio significativamente superiori alle stime precedenti.

  6. L’orientamento delle politiche di bilancio riflette la direzione e l’entità dello stimolo fornito da queste all’economia, al di là della reazione automatica delle finanze pubbliche al ciclo economico. Per ulteriori dettagli su questo concetto, cfr. l’articolo 2 L’orientamento della politica di bilancio nell’area dell’euro nel numero 4/2016 del Bollettino economico della BCE.

  7. In un parere, emesso a luglio 2023, la BCE ha accolto con favore le proposte di riforma della Commissione europea e ha presentato alcune osservazioni e suggerimenti tecnici per migliorare ulteriormente il nuovo quadro e assicurare che sia più trasparente e prevedibile. Cfr. il Parere della Banca centrale europea, del 5 luglio 2023, su una proposta di riforma della governance economica nell’Unione (CON/2023/20) (GU C 290 del 18.8.2023, pag. 17).

  8. Per ulteriori informazioni sull’inflazione di fondo cfr. il riquadro 5 Misure dell’inflazione di fondo: una guida analitica per l’area dell’euro nel numero 5/2023 del Bollettino economico della BCE.

  9. Lo slittamento salariale misura la deviazione dell’andamento delle retribuzioni effettive da quello delle retribuzioni contrattuali, riflettendo le variazioni degli straordinari, delle gratifiche, delle condizioni tese sul mercato del lavoro e di altri fattori.

  10. Per una trattazione più approfondita circa le percezioni di inflazione dei consumatori e l’incertezza, cfr. il riquadro 6 Un’analisi dettagliata delle aspettative di inflazione dei consumatori: evidenze provenienti dalla Consumer Expectations Survey (CES) della BCE nel numero 7/2022 del Bollettino economico della BCE. Per i risultati recenti riguardanti le aspettative circa la crescita economica nell’indagine sulle aspettative dei consumatori (Consumer Expectations Survey), cfr. Economic growth and labour markets, BCE, 2024. Per maggiori informazioni sulla percezione da parte dei consumatori della relazione tra inflazione e condizioni economiche, cfr. Candia, B., Coibion, O. e Gorodnichenko, Y., “Communication and the Beliefs of Economic Agents”, NBER Working Paper Series, n. 27800, National Bureau of Economic Research, 2020.

  11. Cfr. il comunicato stampa della BCE La BCE presenta un piano di azione per includere considerazioni relative al cambiamento climatico nella propria strategia di politica monetaria dell’8 luglio 2021.

  12. Cfr. Kotz, M., Kuik, F., Lis, E. e Nickel, C., “The impact of global warming on inflation: averages, seasonality and extremes”, Working Paper Series, n. 2821, BCE, maggio 2023.

  13. Cfr. Ciccarelli, M., Kuik, F. e Martínez Hernández, C., “The asymmetric effects of weather shocks on euro area inflation”, Working Paper Series, n. 2798, BCE, marzo 2023.

  14. Cfr. l’articolo 2 Gli effetti del cambiamento climatico sul prodotto potenziale nel numero 6/2023 del Bollettino economico della BCE.

  15. Cfr. “The climate change challenge and fiscal instruments and policies in the EU”, Occasional Paper Series, n. 315, BCE, rivisto a giugno 2023.

  16. Cfr. Christophersen, C. et al., “What to do about Europe’s climate insurance gap”, Il blog della BCE, BCE, 24 aprile 2023.

  17. Cfr. il riquadro 5 Le politiche climatiche nelle proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema e della BCE e l’impatto macroeconomico delle misure di bilancio verdi nel numero 1/2023 del Bollettino economico della BCE.

  18. Cfr. l’articolo 1 Le implicazioni macroeconomiche della transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica nel numero 5/2023 del Bollettino economico della BCE.

  19. Tali questioni sono esaminate negli scenari climatici pubblicati dal Network for Greening the Financial System, un gruppo di 134 banche centrali e autorità di vigilanza e 21 osservatori, ai quali la BCE e il Sistema europeo di banche centrali contribuiscono attivamente.

  20. Cfr. Benatti, N., Groiss, M., Kelly, P., Lopez-Garcia, P., “Environmental regulation and productivity growth in the euro area: testing the Porter hypothesis”, Working Paper Series, n. 2820, BCE, maggio 2023.

  21. Cfr. Böning, J., Di Nino, V. e Folger, T., “Benefits and costs of the ETS in the EU, a lesson learned for the CBAM design”, Working Paper Series, n. 2764, BCE, gennaio 2023.

  22. I profitti unitari sono calcolati come il rapporto tra margine operativo lordo e reddito misto e il PIL in termini reali e includono una correzione per il reddito dei lavoratori autonomi. Un indicatore più completo metterebbe il margine operativo lordo e il reddito misto in relazione al prodotto in termini reali, che include i consumi intermedi, oltre al PIL. Tuttavia, il prodotto in termini reali non è disponibile a causa della mancanza di informazioni sui consumi intermedi.

  23. Concettualmente, le principali differenze tra il deflatore del PIL e l’indice IAPC al netto dei beni energetici e alimentari derivano dal fatto che quest’ultimo si basa sui prezzi di vendita di beni e servizi, sia prodotti internamente sia importati, di cui fruiscono le famiglie nelle categorie incluse, mentre il deflatore del PIL rileva i prezzi del valore aggiunto di tutti i prodotti dell’economia interna e non include il contributo derivante dai prezzi finali dei consumi intermedi. Cfr. il riquadro 3 Il contributo degli utili unitari al recente rafforzamento delle pressioni interne sui prezzi nell’area dell’euro nel numero 4/2023 del Bollettino economico della BCE.

  24. Cfr. Arce, O., Hahn, E. e Koester, G., “How tit-for-tat inflation can make everyone poorer”, Il blog della BCE, BCE, 30 marzo 2023 e il riquadro 3 Il contributo degli utili unitari al recente rafforzamento delle pressioni interne sui prezzi nell’area dell’euro nel numero 4/2023 del Bollettino economico della BCE.

  25. La deroga è stata concessa all’avvio del PEPP ed è rimasta in vigore fino a settembre 2023, quando il rating creditizio del paese è stato innalzato al livello investment grade e, di conseguenza, la deroga non è stata più necessaria.

  26. Il totale supera il 100 per cento per effetto degli arrotondamenti.

  27. La data di entrata in vigore ha tenuto conto della data dell’operazione OMRLT‑III in scadenza a giugno.

  28. L’impatto sulle garanzie esercitato dalla cessazione di alcuni elementi degli schemi di crediti aggiuntivi è stato particolarmente rilevante per Spagna, Francia e Portogallo.

  29. Indirizzo della Banca centrale europea, del 9 luglio 2014, relativo a misure temporanee supplementari sulle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema e sull’idoneità delle garanzie, e che modifica l’indirizzo BCE/2007/9 (BCE/2014/31) (GU L 240 del 13.8.2014, pag. 28)

  30. Per una valutazione degli effetti finanziari ed economici che l’innalzamento al livello investment grade dovrebbe avere sull’economia greca, cfr. Anastasatou, M., Balfoussia, H., Bragoudakis, Z., Malliaropulos, D., Migiakis, P., Papageorgiou, D. e Petroulas, P., “Effects of a sovereign credit rating upgrade to investment grade on the Greek economy”, Economic Bulletin, n. 58, Bank of Greece, 2023, pagg. 7‑28.

  31. Cfr. The financial risk management of the Eurosystem’s monetary policy operations, BCE, luglio 2015.

  32. Cfr., nella sezione Facciamo chiarezza, la pagina “Da dove derivano gli utili e le perdite della BCE e delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro?” sul sito Internet della BCE, aggiornata il 19 maggio 2023.

  33. Nell’UE è attualmente assicurato solo il 25 per cento delle perdite di catastrofi legate al clima. Per ulteriori dettagli, cfr. “Policy options to reduce the climate insurance protection gap”, Discussion Paper, BCE e Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, aprile 2023.

  34. Alla fine del 2023 sette paesi avevano introdotto, o annunciato di introdurre, un requisito settoriale di riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, al fine di gestire i rischi nel settore degli immobili residenziali (Belgio, Germania, Lituania, Malta, Portogallo e Slovenia) e nel settore societario (Francia).

  35. Cfr. la dichiarazione del Consiglio direttivo sulle politiche macroprudenziali, BCE, dicembre 2022. Inoltre, conformemente al nuovo livello minimo, dal 1° gennaio 2024 sono diventate applicabili riserve per gli altri enti a rilevanza sistemica più elevate per le banche con sede in tre paesi (Grecia, Spagna e Italia) e dal 1° gennaio 2025 lo saranno anche in un altro paese (Slovenia).

  36. Cfr. Financial Stability Review, BCE, maggio 2023 e Financial Stability Review, BCE, novembre 2023.

  37. Cfr. a) Lituania: Parere della banca centrale europea, del 4 aprile 2023, relativo all’imposizione di un contributo di solidarietà temporaneo (CON/2023/9); b) Italia: Parere della Banca centrale europea, del 12 settembre 2023, relativo all’imposizione di un’imposta straordinaria agli enti creditizi (CON/2023/26); c) Slovenia: Parere della Banca centrale europea, del 2 novembre 2023, relativo all’imposizione di un’imposta temporanea agli enti creditizi (CON/2023/35); d) Lettonia: Parere della Banca centrale europea, dell’11 dicembre 2023, relativo all’imposizione di una commissione temporanea agli enti creditizi, a tutela dei debitori di mutui ipotecari (CON/2023/42); e) Paesi Bassi: Parere della Banca centrale europea, del 15 dicembre 2023, relativo all’imposizione di un’imposta agli enti creditizi (CON/2023/45).

  38. Alla fine del 2023 i seguenti paesi avevano introdotto, o annunciato di introdurre, un coefficiente di riserva di capitale anticiclica positivo neutro: Irlanda (1,5 per cento), Cipro (0,5 per cento), Lettonia (1 per cento), Lituania (1 per cento), Paesi Bassi (2 per cento) e Slovenia (1 per cento).

  39. Cfr. “Advancing macroprudential tools for cyber resilience”, CERS, febbraio 2023.

  40. Cfr. “Crypto-assets and decentralised finance”, CERS, maggio 2023.

  41. Cfr. “NBFI Monitor”, CERS, giugno 2023.

  42. Cfr. “Issues note on policy options to address risks in corporate debt and real estate investment funds from a financial stability perspective”, CERS, settembre 2023.

  43. Cfr. il comunicato stampa del CERS “ESRB issues a recommendation on vulnerabilities in the commercial real estate sector in the European Economic Area” del 25 gennaio 2023.

  44. Cfr. “Towards macroprudential frameworks for managing climate risk”, BCE e CERS, dicembre 2023.

  45. Cfr. “Powers, ability and willingness to act – the mainstay of effective banking supervision”, intervento pronunciato da Frank Elderson, membro del Comitato esecutivo e vicepresidente del Consiglio di vigilanza della BCE presso la House of the Euro, Bruxelles, 7 dicembre 2023.

  46. Avvalendosi del proprio potere di imporre sanzioni agli enti creditizi sottoposti alla propria vigilanza, la BCE ha comminato sanzioni nei confronti di Landesbank Hessen-Thüringen Girozentrale e Goldman Sachs Bank Europe per aver segnalato erroneamente il fabbisogno di capitale, a febbraio e maggio 2023, rispettivamente. Ad agosto 2023 ha comminato sanzioni nei confronti di de Volksbank per aver calcolato erroneamente il fabbisogno di capitale.

  47. Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 1).

  48. Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la Direttiva 2002/87/CE e abroga le Direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).

  49. Per una valutazione più dettagliata del pacchetto di misure dell’UE per il settore bancario e dell’orientamento della BCE, cfr. il riquadro 2 Regole stringenti, banche solide: il pacchetto delle misure per il settore bancario nel Rapporto annuale della BCE sul 2022, BCE, maggio 2023.

  50. Cfr. il Parere della Banca Centrale Europea del 6 giugno 2023 sulla proposta di direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CON/2023/15) (GU C 249 del 14.7.2023, pag. 3) e il Parere della Banca Centrale Europea del 4 ottobre 2023 sulla trasparenza e sull’integrità delle attività di rating ambientale, sociale e di governance (ESG) (CON/2023/30) (GU C C/2023/1354 del 01.12.2023)

  51. Cfr. il Parere della Banca Centrale Europea, del 5 luglio 2023, relativo alle modifiche al quadro dell’Unione per la gestione delle crisi e l’assicurazione dei depositi (CON/2023/19) (GU C 307 del 31.8.2023, pag. 19)

  52. Regolamento (UE) n. 2023/1114 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 maggio 2023, relativo ai mercati delle cripto‑attività e che modifica i regolamenti (UE) n. 1093/2010 e (UE) n. 1095/2010 e le direttive 2013/36/UE e (UE) 2019/1937 (GU L 150 del 9.6.2023, pag. 40)

  53. Cfr. a) il Parere della Banca centrale europea, del 16 febbraio 2022, relativo a una proposta di regolamento che istituisce un’Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (CON/2022/4) (GU C 210 del 25.5.2022, pag. 5); b) il Parere della Banca centrale europea, del 16 febbraio 2022, su una proposta di direttiva e di regolamento relativo alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo (CON/2022/5) (GU C 210 del 25.5.2022, pag. 15); c) il Parere della Banca centrale europea, del 30 novembre 2021, relativo a una proposta di regolamento per estendere gli obblighi in materia di tracciabilità ai trasferimenti di cripto-attività (CON/2021/37) (GU C 68 del 9.2.2022, pag. 2).

  54. Cfr. Panetta, F., “L’Europa deve pensare in grande per costruire la sua unione dei mercati dei capitali”, Il blog della BCE, BCE, 30 agosto 2023; “Una svolta kantiana per l’unione dei mercati dei capitali”, intervento pronunciato da Christine Lagarde, Presidente della BCE, in occasione del Congresso bancario europeo, Francoforte sul Meno, 17 novembre 2023; “Banking Union and Capital Markets Union: high time to move on”, intervento pronunciato da Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, in occasione della Conferenza congiunta organizzata annualmente dalla Commissione europea e dalla Banca centrale europea sull’integrazione finanziaria europea, Bruxelles, 7 giugno 2023.

  55. Cfr. il capitolo 4 per ulteriori dettagli sul regolamento sulle infrastrutture del mercato europeo.

  56. Cfr. “Non-banks’ liquidity preparedness and leverage: insights and policy implications from recent stress events”, Financial Stability Review, BCE, maggio 2023; “The growing role of investment funds in euro area real estate markets: risks and policy considerations”, Macroprudential Bulletin, BCE, 3 aprile 2023.

  57. Cfr. “The Financial Stability Implications of Leverage in Non-Bank Financial Intermediation”, Consiglio per la stabilità finanziaria, 6 settembre 2023, e “Enhancing the Resilience of Non-Bank Financial Intermediation”, Progress Report, Consiglio per la stabilità finanziaria, 6 settembre 2023.

  58. Cfr. “Revised Policy Recommendations to Address Structural Vulnerabilities from Liquidity Mismatch in Open-Ended Funds”, FSB, 20 dicembre 2023, e “The growing role of investment funds in euro area real estate markets: risks and policy considerations”, Macroprudential Bulletin, n. 20, BCE, aprile 2023.

  59. Per maggiori informazioni, cfr. i risultati del focus group in Study on New Digital Payment Methods, marzo 2022, e in Study on Digital Wallet Features condotti a marzo 2023 nell’ambito del progetto sull’euro digitale.

  60. Ai sensi dell’articolo 141, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (GU C 326 del 26.10.2012), pag. 47, degli articoli 17, 21.2, 43.1 e 46.1 dello Statuto del SEBC e dell’articolo 9 del Regolamento (CE) n. 332/2002 del Consiglio, del 18 febbraio 2002, che istituisce un meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri (GU L 53 del 23.2.2002, pag. 1).

  61. Ai sensi degli articoli 122, paragrafo 2, e 132, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 8 del Regolamento (UE) n. 407/2010 del Consiglio, dell’11 maggio 2010, che istituisce un meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (GU L 118 del 12.5.2010, pag. 1).

  62. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC in combinato disposto con l’articolo 10 del Regolamento (UE) n. 2020/672 del Consiglio del 19 maggio 2020 che istituisce uno strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di Covid‑19 (GU L 159 del 20.5.2020, pag. 1).

  63. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC in combinato disposto con il Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (GU L 57 del 18.2.2021, pag. 17).

  64. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC in combinato disposto con il Regolamento (UE) 2022/2463 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 che istituisce uno strumento per fornire sostegno all’Ucraina nel 2023 (assistenza macrofinanziaria +) (GU L 322 del 16.12.2022, pag. 1)

  65. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC in combinato disposto con l’articolo 3.5 dell’Accordo quadro del FESF.

  66. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC in combinato disposto con l’articolo 5.12.1 dei termini generali del MES per gli accordi sullo strumento di assistenza finanziaria.

  67. Nell’ambito dell’accordo sul programma di prestiti che coinvolge da un lato gli Stati membri la cui moneta è l’euro (diversi da Germania e Grecia) e Kreditanstalt für Wiederaufbau (che agisce nell’interesse pubblico, in base alle istruzioni e beneficiando della garanzia della Repubblica federale di Germania) in qualità di prestatori e, dall’altro, la Repubblica ellenica in qualità di prenditrice e la Banca di Grecia che agisce come agente di questa, nonché in conformità agli articoli 17 e 21.2 dello Statuto del SEBC e all’articolo 2 della Decisione della Banca centrale europea, del 10 maggio 2010, riguardante la gestione dei prestiti cumulativi bilaterali a favore della Repubblica ellenica e che modifica la decisione BCE/2007/7 (BCE/2010/4) (GU L 119 del 13.5.2010, pag. 24).

  68. Cfr. Pallotti, F., Paz‑Pardo, G. Slacalek, J., Tristani, O. e Violante, G. L., “Who Bears the Costs of Inflation? Euro Area Households and the 2021-2022 Shock”, Working Paper Series, n. 2877, BCE, 2023.

  69. Cfr. Ehrmann, M., Georgarakos, D. e Kenny, G., “Credibility gains from communicating with the public: evidence from the ECB’s new monetary policy strategy”, Working Paper Series, n. 2785, BCE, febbraio 2023.

  70. Cfr. Giannetti, M., Jasova, M., Loumioti, M. e Mendicino, C., “Glossy green banks: the disconnect between environmental disclosures and lending activities”, Working Paper Series, n. 2882, BCE, 2023.

  71. Cfr. Nakov, A. e Thomas, C., “Climate-conscious monetary policy”, Working Paper Series, n. 2845, BCE, 2023.

  72. Cfr. Bustamante, M. C. e Zucchi, F., “Carbon trade‑offs: how firms respond to emission controls”, Research Bulletin, n. 109, BCE, 17 luglio 2023.

  73. Cfr. anche Karadi, P. e Nakov, A., “Effectiveness and addictiveness of quantitative easing”. Journal of Monetary Economics, vol. 117, 2021, pagg. 1096-1117, e Van der Ghote, A., “Interactions and Coordination between Monetary and Macroprudential Policies”, American Economic Journal: Macroeconomics, vol. 13(1), 2021, pagg. 1-34.

  74. Cfr. anche Chavleishvili, S. e Manganelli, S., “Forecasting and stress testing with quantile vector autoregression”, Journal of Applied Econometrics, di prossima pubblicazione, e Chavleishvili, S., Kremer, M. e Lund-Thomsen, F., “Quantifying financial stability trade‑offs for monetary policy: a quantile VAR approach”, Working Paper Series, n. 2833, BCE, 2023.

  75. Causa C-262/22 P, EU:C:2023:714.

  76. Causa T-868/16, EU:T:2022:58.

  77. Causa C‑803/21 P.

  78. La BCE ha aggiornato la commissione ECON sugli sviluppi del progetto per un euro digitale anche tramite quattro lettere inviate da Fabio Panetta alla Presidente della commissione ECON.

  79. Alla BCE è stato riconosciuto lo status di osservatore presso l’FMI e un suo rappresentante permanente presso la sede centrale del Fondo, a Washington D. C., può prendere parte alle riunioni del Consiglio di amministrazione dell’FMI che vertono su argomenti specifici.

  80. Le quote sono espresse in diritti speciali di prelievo (DSP), l’unità di conto dell’FMI, e sono soggette a revisioni periodiche.

  81. Tali adeguamenti hanno riguardato l’aumento temporaneo dei limiti di accesso (sia per il General Resources Account sia per il Poverty Reduction and Growth Trust) e l’introduzione di un nuovo quadro di riferimento per il finanziamento dei programmi Upper Credit Tranche in situazioni di incertezza eccezionalmente elevata.

  82. A luglio e a dicembre 2023 sono stati conclusi due riesami successivi del programma.

  83. L’articolo 3, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione europea stabilisce, tra l’altro, che l’Unione si adopera per “lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente”.

  84. Cfr. anche la risoluzione del Parlamento europeo sul Rapporto annuale 2021 della BCE e il riscontro fornito dalla BCE a tale risoluzione.

  85. La proporzionalità implica che l’azione della BCE debba, da un lato, essere idonea a conseguire gli obiettivi legittimi dell’azione intrapresa e, dall’altro, non spingersi manifestamente oltre quanto necessario al raggiungimento di tali obiettivi. Per maggiori informazioni, cfr. la causa C-62/14, Peter Gauweiler e altri (EU:C:2015:400) e la causa C-493/17, Heinrich Weiss e altri (EU:C:2018:1000).

  86. Per maggiori informazioni, cfr. la sezione 3.3 della panoramica della strategia di politica monetaria della BCE.

  87. Per maggiori informazioni sull’orientamento dell’Eurosistema, da ottobre 2022, verso emittenti con migliori risultati in termini di impatto climatico, cfr. la sezione 11.5.1.

  88. Cfr. gli Occasional Papers che sono confluiti nel riesame della strategia della BCE.

  89. I coordinatori dei gruppi politici in seno alla Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) del Parlamento europeo stabiliscono due argomenti, consultabili sul sito Internet della Commissione ECON, per ciascuna audizione con la presidente della BCE, che affronta i temi scelti nelle sue considerazioni introduttive.

  90. Anche la sezione 10.1 descrive come la BCE adempie ai propri obblighi di istituzione pubblica attraverso il regime di responsabilità per il proprio operato e la comunicazione al pubblico.

  91. Cfr. il comunicato stampa della BCE Faster green transition would benefit firms, households and banks, ECB economy-wide climate stress test finds del 6 settembre 2023.

  92. Per informazioni più dettagliate, cfr. Intergovernmental Panel on Climate Change, “Climate Change 2023: Synthesis Report”, 2023 e Organizzazione meteorologica mondiale, “The Global Climate 2011‑2020: A Decade of Acceleration”, 5 dicembre 2023.

  93. Cfr. United Nations Environment Programme, “Emissions Gap Report 2023”, per maggiori dettagli sulla stima secondo cui gli attuali contributi incondizionati stabiliti a livello nazionale (Nationally Determined Contributions, NDC) comporteranno un aumento della temperatura globale di 2,9°C in questo secolo rispetto ai livelli preindustriali.

  94. Cfr. l’elenco delle pubblicazioni della BCE sul cambiamento climatico. Alcuni lavori di ricerca della BCE sono stati inoltre pubblicati sulle principali riviste accademiche.

  95. Informazioni più dettagliate sono reperibili sul sito Internet della vigilanza bancaria della BCE e nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2023.

  96. Per ulteriori informazioni, cfr. la pagina Internet “Strategia dell’Eurosistema per il contante” e le dichiarazioni ambientali della BCE.

  97. A partire dal 2010 la BCE ha in esercizio un sistema di gestione ambientale certificato per controllare l’impronta ambientale delle proprie operazioni, grazie al quale sono stati di recente raggiunti risultati significativi in termini di risparmio energetico.

  98. Per maggiori informazioni, cfr. la pagina web del gruppo di ricerca PRISMA (Price-setting Microdata Analysis Network) e Moufakkir, M., “Careful embrace: AI and the ECB”, Il Blog della BCE, 28 settembre 2023.

  99. Cfr. “Technology, data and innovation — shaping the future of supervision”, intervento pronunciato da Elizabeth McCaul, membro del Consiglio di vigilanza della BCE, alla Supervision Innovators Conference del 2023 tenutasi a Francoforte sul Meno il 20 settembre 2023 e “How tech is shaping banking supervision”, Il Podcast della BCE, 28 settembre 2023.